vano ricavato tra i beccatelli (v.) dell’apparato a sporgere. Da questo vano si facevano piombare sugli assalitori pietre, dardi, oppure acqua, olio o pece bollenti.
vano ricavato tra i beccatelli (v.) dell’apparato a sporgere. Da questo vano si facevano piombare sugli assalitori pietre, dardi, oppure acqua, olio o pece bollenti.
è il nome dato alle “cosce” degli affusti per le artiglierie (v.).
diametro di una bocca da fuoco. Di solito è espresso in millimetri (v. artiglieria).
spazio ricavato nello spessore delle mura, verso l’interno della fortificazione, in corrispondenza di una feritoia, di una troniera o di una cannoniera e utilizzato per il movimento dei serventi dell’arma.
strato di rivestimento di vario tipo aggiunto sull’esterno dei terrapieni di una fortificazione con lo scopo di attutire la potenza d’urto e di penetrazione dei proiettili in arrivo o di consolidare la superficie del manufatto contro erosioni o danni provocate dal tempo e dalle intemperie.
stradina interna, corrente lungo le mura dei castelli, allo scopo di agevolare lo spostamento dei difensori da un punto all’altro delle mura stesse.
passaggio ricavato inizialmente sullo spessore delle mura, poi mediante mensolatura in aggetto, subito dietro il pettorale o parapetto (v.), e che consentiva ai difensori di effettuare un costante controllo interno ed esterno del circuito difensivo mediante passaggi regolari di pattuglie (ronde). Attraverso le caditoie (v.) praticate nella sua parte in aggetto serviva anche per realizzare una difesa piombante (v.) su tutto il perimetro murario.
zona difesa con fortificazioni permanenti reciprocamente collegate, così che i difensori potevano passare al coperto dall’una all’altra, servendosi di trincee o camminamenti coperti.
bocca da fuoco che si distingue dagli altri per il suo tiro teso, nonché per la lunghezza della sua “anima”: in genere oltre 23 calibri. Perciò i suoi proiettili hanno notevole efficacia di penetrazione. Si trova citato per la prima volta in un documento del Comune di Firenze del 1326.
grossa feritoia angolata ricavata in casamatta o in barbetta per consentire l’impiego di una bocca da fuoco. Quasi sempre la “tromba” della feritoia aveva un doppio sguancio (interno ed esterno) con arrotondamenti antischeggia praticato nei merloni laterali. La porzione di parapetto anteriore che ne limitava il piano si chiamava “ginocchiera” perché costituiva un valido riparo per le ginocchia dei cannonieri.
sinonimo di caponiera (v.), quando la costruzione era situata a fianco e sul prolungamento del piede del bastione.
bisettrice dell’angolo costituito da due cortine adiacenti ed angolate, sulla cui direttrice è innestato il bastione (v.)
opera difensiva praticata dentro il fossato, per consentire il passaggio coperto dal recinto principale alle opere di difesa esterne: di qui il nome, derivato dalla sua funzione di “coprire il capo” di coloro che vi passavano. Talvolta aveva le funzioni della casamatta, consentendo il tiro radente sul fossato. Spesso prolungava i piedi del bastione.
elemento tattico campale, che rientra nell’architettura fortificata quando ha carattere permanente. In questo caso è di solito costituito da una torre per avvistamento e segnalazione.
particolare denominazione del corno (v.)
antica denominazione delle buche che venivano praticate davanti alle porte, di là del fossato, per opporre un ulteriore ostacolo agli assalitori. Il nome può giustificarsi con l’ipotesi che in tali buche fosse raccolto del carbone che, acceso, poteva costituire un ostacolo difficilmente sormontabile.
edificio signorile urbano pubblico o privato, fortificato in genere con sporti e merli.
edificio dotato di alcuni accorgimenti fortificatori (per esempio, finestre strette a feritoia, porta sopraelevata, piombatoie sugli ingressi, eventualmente merlature) e capace di contenere un certo numero di difensori in grado di offrire una prima resistenza agli assalti nemici.
apprestamento difensivo coperto, ricavato dietro e dentro le mura e utilizzato per la difesa radente; era dotato di larghe feritoie orizzontali, in maniera da consentire un largo settore di tiro o un tiro a sezione prestabilita. Talvolta si trovano anche casematte articolate, a più piazzole o a più piani: questi tipi erano usati specialmente per la difesa radente dei fossati.
nome frequentemente attribuito, soprattutto nelle regioni dell’Italia peninsulare, al mastio (v.); sinonimo talvolta di torre con funzioni di vedetta e controllo (soprattutto di uno specchio di mare).
ufficio del governo o autorità del castellano.
raro sinonimo di castellania (v.)
Il termine, derivato da “castellum”, diminutivo tardo del latino “castrum”, accampamento o luogo fortificato, è diventato per la sua diffusione sinonimo di “architettura fortificata”, pur indicandone un tipo specifico e storicamente delimitato.
castellologia o castellogia: scienza che studia i castelli, e in generale le architetture fortificate.
tipo di insediamento difensivo, anche non permanentemente abitato, caratteristico dell’età del Bronzo o del Ferro nei territori della fascia alpina e nordappenninica. È solitamente posto sulla sommità di un colle staccato dagli altri da una insellatura ed esposto a mezzogiorno. La fortificazione consiste generalmente in un recinto circolare, costruito in terra o a secco usando pietra locale.
complesso architettonico fortificato, atto a difendere la dimora di un nobile o comunque di una autorità riconosciuta. Inizialmente la funzione residenziale si unisce a quella militare; col tempo in alcuni esemplari hanno finito per prevalere gli aspetti residenziali, fino alla trasformazione in residenza signorile (spesso, soprattutto in alcune regioni, ancora chiamata “castello”) o in villa. In altri casi ha prevalso la funzione militare, con la creazione di rocche e poi di forti. Numerosi i derivati dal nome principale: castella,
1) nel linguaggio bellico medievale indicava una macchina da guerra innalzata lungo le mura per lanciare dardi all’interno del castello o piazza assediata; 2) per estensione, qualsiasi opera fortificata che risulti più elevata di un’altra facente parte dello stesso complesso; 3) più restrittivamente, le opere di questo tipo che nei primi tempi dell’architettura bastionata si realizzavano sull’asse dei bastioni o delle cortine nell’intento di “comandare”, con il loro fuoco, gli stessi bastioni o cortine. Vennero gradualmente abbandonati man mano che la loro sagoma troppo sporgente li rendeva più pericolosi di quanto la loro posizione dominante non li rendesse utili.
ostacolo a forma di barricata con spunzoni metallici rivolti verso il nemico. Sistemato sul terreno piano, costituisce un formidabile ostacolo contro le azioni di cavalleria e di fanteria. Nato all’assedio di Groninga, nel 1658, ricevette dalla regione in cui si trova la città, la Frisia, il nome, che oggi viene esteso, più o meno giustamente, a indicare ogni ostacolo basato su spunzoni lignei e metallici, eventualmente rinforzato con filo spinato.
elemento architettonico proprio dei conventi o monasteri ma che venne adottato anche nei castelli, per ingentilire la zona residenziale. In questo caso è più corretto indicarlo con il nome di cortile (porticato o loggiato) (v.).
complesso difensivo intorno ad un castello, a una terra murata, a una città murata. Poteva essere semplice (una sola cinta) o multipla (più cinte murarie, per solito tre, raramente cinque).
linea o fosso continuo eretto dagli assedianti all’esterno del proprio campo, cioè verso la campagna, per impedire ogni azione di alleggerimento o di rifornimento degli assediati da parte di soccorsi esterni. Nell’epoca dell’architettura bastionata (XVII/XVIII secolo) si provvide a normalizzarne dimensioni e caratteristiche: di regola era profonda 7 piedi, larga 12 e munita di parapetto e fortini. Da non confondere con la controvallazione (v.), che era invece rivolta verso la fortezza assediata.
essenziale elemento di logistica castellana destinato al rifornimento idrico del castello e consistente in un deposito (di solito in muratura) nel quale veniva raccolta e conservata acqua piovana o sorgiva.
città munita di cinta muraria bastionata: una condizione verificatasi solo dopo il XVI secolo. Non è perciò da confondere con la dizione terra murata (v.).
“fortezza nella città, o vicina, assai grande”: così il Tommaseo. Per altri: piccola fortificazione nella città, per sedare eventuali tumulti o insurrezioni. Sono da distinguersi le cittadelle medioevali, basate sulla compartimentazione tramite mura del tessuto cittadino, con scopi prevalentemente interni, da quelle tardorinascimentali e barocche (seconda metà XVI/XVIII secolo) basate su impianti bastionati a stella e aventi essenzialmente funzioni di difesa contro il nemico esterno.
riparo in muratura (v. rivellino), solitamente a forma di mezzaluna, anteposto alle porte del castrum romano.
parte posteriore degli affusti (v.), quella che poggia a terra.
particolare denominazione del corno (v.).
artiglieria ad avancarica più lunga, più grossa e di maggiore portata dei cannoni ordinari; lanciava palle pesanti fino a 12 libbre. Ne esistevano vari modelli, i più consueti dei quali erano la colubrina bastarda (più piccola) e la colubrina straordinaria (più potente, con una lunghezza dell’anima variante da 32 a 41 calibri). Il nome deriva probabilmente dall’usanza frequente nel Cinquecento di decorare simili pezzi con raffigurazioni di serpenti (“coluber” in latino).
un’opera fortificata “comanda” un’altra allorché la sovrasta in altezza o può prenderla sotto il tiro delle proprie armi, generalmente da tergo, cioè dalla parte meno protetta. Un parapetto domina il terreno esterno; un muro può dominare il parapetto; un mastio può dominare la cinta muraria. Lo scopo è quello di avere ulteriori (e favorevolmente disposti) punti di resistenza allorché la prima linea di difesa abbia ceduto, o, nei casi più semplici, di sfruttare a fini difensivi i vantaggi altimetrici offerti dal terreno o predisposti dall’abilità del progettista.
istituzione politica diffusasi in Italia tra l’XI e il XIV secolo. Significativa dal punto di vista fortificatorio perché provocò il formarsi delle terre murate (v.).
muro con cui si rafforzava la base di una fortificazione per meglio sostenere la spinta del terrapieno retrostante e al tempo stesso per rendere il tutto più resistente ai colpi di artiglieria.
nel fronte bastionato, opera esterna di rinforzo e di raddoppio del bastione; aveva una sezione a V con facce parallele (ma più basse) a quelle del bastione.
opera sotterranea, realizzata dai genieri di una fortezza assediata per controbattere le opere di mina del nemico. Può esservi ricavata una camera di scoppio il cui brillamento provoca la rovina della mina nemica.
muro che chiudeva il fosso dalla parte della campagna, cioè dal lato opposto alla scarpata delle mura.
linea continua disposta dall’assediante tra il suo campo e la fortezza assediata per difendersi da eventuali sortite degli assediati. Da non confondere con circonvallazione (v.) che era invece la linea di difesa verso attacchi provenienti dalla campagna.
opera in terra realizzata per la difesa delle facce dei bastioni.
espediente architettonico adottato sull’esterno dei parapetti o dei merli per impedire lo scivolamento o il rimbalzo dei proiettili lanciati dal basso.
opera di rafforzamento dei punti più deboli ed esposti di un complesso difensivo: per solito si appoggiava ai rivellini (v.) e costituiva una controguardia (v.) chiusa ed avanzata. Per la sua planimetria venne detto anche cappello da prete o coda di rondine.
complesso difensivo simile al corno (v.), costituito da due o tre rivellini collegati tra loro.
v. camminamento di ronda.
v. camminamento di ronda.
elemento sociale caratteristico della vita castellana e costituito dal seguito del signore. Derivante dal tardo latino curtis, residenza agricola signorile autosufficiente (e nel tardo Impero di solito fortificata), che fu spesso (in Francia soprattutto) alla base della successiva evoluzione feudale della società.
spazio interno a una costruzione, racchiuso tra mura o corpi di fabbrica. Costituiva spesso il cuore del castello, e la sua vitale area di disimpegno tra le varie sezioni. Era anche spesso la parte architettonicamente più prestigiosa ed elegantemente decorata.
piccolo cortile ricavato subito dopo l’ingresso del castello, dove, con diversi accorgimenti, si conteneva l’urto di eventuali assalitori che fossero riusciti a forzare l’ingresso. Per penetrare nel castello vero e proprio occorreva di solito superare una seconda porta, sfalsata o angolata rispetto alla prima e generalmente protetta da fortificazioni ai lati. Qualche volta il cortile d’armi prende la forma di galleria o di galleria ad andirivieni, cioè angolata, con caditoie nella volta, feritoie sui fianchi e con trabocchetti nell’impiantito. Il cortile d’armi serviva anche per organizzare eventuali sortite in controffensiva. Il nome fu successivamente dato anche al cortile interno dove si svolgevano le esercitazioni della guarnigione.
parte di mura compresa tra due torri o due bastioni successivi. Elemento essenziale di ogni fortificazione, in quanto ne stabilisce il perimetro che deve essere difeso.
in origine, prestazione personale richiesta dal feudatario ai suoi servi della gleba, in particolare per la costruzione delle fortificazioni; indicò in seguito, per estensione, personale adibito alle pulizie all’interno del castello e, poi, delle caserme.