freccia con punta allargata in due lati taglienti.
freccia con punta allargata in due lati taglienti.
accorgimento tipico dell’architettura fortificata consistente nel nascondere alla vista o nel sottrarre ai colpi del nemico una costruzione, o qualsiasi cosa possa attirare la sua attenzione, coprendola con un opportuno riparo.
1) sistema difensivo, usato già in epoca preistorica, consistente nel sagomare in pianta le mura di una fortificazione secondo una serie di rientranze e salienti. Ciò per impedire il cosiddetto tiro di infilata (v.) da parte degli assalitori e per consentire al contrario un’agevole azione di difesa fiancheggiante (v.) da parte degli assediati; 2) decorazione di una superficie muraria, solitamente in mattoni, tipica dei castelli tardomedievali di alcune zone d’Italia (particolarmente Piemonte, Liguria e Lombardia) e consistente in fasce successive di mattoni disposti a formare un disegno dentellato.
mura interne di una fortezza erette allo scopo di creare una compartimentazione del complesso difensivo, così che in caso di cedimento di una parte delle difese si potesse contrarre il fronte abbandonando la sola porzione forzata dal nemico e continuare la resistenza nella porzione rimanente.
ogni metodo difensivo che si opponga all’assalto nemico non aspettandolo dietro le mura, ma contrastandolo durante l’avvicinamento e al momento dell’assalto.
metodo di difesa volto a difendere una fortificazione mediante il fiancheggiamento (v.), cioè con un tiro d’infilata che cogliesse gli assalitori sul fianco. Per ottenere questo risultato si costruivano torri sporgenti dal filo delle mura, così da poter effettuare tiri paralleli alle cortine.
consiste nello spostare un nucleo di difensori da una parte all’altra del fronte difensivo, concentrandoli là dove più se ne avverte la necessità. Per poterla attuare con efficacia era essenziale disporre di veloci comunicazioni tra le varie parti della fortificazione, mediante cammini di ronda continui o gallerie coperte che collegassero le varie opere difensive.
è quella che si affida unicamente alla protezione offerta dalla distanza, dalla inaccessibilità e dallo spessore delle fortificazioni, senza contrastare il nemico.
tattica difensiva tipica nell’epoca delle armi bianche, basata essenzialmente nel lancio contro gli assalitori di proiettili solidi o liquidi (pietre, oppure acqua, olio, pece o sabbia bollenti). Per attuarla era fondamentale disporre di una posizione sopraelevata rispetto al nemico, ottenuta scegliendo un luogo naturalmente alto o elevandosi dal terreno tramite manufatti architettonici (mura, torri).
tipica difesa attuata con l’impiego delle armi da fuoco, mediante tiri il più possibile vicini o paralleli al piano di attacco (v.) o piano di campagna (v.), cioè impiegando le armi con quello che si dice “alzo zero”.
parte residenziale del castello feudale. Detta anche sovente (soprattutto nell’Italia nordorientale) palazzo baronale.
liste di ferro con cui (come nelle botti) si componeva l’anima delle bombarde; le liste erano tenute insieme da anelli di ferro.
francesismo (da “donjon”, a sua volta dal latino “dominium”, pronunciato alla francese, “dominiòm”) per mastio (v.). È utilizzato tuttavia con diversa sfumatura di significato: indica infatti (in particolare in Piemonte o in Lombardia) un castello costituito da una grossa torre racchiudente in sé funzioni di abitazione, difesa e magazzino tipiche di un castello (Serralunga d’Alba, Carbonara Scrivia).