Le novità dell’Istituto
In Evidenza
Comunicato Giornate Nazionali dei Castelli
la XXVI edizione sabato 10 e domenica 11 maggio 2025 in tutta Italia
Svelati i primi 27 siti in 20 regioni, isole comprese
Il grande tesoro nazionale di storia e architettura composto dai castelli, dalle rocche, dalle torri, fortezze e borghi entro le mura, si svela ad italiani e turisti sabato 10 e domenica 11 maggio 2025 con la XXVI edizione delle Giornate Nazionali dei Castelli.
I volontari della onlus organizzatrice, l’Istituto Italiano Castelli che ha compiuto 60 anni di attività nel 2024, apriranno le porte di architetture fortificate di proprietà pubblica e privata da nord a sud del paese, isole comprese – con visite guidate gratuite, conferenze, presentazioni di libri e convegni specialistici, trekking culturali alla scoperta, a piedi, di siti e borghi.
L’evento che ormai ha conquistato appassionati di architettura, restauro, storia e araldica di tutte le età, è ideato e condotto in collaborazione con associazioni, comuni e altri enti pubblici al fine di far conoscere e valorizzare questo incredibile patrimonio culturale: l’Italia vanta, più di altri paesi, un numero consistente di edifici fortificati d’importanza storico-archeologica. Beni culturali che spesso influenzano positivamente le sorti turistiche del luogo in cui si trovano da secoli.
Attività delle Sezioni
MARCHE 8 Marzo – Gita di studio “La scuola pittorica di Camerino nella seconda metà del ‘400”
LOMBARDIA 13 Marzo – Conferenza “Segni stratigrafici e rovine: restauri del castello di San Michele di Ossana (TN)”
SICILIA 16 Marzo – Visita al “Castello di Milazzo”, al “Quartiere militare spagnolo” e al “Santuario di San Francesco di Paola”
LOMBARDIA 18 Marzo – Conferenza “Orti, broli e giardini nei castelli e nelle corti dei Gonzaga di Vescovato”
UMBRIA 21 Marzo – Gita di studio “La presenza di Gerardo Dottori nell’area del lago Trasimeno”
CAMPANIA 22 Marzo – Visita alla mostra “Didier Barra e l’immagine di Napoli nel primo Seicento”
EMILIA 22 Marzo – Gita di studio “ Forlì tra simmetria e fortezze: ROMAGNA un percorso nell’architettura del potere”
FRIULI VENEZIA GIULIA 22 Febbraio – Visita guidata a “Porta Villalta (UD)”
CAMPANIA 24 Marzo – Videoconferenza “Le fortificazioni di Pompei: storia, indagini e contributi per un nuovo livello di conoscenza”
LAZIO 25 Marzo – Conferenza “Vita e morte ai confini del- l’impero romano- le Donne, i Cavalier, l’Arme, gli Amori, le Cortesie, l’Audaci Imprese- nei castra e castella dal Nilo al Vallo di Adriano”
Giornate Nazionali dei Castelli 2025
10/11 Maggio 2025
XXVI EDIZIONE a cura dell’Istituto Italiano dei Castelli
A BREVE IL PROGRAMMA COMPLETO 2025
In SCOPRI DI PIU’ le edizioni precedenti
RISORSE
Castelli d’Italia

Il castello di Villasor, in provincia di Cagliari, è uno dei rari esempi, in Sardegna, di casa signorile fortificata. Per le sue caratteristiche architettoniche, è facilmente riconducibile alla tipologia della masia, una sorta di fattoria baronale fortificata, evoluzione, di matrice spagnola, della villa di epoca romana. Edificato agli inizi del Quattrocento, il maniero presenta però schemi e moduli costruttivi strettamente legati al secolo precedente, per impostazione formale e per concezione tecnico-strutturale. Nel corso dei secoli essa ha subito profonde trasformazioni legate alle mutate esigenze funzionali, perdendo gradualmente la sua vocazione difensiva a vantaggio di quelle residenziale e agricola.
Il castello Siviller è oggi dislocato in posizione pressoché baricentrica rispetto al piccolo centro di Villasor, in prossimità della chiesa parrocchiale di San Biagio. Castello e chiesa, simboli del potere religioso e laico, hanno costituito un polo di aggregazione, attorno al quale, a partire dal XV secolo, si è sviluppata l’antica villa di Sorres. Villasor, infatti, costituisce un esempio di ripopolamento rurale legato all’iniziativa baronale, in contrapposizione alla volontà dei pastori barbaricini, che, ritenendo ormai acquisito il diritto di utilizzare queste zone per il pascolo, cercarono di impedirne la ricolonizzazione agricola.
Nel 1414 Giovanni Sivilleri, doganiere del castello di Cagliari e procuratore reale, divenne feudatario della ParteIppis. Il re Alfonso d’Aragona concesse in feudo a Giovanni Siviller l’intera Curatoria di Parte Ippis. La carta di infeudazione è datata 27 ottobre 1414, identifica con precisione i confini del nuovo feudo, e stabilisce che il futuro barone aveva diritto di esercitarvi la giustizia di primo grado civile e penale.
Il tentativo di ripopolare il villaggio di Sorres, quasi completamente abbandonato in seguito a pestilenze, carestie e scontri armati, provocò la reazione violenta dei pastori, in quanto la rifondazione dell’antico insediamento costituiva una minaccia per i propri interessi. Forse per questo, nel 1415, Sivilleri chiese ed ottenne l’autorizzazione a costruire una fortezza in prossimità della parrocchiale di Santa Maria, sita nei pressi della strada reale e demolita a metà Ottocento. La nuova fortezza doveva garantire la difesa degli abitanti dalle incursioni barbaricine, nonché da eventuali battaglie tra l’esercito aragonese e quello del giudicato d’Arborea. Inoltre, in ottemperanza a quanto previsto nell’atto di infeudazione, ospitava la residenza del feudatario. La scelta dell’area fu probabilmente influenzata anche dalla preesistenza di una torre con funzione di controllo o dogana, la cui struttura sarebbe stata inglobata nella nuova costruzione e ne avrebbe condizionato lo sviluppo planimetrico. Il castello non fu mai oggetto di conquista e subì un unico tentativo di assedio, a metà del Seicento, durante una controversia tra il marchese Biagio Alagon e Don Agostino Castelvì.
Con la definitiva conquista aragonese della Sardegna, il castello si trasformò rapidamente da baluardo difensivo in residenza signorile, conservando al suo interno alcuni ambienti adibiti a carceri. La proprietà del castello nel XV secolo passò dai Sivilleri ai Besora, agli inizi del XVI secolo fu ereditato da Giacomo Alagon ed elevato prima a Contea (1537) e poi a Marchesato (1594). La famiglia Alagon mantenne il possesso del Marchesato fino al XVIII secolo, quando passò alla famiglia De Sylva, fino all’abolizione del sistema feudale, (1835-1840). Nel XVIII secolo, come è attestato da alcuni contratti di appalto, si avviò la ristrutturazione del castello. Documenti ottocenteschi riportano ulteriori interventi che hanno previsto la demolizione e lo smontaggio di alcune parti, non meglio identificate, che sarebbero state recuperate e utilizzate dal fattore baronale, Giuseppe Pinna, per abbellire e risistemare la propria casa.
Inizialmente, dopo l’abolizione del sistema feudale, il castello ospitò la sede del Mandamento, le sedute del Consiglio e la scuola femminile. A metà del XIX secolo esso era ancora sede del carcere mandamentario, che poco dopo fu dismesso, mentre i detenuti venivano trasferiti nella nuova struttura detentiva di Buoncammino a Cagliari. Negli anni successivi all’Unità d’Italia, la famiglia De Sylva, proprietaria del castello ma residente in Spagna, procedette alla vendita di questo e dei consistenti fondi agricoli ad esso connessi, che furono acquistati dai Cossu, commercianti di Cagliari. La vendita della proprietà alla famiglia Cossu decretò la dismissione definitiva del castello come sede di pubblica utilità, e i suoi ambienti furono destinati a servizio esclusivo dell’attività agricola del nuovo proprietario, accogliendo depositi di granaglie e ricoveri per mezzi e attrezzature.
Nel 1910, identificato come bene di interesse architettonico, è stato vincolato ai sensi della L. 364/1909 e dichiarato ufficialmente Monumento Nazionale. Nel 1923 fu venduto a Cesare Abis, agricoltore benestante di Villasor, al quale nel 1940 fu intimato di sgomberare i locali della casa-forte, in quanto l’uso cui erano adibiti non era ritenuto confacente al valore storico-artistico ad essa attribuiti.
Nel 1985, l’amministrazione comunale ha avviato l’iter per l’acquisto del castello. Nel 1991, il castello insieme alle sue pertinenze è diventa proprietà comunale e già a partire dal 1988, la profesoressa Tatiana K. Kirova ha predisposto un progetto di massima per il restauro, prevendendo un primo intervento su intonaci e murature, pavimenti interni, solai e copertura, e infine la risoluzione dei collegamenti verticali e la sostituzione degli infissi. Successivamente, in seguito al completamento di un organico intervento di restauro condotto tra il 1988 e il 2004, il complesso monumentale è stato adibito a centro culturale, con l’allestimento di una biblioteca e di una mediateca.

Nel XII secolo la città di Auletta era cinta da mura, e nella parte più alta del tessuto urbano sorgevano i luoghi simbolo della vita di quel tempo, la chiesa parrocchiale e l’imponente Castello.
In epoca normanna, il Castello appartenne al conte Guglielmo di Principato (della famiglia degli Altavilla) e di suo figlio Nicola, e successivamente fu di proprietà dei Gesualdo, dei Vitilio, e dei Di Gennaro, discendenti di San Gennaro.
Successivamente, con il matrimonio tra Beatrice di Gennaro ed Antonio Castriota Scanderbech, discendente diretto di Giorgio Castriota Scanderbech (eroe nazionale e Principe di Albania del XV secolo), il Castello fu attribuito in dote alla nobile famiglia albanese, per poi giungere alla famiglia Maioli Castriota Scanderbech, attuale proprietaria.
Il 31 maggio 1941 il Castello è dichiarato bene di interesse storico-culturale (ex legge 1089/1939) con vincolo trascritto presso la Conservatoria RR. II. di Salerno.
Durante la prima metà del Novecento il Castello ha, altresì, accolto come ospiti anche l’ultimo Re d’Italia, Umberto II di Savoia (compagno di caccia del marchese Francesco Castriota Scanderbech) e sua moglie Maria José.
Negli anni novanta il Castello ha, infine, ricevuto in visita una delegazione dell’Unesco.
Oggi l’imponenza storico-architettonica del Castello fa da palcoscenico all’organizzazione di ricevimenti, meeting ed eventi culturali.

L’abitato di Pizzighettone sorge sulla sponda sinistra dell’Adda, fronteggiato, sulla sponda opposta, dal corrispondente nucleo fortificato di Gera. Sfruttando le particolari difese naturali dovute alla confluenza del Serio Morto con l’Adda, il luogo venne munito di castello e mura fin dal secolo XII.
I Visconti, nella seconda metà del Trecento, potenziarono (e forse in gran parte ricostruirono) il castello quindi, nella prima metà del Quattrocento, rafforzarono anche le mura del borgo.
Sotto la dominazione spagnola Pizzighettone ha assunto il ruolo di fondamentale caposaldo, insieme a Lecco, Lodi e Cremona, di quella linea difensiva che i padroni di Milano hanno attestato sull’Adda e sul Po in contrapposizione a Venezia.
Nel 1639 viene eseguito il taglio dell’Adda in corrispondenza del centro abitato di Pizzighettone su progetto del Barattieri “…cò quali sarà ridotto il fiume à camminar rettamente…” con l’evidente scopodi far “cadere” le acque del fiume contro il forte di Pizzighettone per renderne più sicura la difesa. Come conseguenza a tale intervento, a partire dal 1646, le mura urbane vengono circondate da un nuovo anello di bastioni.
In seguito, durante il promo dominio austriaco e per ordine di Carlo VI, è stato dato corso, a partire dal 1720, a una riforma generale delle fortificazioni di Pizzighettone, con la costruzione di una poderosa cinta bastionata a occidente dell’abitato di Gera e con il rafforzamento delle mura medioevali viscontee attraverso l’aggiunta alle stesse di una corona di casematte in muratura, di apprestamenti difensivi vari e di un’ampia fossa difensiva esterna.
Dopo gli smantellamenti ottocenteschi e la cancellazione di parte delle bastionature seicentesche dovuta alla massiccia espansione dell’abitato verso oriente, oggi si conservano solo parti, peraltro significative e consistenti, dell’imponente sistema difensivo di Pizzighettone: tracce del castello, le casematte a ridosso delle antiche mura, il rivellino a guardia della strada per Cremona, le casematte, i bastioni e le opere terrapienate di Gera.
Il castello medioevale-visconteo. Di questo castello, che sorgeva in fregio all’Adda e che era protetto a settentrione da un ramo del Serio Morto, si può ancora individuare l’antico sedime nell’area compresa tra il fiume e le attuali piazze della Vittoria e Cavour. Si sono conservate l’imponente torre del Guado e solo in parte (in quanto cimata) la torre della Bandiera, o torre del Governatore, detta anche “torre mozza”.
La cerchia di casematte sulla corona delle antiche mura. Costituisce la parte più significativa e a tutt’oggi più consistente delle difese settecentesche di Pizzighettone. Comprende la porta del Soccorso, ubicata all’estremità meridionale del recinto sulla sponda dell’Adda, la contigua polveriera di San Giuliano, le rampe di salita interne al recinto, la fossa difensiva esterna (ancora in gran parte integra lungo il tratto sudorientale) e porta Cremona nuova, sulla strada per Cremona.
Il rivellino all’ingresso di porta Cremona nuova. È una poderosa opera avanzata a pianta semicircolare, sporgente verso la campagna dalla cerchia di casematte circa all’altezza della chiesa parrocchiale di San Bassiano. Fungeva appunto da rivellino, cioè da fortificazione interposta tra due fossati e due ponti levatoi, a protezione dell’ingresso di porta Cremona vecchia. Si è conservato integro nelle sue strutture murarie.
Le casematte di Gera. Appartenevano anch’esse alla cinta bastionata settecentesca, parzialmente smantellata nell’Ottocento, che avvolgeva l’abitato di Gera e che era rafforzata all’esterno da due mezzelune anteposte alle corrispondenti fronti occidentali e da altre due mezzelune rispettivamente anteposte alle ali settentrionale e meridionale. Si sono conservati due tratti occidentali, con dosso in terra.
Il fossato di Gera. La fossa che proteggeva il lato a campagna delle difese settecentesche è oggi quasi totalmente colmata; se ne conserva ancora un breve tratto aperto a settentrione dell’abitato di Gera. Ad occidente del fossato, in località Cascina Macallé e già nel territorio del comune di Maleo, in provincia di Milano, è ancora oggi riconoscbile sul terreno un rilievo bastionato, corrispondente forse a un avamposto delle difese settecentesche.
La torre del Guado. È la più importante e meglio conservata testimonianza dell’imponente castello visconteo che sorgeva in fregio all’Adda, sul luogo di un più antico fortilizio medioevale. Il resto della fortificazione venne demolito nei primi decenni dell’Ottocento.
Il nome deriva dal fatto che la torre, essendo sull’angolo sudoccidentale del castello, sorgeva in prossimità del punto di attraversamento del fiume. L’edificio presenta pianta quadrata, struttura muraria in mattoni a vista ed è coronato da un apparato a sporgere costituito da slanciati beccatelli in mattoni disposti ad aggetto progressivo. Attualmente è utilizzato come sede del Museo Civico ed è in buono stato di manutenzione.
L’Amministrazione comunale di Pizzighettone, in vista del definitivo trasferimento al Comune di quella parte delle mura ancora di proprietà del Genio Militare, ha allo studio un piano di riutilizzo di tutte le strutture fortificate o loro resti, sopra descritte, in stretto coordinamento alle iniziative di restauro in corso e da intraprendere in futuro, con l’obiettivo di favorire la massima fruizione, conoscenza e valorizzazione di un complesso bastionato tra i più importanti e significativi della Lombardia. Nel frattempo l’opera è mantenuta e valorizzata da un eccellente gruppo di volontari che ne curano per quanto possibile le strutture e la loro conoscenza e vitalizzazione.
Nel 2007 è iniziata una nuova fase di recupero delle fortificazioni di Gera da parte del Gruppo Volontari Mura, in accordo con la Soprintendenza dei Beni Architettonici di Brescia, Cremona e Mantova. Ad una ditta specializzata sono stati appaltati i lavori di movimentazione della terra per ripristinare l’antico Bastione di Caracena, monumento con base in mattoni e copertura in terra, datato alla metà del Seicento, coevo alla cerchia muraria di Gera, spianato nella parte superiore in terra negli anni Trenta dal Genio militare, e che oggi sta finalmente per tornare alla originaria conformazione.
Le sezioni regionali dell’Istituto
L’Istituto si articola in Sezioni. Esse, autonome nelle attività nel loro ambito, promuovono conferenze, seminari, visite di studio, attività di ricerca ed altre iniziative di promozione culturale del patrimonio castellano delle rispettive regioni di appartenenza




Nomenclatura Castellana
Un viaggio attraverso le parole che raccontano le parti di un castello,
dall’avamposto sino alle vedette
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Comunicato Giornate Nazionali dei Castelli
la XXVI edizione sabato 10 e domenica 11 maggio 2025 in tutta Italia
Svelati i primi 27 siti in 20 regioni, isole comprese
Il grande tesoro nazionale di storia e architettura composto dai castelli, dalle rocche, dalle torri, fortezze e borghi entro le mura, si svela ad italiani e turisti sabato 10 e domenica 11 maggio 2025 con la XXVI edizione delle Giornate Nazionali dei Castelli.
I volontari della onlus organizzatrice, l’Istituto Italiano Castelli che ha compiuto 60 anni di attività nel 2024, apriranno le porte di architetture fortificate di proprietà pubblica e privata da nord a sud del paese, isole comprese – con visite guidate gratuite, conferenze, presentazioni di libri e convegni specialistici, trekking culturali alla scoperta, a piedi, di siti e borghi.
L’evento che ormai ha conquistato appassionati di architettura, restauro, storia e araldica di tutte le età, è ideato e condotto in collaborazione con associazioni, comuni e altri enti pubblici al fine di far conoscere e valorizzare questo incredibile patrimonio culturale: l’Italia vanta, più di altri paesi, un numero consistente di edifici fortificati d’importanza storico-archeologica. Beni culturali che spesso influenzano positivamente le sorti turistiche del luogo in cui si trovano da secoli.
L’interesse crescente per l’architettura castellana, testimoniato anche dagli esiti positivi delle Giornate Nazionali promosse ogni anno dall’Istituto Italiano dei Castelli, e dalla curiosità suscitata in un pubblico di ogni fascia di età attraverso le campagne social, hanno indotto a programmare un ciclo nazionale di incontri virtuali sul tema, partendo da esperienze regionali talvolta ultradecennali.
L’Istituto Italiano dei Castelli è un’organizzazione nata nel 1964 con l’obiettivo culturale di portare l’attenzione pubblica sui castelli in quanto edifici di particolare valore architettonico, paesaggistico o archeologico che narrano ancora la storia di borghi e di comunità territoriali lungo tutta la nostra splendida penisola. Il ciclo seminariale che si propone è intitolato “I lunedì dei Castelli” e sarà un appuntamento serale autunnale per quanti vorranno avvicinarsi al variegato mondo delle fortificazioni e avranno piacere di incontrarsi con altri interessati e soci dell’IIC.
L’obiettivo del corso è quindi fornire ai partecipanti una prima chiave di lettura per la corretta conoscenza del vastissimo patrimonio di architettura fortificata ancora oggi presente sul territorio nazionale e che costituisce una componente fondamentale dei Beni Culturali Archeologici ed Architettonici. Il ciclo seminariale, che si svolgerà online su piattaforma Zoom Meeting, sarà articolato su 11 incontri, a cura di membri del Consiglio Scientifico dell’Istituto Italiano dei Castelli, di docenti delle università italiane esperti sulle specifiche tematiche, nonché da funzionari delle soprintendenze. Tra i temi trattati: le fortificazioni di età romana, l’architettura difensiva normanno- sveva, i castelli viscontei, i castelli della Sicilia, le artiglierie neurobalistiche e la rivoluzione della polvere da sparo, le trasformazioni dei castelli in Italia centrale e nel Mezzogiorno nel XV secolo, la fortificazione alla moderna e quella ottocentesca, la difesa costiera e l’iconografia dei castelli.
Uno straordinario percorso rivolto a tutti coloro che vogliono approfondire la conoscenza dell’affascinante ed immenso patrimonio castellano della nostra nazione, nonché agli operatori dei beni culturali, studenti, architetti ed ingegneri.
Informazioni generali:
Le lezioni si terranno online su piattaforma Zoom Meeting (con password di accesso riservata) e avranno la durata di 90 minuti ciascuna (compresa discussione). Gli iscritti avranno a disposizione le registrazioni delle lezioni. Quote di partecipazione: ordinaria € 100; studenti € 50. Soci dell’Istituto e ADSI: € 50. IBAN: IT60 R030 6909 6061 0000 0119 213 intestato all’Istituto Italiano dei Castelli. A fine corso agli iscritti sarà rilasciato attestato di frequenza. La partecipazione al ciclo di studi consente, agli studenti, di richiedere al proprio corso di laurea il riconoscimento di crediti per le attività a scelta/libere. Segreteria scientifica: Prof. arch. Marina Fumo, arch. Luigi Maglio, arch. Fiorenzo Meneghelli, dott. Leo Donnarumma Info ed iscrizioni: corsocastellologia@istitutoitalianocastelli.it tel. 392 7204031
ISTITUTO ITALIANO DEI CASTELLI – ONLUS
Sezione Campania – Castel dell’Ovo, Napoli
Sono aperte le iscrizioni alla XIX edizione online del ciclo seminariale di studi “Le architetture fortificate della Campania”, per la conoscenza del vasto patrimonio di architettura fortificata che ancora oggi si riscontra in area Campana e che avrà inizio il 21 febbraio. Il corso, patrocinatodall’Università Federico II, dall’Università Luigi Vanvitelli e dall’Ordine degli Architetti, so svolgerà online ogni venerdì pomeriggio alle ore 18 su piattaforma Zoom, e sarà articolato su 12seminari e 4 visite di studio a cura di docenti delle università campane esperti sulle specifiche tematiche, da membri del Consiglio Scientifico dell’Istituto Italiano dei Castelli, nonché da funzionari delle soprintendenze. Tra i temi trattati: le fortificazioni di età sannita e romana,l’evoluzione tipologica del castello in Italia meridionale dal periodo normanno svevo a quello angioino, il cantiere del castello medievale, materiali e tecniche costruttive, le artiglierie nevrobalistiche e la rivoluzione della polvere da sparo, i castelli aragonesi e le fortezze vicereali, i castelli di Napoli, le torri costiere, restauro, conservazione e buone pratiche di valorizzazione. Unostraordinario percorso rivolto agli operatori dei beni culturali, studenti, guide turistiche, architetti ed ingegneri, ma anche a chiunque voglia approfondire la conoscenza dell’affascinante ed immenso patrimonio castellano della Campania. L’Istituto Italiano dei Castelli è la prima organizzazione in Italia che si occupa dello studio e della valorizzazione dei castelli della Nazione da sessant’anni.
Quote di partecipazione:
Modulo base: ordinaria euro 100; studenti euro 50. Soci dell’Istituto euro 50. Comprensivo del modulo opzionale di visite guidate: euro 120 (ordinaria), euro 60 (studenti e soci). A fine corso verrà rilasciato attestato di partecipazione. Per gli architetti iscritti all’albo sono riconosciuti 20 crediti formativi dal CNAPPC. La partecipazione al ciclo di studi consente, agli studenti, di richiedere al proprio corso di laurea il riconoscimento di crediti per le attività a scelta/libere
Per informazioni ed iscrizioni
contattare la direzione scientifica al 3336853918, oppure scrivere a: castellicampania@virgilio.it
I docenti:
- Giuseppina Renda, archeologa, professore associato presso l’Università Luigi Vanvitelli – Dipartimento di Lettere e Beni Culturali (DiLBEC). Coordina la gestione del Sistema Informativo Territoriale del Laboratorio di Topografia Antica della Seconda Università degli studi di Napoli
- Alessia Frisetti, archeologa, CNR, docente a contratto presso l’Università Suor Orsola Benincasa per le materie di Beni Culturali, cartografia digitale ed archeologia preventiva.
- Rosa Carafa, architetto, già docente di Storia della città e del territorio presso l’Università di Napoli “Federico II” dall’ottobre 1981 al 2009. Membro Consiglio scientifico dell’Istituto Italiano dei Castelli.
- Gigliola Ausiello, ingegnere, professore ordinario di Architettura Tecnica presso l’Università Federico II –membro CITTAM Centro Interdipartimentale di Ricerca per lo Studio delle Tecniche Tradizionali dell’Area Mediterranea
- Luigi Maglio, architetto e storico dell’architettura militare, membro del consiglio scientificoIstituto Italiano dei Castelli, è responsabile regionale del progetto atlante castellano per la Campania. E’ direttore scientifico della rivista “Cronache Castellane”
- Francesco Bove, architetto libero professionista, specializzato in restauro dei monumenti e storico dell’architettura. Delegato Istituto Italiano dei Castelli per la provincia di Benevento
- Giuseppe De Pascale, architetto, libero professionista. Delegato Istituto Italiano dei Castelli per la provincia di Avellino
- Francesco Storti, professore Associato di Storia Medievale. presso l’Università Federico II, è coordinatore del CIRSCIM (Centro Internazionale di Ricerca sulla Civiltà Mercenaria). Ha conseguito l’abilitazione scientifica nazionale alla I fascia.
- Lorenzo Santoro, architetto, già Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio di Salerno e Avellino. Autore del censimento delle torri costiere in Principato Citra
- Teresa Colletta, architetto, specializzato in restauro dei monumenti e urbanistica dei centro antichi, già professore associato in Storia dell’Urbanistica presso l’Università Federico II. membro dell’ICOMOS dal 1978
- Renata Picone, architetto, è professore ordinario di restauro architettonico presso l’Università Federico II. Dal 2023 è Presidente della Società Italiana per il Restauro dell’Architettura (SIRA). Dal 2017 al 2023 ha diretto la Scuola di Specializzazione in Beni Architettonici e del Paesaggio dell’Università degli Studi di Napoli Federico II.
- Marina Fumo, architetto, già professore ordinario in Architettura Tecnica presso l’Università Federico II già direttore CITTAM Centro Interdipartimentale di Ricerca per lo Studio delle Tecniche Tradizionali dell’Area Mediterranea, membro del consiglio scientifico Istituto Italiano dei Castelli
- Giuseppe Pignatelli Spinazzola, professore associato in Storia dell’Architettura pressol’Università Luigi Vanvitelli Dipartimento di Lettere e Beni Culturali (DiLBEC). E’ membro del Comitato Scientifico Nazionale ICOMOS per il Patrimonio del XX secolo
- Leonardo Di Mauro, già Professore Ordinario di Storia dell’architettura presso l’università Federico II, è stato presidente dell’Ordine degli Architetti Pianificatori Paesaggisti e Conservatori di Napoli e Provincia dal 2018 al 2023. Attualmente ricopre la carica di presidente dell’Istituto Italiano dei Castelli – sezione Campania
- Enrico Guglielmo, architetto, già Soprintendente ai Beni architettonici della città di Napoli, ha seguito per lunghissimo tempo il restauro ed il recupero funzionale del castello di Baia
Premio di Laurea
sull’Architettura Fortificata
Istituito dall’Istituto Italiano Castelli negli anni ’90, il Premio di Laurea sull’Architettura Fortificata giunge nell’anno 2025 alla XXVIII edizione
A BREVE LA MODULISTICA PER L’EDIZIONE 2025
Rassegna Stampa