Le novità dell’Istituto
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L’Istituto Italiano dei Castelli Onlus (IIC) – fondata nel 1964 da Pietro Gazzola – Ente Morale riconosciuto dal MIBAC, Onlus a carattere scientifico, nell’ambito delle iniziative promosse per incoraggiare le nuove generazioni allo studio storico, archeologico ed artistico del patrimonio fortificato italiano nonché la sua valorizzazione, ha ideato e promosso negli anni questo concorso nazionale ideato dal suo Consiglio scientifico e dal suo consiglio direttivo grazie anche all’esperienza della redazione delle riviste Castellum e Cronache Castellane (che sono edite dall’Ente).
Il bando si rivolge esclusivamente ai laureati in: Conservazione e restauro dei beni culturali, Archeologia, Architettura, Ingegneria edile-Architettura, Conservazione dei beni architettonici e ambientali, Progettazione e gestione dei sistemi turistici, Scienze per la conservazione e restauro dei beni culturali, Scienze storiche, Storia dell’arte, che abbiano svolto tesi di laurea magistrale o quinquennale su tematiche castellane nell’ambito della ricerca scientifica storico-critica, del rilievo manuale e strumentale dei monumenti, del restauro architettonico, del riuso e riqualificazione, di un complesso fortificato italiano (torre, castello, forte o borgo murato).
Promosso capillarmente in tutte le università con locandine ed altre forme di comunicazione (Facebook, Instagram, etc.) il Premio consiste in assegni per complessivi 4.500 euro di cui beneficiano le prime tre tesi di laurea ritenute più meritevoli tra quelle pervenute. La commissione di concorso è composta da membri del consiglio scientifico dell’IIC nonché da docenti di chiara fama delle università italiane. Le tesi premiate possono altresì essere pubblicate sulle riviste Castellum/Cronache Castellane oppure su un numero monografico della collana Castella.
La premiazione è ospitata in una manifestazione che avviene ogni anno (in autunno) in una città italiana diversa alla presenza non solo della giuria ma anche di altri docenti ed esperti del settore. Aperta al pubblico, ospita nella sua parte finale la discussione delle tesi premiate (anche ex aequo) illustrate dagli autori in pubblico con l’ausilio di strumenti multimediali.
Nella lunga storia delle presentazioni del Premio di Laurea, le giornate sono state di volta in volta ospitate in castelli o presso istituzioni culturali o in sedi universitarie che meglio simboleggiano un percorso virtuoso di riuso e di restauro. Tra le recenti: Temple University (Roma), Università Federico II di Napoli, Castel Sismondo (Rimini), Alma Mater (Bologna).
La XXIV edizione sia a maggio che a settembre: 13, 14 maggio; 16, 17, 23 settembre 2023
Grandi città e piccoli centri animati da visite guidate gratuite, attività e trekking culturali, pranzi, cene e concerti a castello e non solo, itinerari speciali a nord, al centro, a sud della penisola – isole comprese. Le architetture protagoniste raccontate in diversi stati di conservazione, fruizione, destinazione e valorizzazione.
Le Giornate di maggio aprono e illustrano 37 siti principali in 19 regioni italiane, a cui si aggiungono 16 itinerari regionali con altre 46 architetture fortificate, festival, attività o feste tradizionali selezionati per chi dedica un weekend alle Giornate 2023.
L’Istituto Italiano Castelli, onlus a carattere scientifico fondata da Piero Gazzola nel 1964, annuncia le date della XXIV edizione delle Giornate Nazionali dei Castelli che per la prima volta nella loro lunga storia raddoppiano, tenendosi sia nel weekend del 13 e 14 maggio che a settembre in concomitanza con le Giornate Europee del Patrimonio riaprendo gli stessi siti ed alcuni selezionati solo per queste date.
Con la doppia serie di visite, ideate ed organizzate dai volontari della onlus in 19 regioni italiane – da nord a sud della penisola, isole comprese – il valore ed il riutilizzo delle architetture fortificate italiane in ogni stato di conservazione potrà essere vissuto da un numero doppio di appassionati e turisti.
I visitatori avranno anche a disposizione itinerari culturali aggiuntivi.
Studiati e condotti dagli esperti e studiosi della onlus organizzatrice, hanno lo scopo di contestualizzare le architetture e la loro storia nel paesaggio e nella comunità territoriale a cui appartengono da secoli e per la quale potrebbero essere volano di una seconda opportunità di rilancio.
Nel weekend di maggio, l’Istituto Italiano Castelli apre ed illustra gratuitamente 37 tra castelli, cinte murarie, palazzi fortificati (spesso non aperti al pubblico) in 19 regioni italiane e suggerisce altre 46 tra architetture ed itinerari appositamente disegnati per chi decide di programmare un weekend di visite nella regione prescelta grazie alle Giornate Nazionali dei Castelli.
Clicca sul seguente link, per consultare il comunicato stampa completo con il programma delle GNC 2023
Giornate Nazionali dei Castelli 2023
13/14 Maggio – 16/17/23 Settembre 2023
24esima edizione a cura dell’Istituto Italiano dei Castelli
RISORSE
Castelli d’Italia

Il castello di Villasor, in provincia di Cagliari, è uno dei rari esempi, in Sardegna, di casa signorile fortificata. Per le sue caratteristiche architettoniche, è facilmente riconducibile alla tipologia della masia, una sorta di fattoria baronale fortificata, evoluzione, di matrice spagnola, della villa di epoca romana. Edificato agli inizi del Quattrocento, il maniero presenta però schemi e moduli costruttivi strettamente legati al secolo precedente, per impostazione formale e per concezione tecnico-strutturale. Nel corso dei secoli essa ha subito profonde trasformazioni legate alle mutate esigenze funzionali, perdendo gradualmente la sua vocazione difensiva a vantaggio di quelle residenziale e agricola.
Il castello Siviller è oggi dislocato in posizione pressoché baricentrica rispetto al piccolo centro di Villasor, in prossimità della chiesa parrocchiale di San Biagio. Castello e chiesa, simboli del potere religioso e laico, hanno costituito un polo di aggregazione, attorno al quale, a partire dal XV secolo, si è sviluppata l’antica villa di Sorres. Villasor, infatti, costituisce un esempio di ripopolamento rurale legato all’iniziativa baronale, in contrapposizione alla volontà dei pastori barbaricini, che, ritenendo ormai acquisito il diritto di utilizzare queste zone per il pascolo, cercarono di impedirne la ricolonizzazione agricola.
Nel 1414 Giovanni Sivilleri, doganiere del castello di Cagliari e procuratore reale, divenne feudatario della ParteIppis. Il re Alfonso d’Aragona concesse in feudo a Giovanni Siviller l’intera Curatoria di Parte Ippis. La carta di infeudazione è datata 27 ottobre 1414, identifica con precisione i confini del nuovo feudo, e stabilisce che il futuro barone aveva diritto di esercitarvi la giustizia di primo grado civile e penale.
Il tentativo di ripopolare il villaggio di Sorres, quasi completamente abbandonato in seguito a pestilenze, carestie e scontri armati, provocò la reazione violenta dei pastori, in quanto la rifondazione dell’antico insediamento costituiva una minaccia per i propri interessi. Forse per questo, nel 1415, Sivilleri chiese ed ottenne l’autorizzazione a costruire una fortezza in prossimità della parrocchiale di Santa Maria, sita nei pressi della strada reale e demolita a metà Ottocento. La nuova fortezza doveva garantire la difesa degli abitanti dalle incursioni barbaricine, nonché da eventuali battaglie tra l’esercito aragonese e quello del giudicato d’Arborea. Inoltre, in ottemperanza a quanto previsto nell’atto di infeudazione, ospitava la residenza del feudatario. La scelta dell’area fu probabilmente influenzata anche dalla preesistenza di una torre con funzione di controllo o dogana, la cui struttura sarebbe stata inglobata nella nuova costruzione e ne avrebbe condizionato lo sviluppo planimetrico. Il castello non fu mai oggetto di conquista e subì un unico tentativo di assedio, a metà del Seicento, durante una controversia tra il marchese Biagio Alagon e Don Agostino Castelvì.
Con la definitiva conquista aragonese della Sardegna, il castello si trasformò rapidamente da baluardo difensivo in residenza signorile, conservando al suo interno alcuni ambienti adibiti a carceri. La proprietà del castello nel XV secolo passò dai Sivilleri ai Besora, agli inizi del XVI secolo fu ereditato da Giacomo Alagon ed elevato prima a Contea (1537) e poi a Marchesato (1594). La famiglia Alagon mantenne il possesso del Marchesato fino al XVIII secolo, quando passò alla famiglia De Sylva, fino all’abolizione del sistema feudale, (1835-1840). Nel XVIII secolo, come è attestato da alcuni contratti di appalto, si avviò la ristrutturazione del castello. Documenti ottocenteschi riportano ulteriori interventi che hanno previsto la demolizione e lo smontaggio di alcune parti, non meglio identificate, che sarebbero state recuperate e utilizzate dal fattore baronale, Giuseppe Pinna, per abbellire e risistemare la propria casa.
Inizialmente, dopo l’abolizione del sistema feudale, il castello ospitò la sede del Mandamento, le sedute del Consiglio e la scuola femminile. A metà del XIX secolo esso era ancora sede del carcere mandamentario, che poco dopo fu dismesso, mentre i detenuti venivano trasferiti nella nuova struttura detentiva di Buoncammino a Cagliari. Negli anni successivi all’Unità d’Italia, la famiglia De Sylva, proprietaria del castello ma residente in Spagna, procedette alla vendita di questo e dei consistenti fondi agricoli ad esso connessi, che furono acquistati dai Cossu, commercianti di Cagliari. La vendita della proprietà alla famiglia Cossu decretò la dismissione definitiva del castello come sede di pubblica utilità, e i suoi ambienti furono destinati a servizio esclusivo dell’attività agricola del nuovo proprietario, accogliendo depositi di granaglie e ricoveri per mezzi e attrezzature.
Nel 1910, identificato come bene di interesse architettonico, è stato vincolato ai sensi della L. 364/1909 e dichiarato ufficialmente Monumento Nazionale. Nel 1923 fu venduto a Cesare Abis, agricoltore benestante di Villasor, al quale nel 1940 fu intimato di sgomberare i locali della casa-forte, in quanto l’uso cui erano adibiti non era ritenuto confacente al valore storico-artistico ad essa attribuiti.
Nel 1985, l’amministrazione comunale ha avviato l’iter per l’acquisto del castello. Nel 1991, il castello insieme alle sue pertinenze è diventa proprietà comunale e già a partire dal 1988, la profesoressa Tatiana K. Kirova ha predisposto un progetto di massima per il restauro, prevendendo un primo intervento su intonaci e murature, pavimenti interni, solai e copertura, e infine la risoluzione dei collegamenti verticali e la sostituzione degli infissi. Successivamente, in seguito al completamento di un organico intervento di restauro condotto tra il 1988 e il 2004, il complesso monumentale è stato adibito a centro culturale, con l’allestimento di una biblioteca e di una mediateca.

La storia del castello è intimamente legata a quella dei suo proprietari, la potente famiglia feudale dei conti Guidi, che lo abitarono per circa 400 anni.
Il primo documento scritto che attesta la presenza dell’abitato di Poppi è un contratto del 1169 redatto in castro de Puppio in loco Casentino. Del 1191, invece, è un Privilegio di Arrigo VI, con il quale l’imperatore conferma Guido Guerra V conte di tutta la Toscana e nel quale viene menzionato il castello stesso.
La prima fondazione del castello è però ascrivibile all’epoca dell’invasione longobarda, quando tutta la valle del Casentino fu protagonista di un generale fenomeno di incastellamento.
Il primo grande intervento si ebbe nel 1274, quando, per volere del conte Simone dei Conti Guidi da Battifolle, vennero iniziati dei lavori di ampliamento e ristrutturazione, poi terminati dal figlio Guido, che trasformarono il fortilizio in vera e propria residenza. Un altro importante intervento si ebbe a partire dal 1470, quando nel cortile interno venne edificata una splendida scala, quale accesso ai vari piani dell’edificio, e il recinto esterno. Sempre in questo periodo fu eretta sulla cinta esterna l’antiporta detta “della Munizione”, a difesa della Porta Leone. Inoltre venne scavato il fosso di separazione tra il castello e la piazza d’armi. L’ultimo importante restauro, risalente al secolo scorso, ha interessato gran parte della merlatura e della muratura e lo ha consegnato ai posteri nel suo magnifico aspetto attuale.
Sin dal XIII secolo, il Castello e il suo abitato rappresentarono uno dei più importanti e vivaci centri politico-economici dell’interno territorio casentinese, tanto che Poppi e fu sempre considerata una vera e propria “capitale” amministrativa della grande dinastia feudale dei conti Guidi. Tale importanza si mantenne anche sotto la successiva dominazione fiorentina, quando nel 1440 Francesco Guidi, che si era schierato con i nemici di Firenze, in seguito alla vittoria di quest’ultima sui Milanesi nella celebre battaglia di Anghiari, fu assediato nel suo castello, sconfitto e costretto alla resa.
Il castello è oggi sede del Comune di Poppi e prestigiosa area espositiva-museale.

La nascita del feudo di Gambatesa e probabilmente del castello, va fatta risalire all’epoca dell’invasione longobarda. Notizie più precise si hanno a partire dalla metà del X secolo, quando si assistette ad un importante e documentato fenomeno di incastellamento. Nel 967, infatti, Pandolfo I Capo di Ferro, principe di Capua e di Benevento, concesse ai monaci di San Vincenzo al Volturno la facoltà di erigere castelli a difesa del territorio. Questa politica è ben comprensibile se si pensa che proprio Pandolfo, il più potente principe del Mezzogiorno, era diventato uno dei vassalli più fidati di Ottone I che, dopo essersi impadronito del regno d’Italia e aver ridotto il papato a suo vassallo, sognava di dare al regno unità politica abbattendo il dominio bizantino e sottomettendo i ducati longobardi. In seguito il feudo si trova citato nel Catalogus Baronum, un registro che elenca le terre concesse ai feudatari normanni a partire dalla seconda metà del XII secolo. Ma è dal XIII secolo, con Riccardo da Gambatesa o di Gambatesa, condottiero al servizio del re di Napoli, Roberto d’Angiò, che il feudo assume maggiore importanza. Grazie ai suoi meriti militari Riccardo ottenne feudi e riconoscimenti e, non avendo figli maschi, riuscì a far ereditare al nipote Riccardello, nato dal matrimonio della figlia con un Monforte, anche il cognome Gambatesa, dando il via alla casata dei Monforte-Gambatesa. Con l’avvento degli Aragonesi, il feudo passò ad Andrea di Capua, duca di Termoli. In questo periodo il castello subì profonde modifiche, trasformandosi in una splendida residenza fortificata, in linea con il clima rinascimentale, come testimonia lo splendido ciclo di affreschi che ornano il piano nobile del palazzo.
Negli anni ’70 il castello fu venduto al Ministero per i Beni Culturali e restaurato dalla Soprintendenza ai Beni Architettonici del Molise.
Le sezioni regionali dell’Istituto
L’Istituto si articola in Sezioni. Esse, autonome nelle attività nel loro ambito, promuovono conferenze, seminari, visite di studio, attività di ricerca ed altre iniziative di promozione culturale del patrimonio castellano delle rispettive regioni di appartenenza




Nomenclatura Castellana
Un viaggio attraverso le parole che raccontano le parti di un castello,
dall’avamposto sino alle vedette
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L’Istituto Italiano dei Castelli Onlus (IIC) – fondata nel 1964 da Pietro Gazzola – Ente Morale riconosciuto dal MIBAC, Onlus a carattere scientifico, nell’ambito delle iniziative promosse per incoraggiare le nuove generazioni allo studio storico, archeologico ed artistico del patrimonio fortificato italiano nonché la sua valorizzazione, ha ideato e promosso negli anni questo concorso nazionale ideato dal suo Consiglio scientifico e dal suo consiglio direttivo grazie anche all’esperienza della redazione delle riviste Castellum e Cronache Castellane (che sono edite dall’Ente).
Il bando si rivolge esclusivamente ai laureati in: Conservazione e restauro dei beni culturali, Archeologia, Architettura, Ingegneria edile-Architettura, Conservazione dei beni architettonici e ambientali, Progettazione e gestione dei sistemi turistici, Scienze per la conservazione e restauro dei beni culturali, Scienze storiche, Storia dell’arte, che abbiano svolto tesi di laurea magistrale o quinquennale su tematiche castellane nell’ambito della ricerca scientifica storico-critica, del rilievo manuale e strumentale dei monumenti, del restauro architettonico, del riuso e riqualificazione, di un complesso fortificato italiano (torre, castello, forte o borgo murato).
Promosso capillarmente in tutte le università con locandine ed altre forme di comunicazione (Facebook, Instagram, etc.) il Premio consiste in assegni per complessivi 4.500 euro di cui beneficiano le prime tre tesi di laurea ritenute più meritevoli tra quelle pervenute. La commissione di concorso è composta da membri del consiglio scientifico dell’IIC nonché da docenti di chiara fama delle università italiane. Le tesi premiate possono altresì essere pubblicate sulle riviste Castellum/Cronache Castellane oppure su un numero monografico della collana Castella.
La premiazione è ospitata in una manifestazione che avviene ogni anno (in autunno) in una città italiana diversa alla presenza non solo della giuria ma anche di altri docenti ed esperti del settore. Aperta al pubblico, ospita nella sua parte finale la discussione delle tesi premiate (anche ex aequo) illustrate dagli autori in pubblico con l’ausilio di strumenti multimediali.
Nella lunga storia delle presentazioni del Premio di Laurea, le giornate sono state di volta in volta ospitate in castelli o presso istituzioni culturali o in sedi universitarie che meglio simboleggiano un percorso virtuoso di riuso e di restauro. Tra le recenti: Temple University (Roma), Università Federico II di Napoli, Castel Sismondo (Rimini), Alma Mater (Bologna).
L’Istituto Italiano dei Castelli, con la collaborazione del Museo Nazionale di Castel Sant’Angelo, propone la conferenza del Gen. C.A. Bruno Buratti, Comandante Interregionale dell’Italia Centrale Guardia di Finanza, “Il campo trincerato di Roma e il recupero di Forte Aurelia Antica”.
Intervengono Michaela Marullo Stagno d’Alcontres, presidente dell’Istituto Italiano dei Castelli, e Fiorenzo Meneghelli, vice presidente dell’Istituto.
Lunedì 17 Aprile, alle ore 17, presso Cappella dei Condannati, Castel Sant’Angelo (Roma).
Per prenotazioni: email eventi@istitutoitalianocastelli.it, tel. 375-6840644.
La XXIV edizione sia a maggio che a settembre: 13, 14 maggio; 16, 17, 23 settembre 2023
Grandi città e piccoli centri animati da visite guidate gratuite, attività e trekking culturali, pranzi, cene e concerti a castello e non solo, itinerari speciali a nord, al centro, a sud della penisola – isole comprese. Le architetture protagoniste raccontate in diversi stati di conservazione, fruizione, destinazione e valorizzazione.
Le Giornate di maggio aprono e illustrano 37 siti principali in 19 regioni italiane, a cui si aggiungono 16 itinerari regionali con altre 46 architetture fortificate, festival, attività o feste tradizionali selezionati per chi dedica un weekend alle Giornate 2023.
L’Istituto Italiano Castelli, onlus a carattere scientifico fondata da Piero Gazzola nel 1964, annuncia le date della XXIV edizione delle Giornate Nazionali dei Castelli che per la prima volta nella loro lunga storia raddoppiano, tenendosi sia nel weekend del 13 e 14 maggio che a settembre in concomitanza con le Giornate Europee del Patrimonio riaprendo gli stessi siti ed alcuni selezionati solo per queste date.
Con la doppia serie di visite, ideate ed organizzate dai volontari della onlus in 19 regioni italiane – da nord a sud della penisola, isole comprese – il valore ed il riutilizzo delle architetture fortificate italiane in ogni stato di conservazione potrà essere vissuto da un numero doppio di appassionati e turisti.
I visitatori avranno anche a disposizione itinerari culturali aggiuntivi.
Studiati e condotti dagli esperti e studiosi della onlus organizzatrice, hanno lo scopo di contestualizzare le architetture e la loro storia nel paesaggio e nella comunità territoriale a cui appartengono da secoli e per la quale potrebbero essere volano di una seconda opportunità di rilancio.
Nel weekend di maggio, l’Istituto Italiano Castelli apre ed illustra gratuitamente 37 tra castelli, cinte murarie, palazzi fortificati (spesso non aperti al pubblico) in 19 regioni italiane e suggerisce altre 46 tra architetture ed itinerari appositamente disegnati per chi decide di programmare un weekend di visite nella regione prescelta grazie alle Giornate Nazionali dei Castelli.
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Premio di Laurea
sull’Architettura Fortificata
Istituito dall’Istituto Italiano Castelli negli anni ’90, il Premio di Laurea sull’Architettura Fortificata giunge nell’anno 2023 alla XXVI edizione
Rassegna Stampa