Le novità dell’Istituto
In Evidenza
Giornate Nazionali dei Castelli:
Dopo il successo del weekend di maggio, la XXIV edizione continua su due weekend: 16-17 e 23-24 settembre 2023 in 12 regioni italiane
Grandi città e piccoli centri animati da visite guidate gratuite, attività culturali e itinerari speciali a nord, al centro, a sud della penisola – isole comprese.
23 tra fortezze, torri, cinte murarie, edifici fortificati e altre architetture a cui si aggiungono itinerari a piedi, suggerimenti per un weekend, conferenze, mostre
Le architetture protagoniste raccontate in diversi stati di conservazione, fruizione, destinazione e valorizzazione.
Forte Aurelia (Roma) si apre per la prima volta al pubblico
Il mondo dell’istruzione protagonista delle Giornate Nazionali 2023
L’Istituto Italiano Castelli, onlus a carattere scientifico fondata da Piero Gazzola nel 1964, per la prima volta nella sua lunga storia celebra la XXIV edizione delle Giornate Nazionali dei Castelli in un triplo weekend.
Il primo si è tenuto il 13 e 14 maggio e le fortezze italiane sono state celebrate con visite guidate e altre attività culturali che continueranno anche dal 16 al 24 settembre, con gli eventi che si svolgono il 23 e 24 settembre parte anche del ricco calendario delle Giornate Europee del Patrimonio organizzate dal Consiglio d’Europa, d’intesa con il MIC (Ministero della Cultura) che patrocina le Giornate Nazionali dei Castelli sin dalla prima edizione.
In occasione del doppio appuntamento di settembre, i volontari della onlus scelgono molti siti selezionati solo per queste Giornate, da nord a sud della penisola isole comprese.
Con tre weekend di visite nel 2023, il valore ed il riutilizzo delle architetture fortificate italiane in ogni stato di conservazione potrà essere vissuto da numeri sempre più importanti di appassionati e turisti.
I visitatori avranno anche a disposizione itinerari culturali aggiuntivi per la maggior parte percorribili a piedi.
Studiati e condotti dagli esperti e studiosi della onlus organizzatrice, hanno lo scopo di contestualizzare le architetture e la loro storia nel paesaggio e nella comunità territoriale a cui appartengono da secoli e per la quale potrebbero essere volano di una seconda opportunità di rilancio.
‘E’sempre difficile scegliere dove trascorrere un fine settimana in Italia durante le Giornate Nazionali dei Castelli. Quest’anno abbiamo deciso, raddoppiando gli sforzi organizzativi, di aggiungere siti collaterali e numerosi itinerari turistici a piedi che famiglie e turisti hanno molto gradito negli anni precedenti. E, d’intesa con le forze armate che lo gestiscono e lo stanno riportando a una nuova funzione museale che vedrà la luce tra due anni, apriamo per la prima volta alle visite guidate, a Roma, il Forte Aurelia in restauro. ’ afferma l’imprenditrice siciliana Michaela Marullo Stagno D’Alcontres, nuova presidente della onlus organizzatrice.
‘Facendo seguito al grande impegno durante la presidenza di Fabio Pignatelli della Leonessa ,volto ad ampliare la comunicazione e a dare maggiore risalto alle Giornate Nazionali dei Castelli, è stata prevista, oltre alle date di maggio, una seconda replica delle Giornate , sia il weekend del 16 e 17 settembre che quello del 23-24 settembre quando, aderendo alle Giornate Europee del Patrimonio, saranno aperti sia alcuni siti di maggio che altri nuovi. Siamo fiduciosi di poter contare, per la buona riuscita delle Giornate, sulla collaborazione delle amministrazioni locali, delle scuole e delle università ,delle soprintendenze , dei mezzi di comunicazione e di tutte le associazioni con le quali abbiamo accordi nazionali tra cui l’ASI, l’UNPLI e molte altre.
La sinergia tra pubblico e privato è l’altro faro guida nell’attività volontaria per l’Istituto: diamo vita a progetti di pubblica utilità che sottolineano ancora una volta la cura del bene comune e la valorizzazione di fortificazioni ad alto valore simbolico.
Ultimo testimone è il progetto di illuminazione della cortina esterna del Forte del SS. Salvatore di Messina, monumento del cuore per i cittadini messinesi e per i visitatori; il suo lungo bastione nel porto cittadino ora risplende di notte e permette di sfruttare uno spazio sottoutilizzato nelle ore serali.
A breve inizieranno i lavori dell’illuminazione artistica del monumento e ciò consentirà alla cittadinanza di sentirsi unita in importanti fasi della vita, come accaduto con l’illuminazione tricolore durante la pandemia e la visita alla città del Capo dello Stato.
I castelli italiani sono un tesoro composto di storia, di geografie sociali, di gesta di donne e uomini che nei secoli hanno animato, popolato e guidato territori, economie, grazie alla cultura del saper fare italiano. Salvaguardare i castelli non è solo materia di architettura, restauro, filologia ed alto artigianato ma un coacervo di azioni che riportano in luce siti spesso dimenticati ma legati indissolubilmente a città e borghi, vallate e belvederi. Un progetto adeguato di valorizzazione del patrimonio castellano consentirà alle generazioni future di ritrovare i segni tangibili della storia. Inoltre, il turismo castellano sarebbe capace di muovere grandi interessi e di risvegliare anche le aree più interne delle nostre regioni rivalutando l’economia e le risorse locali.
Il nostro impegno nello studio, nel censimento e nella salvaguardia di forti, torri, bastioni e cinte murarie, di piccoli e grandi castelli in ogni stato di conservazione si protende soprattutto verso i giovani. E’ stato prioritario anche in questa edizione per l’Istituto coinvolgere numerose scolaresche a ideare e partecipare in prima persona alle visite come accade ad esempio in Sardegna dove per il terzo anno consecutivo i protagonisti sono gli studenti di un convitto di Cagliari .
Le Giornate Nazionali dei Castelli che quest’anno sono giunte alla XXIV edizione, sono sicuramente uno strumento indispensabile e di grandissima potenzialità per la crescita dell’associazione. Lo stesso dicasi per il nostro Premio di Laurea (di cui a Messina organizziamo una speciale mostra in occasione dei 20 anni), per le attività scientifiche, per le varie pubblicazioni, tra cui le riviste Castellum e Cronache Castellane, la collana editoriale Castella.’ conclude.
L’Abruzzo, una delle regioni più ricche di architetture fortificate d’Italia, dopo il successo delle visite dedicate a Teramo a maggio dove sono state illustrate la cinta muraria, le porte della città ed un castello privato, celebra Vasto sabato 23 settembre con una passeggiata guidata alle mura cittadine per l’intera giornata. Al termine della giornata, i volontari dell’Istituto Italiano Castelli inaugurano la seconda delegazione regionale in città dopo quella ubicata nel capoluogo l’Aquila.
La cinta muraria cittadina si ricollegava al castello Caldoresco tramite la porta Castello, non più presente. Parte delle mura furono stravolte nel XX secolo con l’aggiunta di abitazioni e la realizzazione nel lato sud dello spiazzo di largo Guglielmo Marconi: saranno illustrati durante la visita la Torre di Bassano, Porta Catena, la Torre di Diomede e quella di Santo Spirito, Porta Nuova e la Chiesa di Santa Maria Maggiore (XI sec.), il Duomo di Vasto. Dopo pranzo, visita a Palazzo d’Avalos ed una speciale passeggiata archeologica su via Adriatica che include la chiesa di San Pietro ed il complesso termale di Vasto, l’antica Histonium, il più esteso su tutta la fascia costiera adriatica dell’Italia centro-meridionale.
La Basilicata apre sia il 16 che il 17 settembre con visite guidate gratuite Valsinni, castello di proprietà privata ottimamente conservato ed edificato dal X all’XI sec. da probabile ampliamento di una precedente fortificazione longobarda: si erge sull’abitato, in posizione dominante sul territorio circostante e, in particolare, sull’ultima chiusa del fiume Sinni prima che questo sfoci nel Mar Ionio. La storia del maniero lascia trasparire una complessa stratificazione architettonica ancora non pienamente decifrata e oggetto di ricerche archeologiche.
Il piccolo centro abitato è anche uno dei primi parchi letterari d’Italia, con cui i membri dell’Istituto Italiano Castelli collaborano per realizzare un ricco programma durante le Giornate Nazionali dei Castelli. Va ricordata, inoltre, la manifestazione annuale “L’Estate di Isabella” che offre eventi culturali, itinerari poetici, mostre temporanee, spettacoli teatrali e rassegne gastronomiche con giovani in costume che accolgono i visitatori sulle note dei menestrelli, all’ombra dell’imponente castello.
La figura di Isabella Morra, letterata petrarchista della prima metà del XVI secolo, è legata, infatti, al castello: proprio nella rocca ha vissuto in condizione di isolamento e segregazione fino alla prematura scomparsa per mano dei fratelli, in seguito alla scoperta di una presunta relazione della nobildonna con Diego Sandoval de Castro, barone di Bollita (la vicina Nova Siri). La tragica vicenda biografica di Isabella Morra è rimasta a lungo nell’oblio, fino alla riscoperta condotta da Benedetto Croce nel primo Novecento e alle recenti riletture femministe, prevalentemente in ambito statunitense, dei componimenti letterar
In Lazio per la prima volta si apre al pubblico, sabato 16 settembre, il Forte Aurelia, in collaborazione con la Guardia di Finanza. Radiato dalle fortificazioni dello stato nel 1919, pur mantenendo un uso militare fino al 1944, dallo stesso anno è diventato posto di soccorso della Croce Rossa Italiana e nel 1958 è sede del Centro Logistico della Guardia di Finanza. Il Forte Aurelia, costituisce una presenza storica significativa in un’area densamente abitata e nel contempo si pone come la propaggine estrema della Riserva Naturale della Valle dei Casali. Il recupero di Forte AURELIA, prevede la realizzazione di un sistema museale ed espositivo temporaneo, di una sala polifunzionale, di un’ampia area a verde, ecc. tutto questo può far diventare il forte un importante attrattore culturale a servizio sia dell’ambito urbano in cui è inserito che della città intera. Gli interventi di recupero iniziati nel 2017 stanno riportando forte Aurelia al suo impianto originario.
Forte Aurelia (1877-1881) è tra i primi forti realizzati del costruendo Campo Trincerato di Roma , si colloca lungo la strada romana Aurelia a circa tre chilometri dalla porta urbana San Pancrazio. Il presidio del forte, in fase di mobilitazione poteva ospitare un presidio di 510 uomini ( 350 fanti, 150 artiglieri e 10 ausiliari) che poteva ulteriormente espandersi fino a 700 uomini. Il forte era armato di 22 cannoni, obici e mortai, posizionati allo scoperto sul terrapieno del fronte offensivo e nei fianchi.
L’impianto storico del forte è riconducibile ad un disegno di un trapezio isoscele, con fronte bastionato di gola e da un fronte offensivo a sviluppo rettilineo con una caponiera centrale e da due simmetriche caponiere poste agli angoli a difesa del fossato secco perimetrale. Il forte è dotato di due polveriere sotterrane.
L’accesso al forte era protetto da un “rivellino” terrapienato a forma triangolare da cui si accedeva attraverso un ponte levatoio.
Il fronte di gola configurato a “C” aperta è costituito da un corpo centrale che funge da ingresso monumentale, e simmetricamente da due fronti laterali con due ali di fiancheggiamento. Tutti i locali sono “alla prova”, cioè alla prova di bomba, in quanto lo strato di terreno (variabile da circa 1,50 m. fino a circa 3 metri nel corpo centrale per raggiungere i 4 metri nei corpi laterali) posto in copertura garantiva la sicurezza dei locali sottostanti del forte in caso di bombardamento delle artiglierie avversarie.
Dalle ali laterali, del Fronte di Gola, partono due gallerie che collegano dall’interno del terrapieno, sia i vani scala di accesso alle postazioni in barbetta sia le due caponiere simmetricamente poste ai lati di quella centrale. I ricoveri, locali destinati a deposito o a ricovero delle truppe in caso di necessità, si affacciano verso il cortile interno (piazza d’armi).
La Liguria celebra domenica 24 settembre, il fascino dell’Ottocento e del Novecento nel quartiere di Genova Nervi, con una passeggiata lungo il mare di Nervi intitolata a Anita Garibaldi e la visita alla Galleria Wolfsoniana. E’ una galleria d’arte moderna parte del polo museale del levante di Genova con una collezione creata dal filantropo statunitense Mitchell “Micky” Wolfson Jr e donata da lui a Genova, focalizzata in particolare sulle arti decorative e di propaganda del periodo 1880 – 1950.
Sono in preparazione altri due itinerari: il Comune di Recco e le sue eccellenze, la chiesa di San Siro di Struppa. Il fascino austero della architettura romanica che rivive in questa chiesa, già antica pieve, situata in zona collinare appartenente all’ultimo quartiere della Valbisagno, sarà approfondito con aspetti storici e visita alla struttura.
In Lombardia due passeggiate guidate incentrate sulle mura veneziane di Bergamo (domenica 24 settembre ore 10-13) e sul castello di Brescia (domenica 24 settembre ore 14.30-16.00): le attività disegnate dalla sezione lombarda dell’Istituto Italiano Castelli sono collegate a Bergamo Brescia Capitale della Cultura 2023: gli obiettivi principali sono la conoscenza partecipata, la valorizzazione di architetture e paesaggi che fanno parte integrante della storia delle due province interessate e la sensibilizzazione dell’opinione pubblica sulla loro tutela.
Il castello di San Vigilio in Bergamo, ad onta della sua storia millenaria e dei molti studi, pone ancora quesiti sul suo divenire nel tempo. Sorto in età altomedievale, segue, con alterne vicende, la storia della città fino al XIX secolo.
La sua fase più interessante è quella veneta, quando Venezia nel Cinquecento riforma, amplia e aggiorna alla moderna la fortificazione. Con la caduta della Serenissima, perde valore, viene dismesso e infine privatizzato; nel 1957 l’amministrazione Comunale ne acquista la parte più significativa. Nel 2017 l’Unesco lo inserisce nell’ambito del Sito delle opere di difesa veneziane, entra così nell’elenco dei “Beni Culturali dell’Umanità”.
Il luogo merita oggi (in ragione anche della Capitale italiana della Cultura 2023) d’essere visitato, studiato, valorizzato: veramente conosciuto.
La passeggiata sopra e sotto le Mura veneziane ha lo scopo di mostrare alcuni aspetti poco conosciuti di un patrimonio ben noto per la sua grandiosità e imponenza. Costruita dalla Serenissima nella seconda metà del Cinquecento a estrema difesa dei confini occidentali, l’opera fortificata si pone a metà strada tra una fortezza vera e propria e una cinta muraria. Si erge a difesa della parte più antica della città, tagliando fuori i borghi che si erano sviluppati al suo esterno verso la pianura, incontrando non poche difficoltà per la conformazione orografica del terreno. La visita comincerà dall’orto botanico, insediato sul bastione più settentrionale della cortina, con la polveriera recentemente restaurata, proseguirà con la porta Sant’Alessandro e il suo vano superiore, cui seguirà un percorso ai piedi delle mura, dove sono visibili le modifiche apportate alla fine dell’Ottocento per realizzare il viale soprastante, fino a raggiungere la porta San Giacomo ai piedi della quale sono presenti degli orti in uso a una cooperativa sociale.
Il castello di Brescia è un’imponente struttura fortificata costruita sul colle Cidneo che domina la città. La posizione del primitivo insediamento difensivo romano, nato sulla sommità dell’altura, è stata ripresa dalla rocca comunale medievale, poi restaurata dai Visconti. Alla fine del XVI secolo i veneziani costruirono ad una quota più bassa una moderna cerchia bastionata, trasformando l’antica struttura fortificata viscontea in una vera e propria fortezza. Agli inizi del XX secolo l’area fu acquistata dal comune e adibita a parco pubblico con alcuni edifici adibiti a museo (Museo delle armi e Museo del Risorgimento). La forma e le funzioni del fortilizio sono state fortemente condizionate dalle caratteristiche geo-topografiche del colle e sono variate nel tempo. Le 2 visite-sopralluogo (ore 14.30 e ore 16.00) saranno un’occasione per riflettere sul valore identitario del luogo e sulla necessità di tutelarlo e valorizzarlo.
In Piemonte nella giornata di domenica 17 settembre è aperto alle visite guidate a piedi il Castello ed il borgo di Ormea (CN); per chi volesse dedicare tutto il weekend a questa regione la delegazione IIC Piemonte Val D’Aosta ha organizzato la visita di altri due castelli della Val Tanaro (Bagnasco e Nucetto rispettivamente il 15 e 16 settembre).
Il castello sorge, con le sue imponenti strutture, sul rilievo che domina il borgo di Ormea, compreso tra il torrente Armella e il fianco nord-ovest dell’abitato stesso, cui si accede risalendo un suggestivo pendio terrazzato. La prima citazione del complesso risale al 1291, epoca in cui apparteneva, insieme al territorio sottoposto alla sua giurisdizione, ai marchesi di Ceva. Dopo un lungo periodo di abbandono, l’amministrazione comunale ha avviato un progetto di conoscenza, messa in sicurezza e valorizzazione delle strutture superstiti. Il primo lotto di lavori si è concluso a dicembre 2022, con la predisposizione di un nuovo accesso e la realizzazione di un sistema di illuminazione. Il sottostante abitato di Ormea conserva, oltre al castello, numerose testimonianze della sua origine bassomedievale. Tra le altre, meritano un cenno la chiesa di San Martino, che incorpora una delle trecentesche porte di accesso al borgo e conserva affreschi del XV secolo, la cosiddetta casa del marchese, quattrocentesca, e i resti delle mura.
La visita al borgo ed al castello di Bagnasco è dedicata agli allievi della scuola secondaria di primo grado. A seguito di una breve introduzione in aula, gli studenti verranno accompagnati nel Borgo, dove sono presenti ancora memorie delle antiche fortificazioni, attualmente inglobate nel tessuto edilizio. Si raggiunge la Torre maestra, costeggiando le antiche mura fino a raggiungere il Castello Marchionale, memoria dell’antico Marchesato di Ceva.
La visita al Castello di Nucetto evidenzia i recenti interventi di restauro e consolidamento nella struttura originaria, seppur in stato di rudere. In abbinamento è prevista la visita all’adiacente Chiesa dei SS Cosma e Damiano che, anche se frutto di una riplasmazione barocca, mantiene memorie quattrocentesche negli apparati decorativi murali. Il sito è raggiungibile a piedi o tramite navetta in partenza dal sottostante piazzale del cimitero.
In Sardegna fari accesi sui ruderi del castello di Medusa a Samugheo (OR), costruito in quattro fasi tra l’età Tardoantica e l’Alto Medioevo con un archeotrekking e una conferenza. I ruderi sorgono su un alto e scosceso dirupo nel territorio di Samugheo, antico centro abitato del Mandrolisai. Il maniero domina dall’alto una grande ansa del rio Araxisi, comunicazione fluviale tra le Barbagie e la pianura del Campidano. Del castello permangono le possenti mura della corte centrale e di alcuni ambienti di vita, all’interno dei quali, in anni passati, gli scavi archeologici hanno riportato alla luce interessanti testimonianze di vita quotidiana.
Sabato 23 settembre alle ore 11 e alle ore 12 due turni di ArcheoTrekking guidato al Castello di Medusa a cura degli studenti del Convitto Nazionale “Vittorio Emanuele II” di Cagliari partecipanti al progetto PCTO, appartenenti alle classi V B del Liceo Classico e V E del Liceo Classico Europeo. Il punto di ritrovo sarà il Rifugio del Castello di Medusa, dotato di parcheggio.
Domenica 24 settembre la conferenza ‘Un monumento da vivere tra storia e natura. Il Castello di Samugheo e il suo territorio’ si tiene dalle ore 16:30 alle ore 19:00 presso il MURATS – Museo Unico Regionale dell’Arte Tessile Sarda, via Bologna, Samugheo (OR).
Due sono le provincie della Sicilia protagoniste con architetture in diverso stato di conservazione, destinazione e fruizione: Siracusa con il castello Reale di Noto e la Noto attuale, Messina con il castello Branciforti nel piccolo comune di Raccuja e con l’inaugurazione della mostra Venti Anni del Premio Nazionale di Laurea “Salvatore Boscarino” nel capoluogo di provincia.
Il castello reale di Noto apre alle visite domenica 17 settembre dalle 10.30 alle 13, dove sarà presente anche il sindaco di Noto Corrado Figura. Sorge nell’unico punto, un istmo, che congiunge il Monte Alveria, circondato da profonde cave, alle propaggini dell’altipiano ibleo che fu sempre fortificato. I resti attuali, consolidati di recente, sono le imponenti rovine che hanno resistito al terribile terremoto dell’11 gennaio 1693 che distrusse, non solo il castello reale ma, l’intera antica città di Noto. Il castello reale ed i resti della città attorno, sono considerati la Pompei medievale. Campagne di scavo periodiche ma brevi si susseguono: occorrerebbe una sistematica riscoperta della città antica a suo tempo ricchissima di architetture civili e religiose di grande pregio. La cortina delle imponenti mura dotate di numerose torri e di porte di ingresso alla città si rileva ancora in buona parte del tracciato.
Le valli sottostanti sono meravigliosi paradisi naturalistici, attraversati da romantici torrenti che creano laghetti e che in passato venivano utilizzati per attività come le concerie. Il sito, di proprietà comunale, sottoposto a vincolo secondo la L. 1089/1939, è oggetto di studio e attenta cura da parte di un’associazione locale denominata ISVNA (Istituto di Studi per la Valorizzazione di Noto Antica), presieduta dall’appassionato studioso e storico netino, Francesco Balsamo.
Dopo la mattinata al castello, la giornata di visita prosegue nel pomeriggio nella Noto attuale, giardino di pietra, capitale del barocco del Vallo di Noto, Patrimonio dell’Umanità Unesco dal 2002.
Il Castello Branciforti di Raccuja (ME) domina dall’alto il piccolo paese e si presenta come una casa fortezza medievale affiancato da due torri circolari delle quali una è ridotta alle sole fondamenta. Restaurato di recente dalla Soprintendenza, la fruizione è ora totale e verrà adibito a museo civico, archivio storico e biblioteca comunale: sarà aperto domenica 24 settembre e arricchito da una passeggiata patrimoniale che permette di scoprire itinerari sostenibili e poco noti in quanto unici del territorio siciliano, come: le tholos e la possibilità di immergersi nel XVI secolo attraverso la visita del castello localizzato in Val Demone. Le altre tappe del percorso: Università di Messina, Museo Regionale di Messina, Via Francigena.
Sabato 23 Settembre alle 10, inaugurazione della mostra delle tesi di laurea sull’architettura fortificata, premiate negli ultimi 20 anni con il Premio Salvatore Boscarino all’Università di Messina. Dopo l’inaugurazione, dalle 13 alle 13.30, visita e colazione presso il Circolo della Borsa, un luogo suggestivo che unisce storia e arte, fondato nel 1805 da mercanti stranieri e imprenditori dell’aristocrazia peloritana. E’ tra i più antichi club d’Europa ed il più antico circolo culturale della Sicilia. Nel salone principale si potrà ammirare il quadro del pittore messinese Giacomo Conti, “La danza delle ore o delle stagioni”.
Dalle 15.30 alle 16 ‘Seguendo il Caravaggio’ una passeggiata all’interno del Museo Regionale di Messina con la mostra aperta fino al 14 ottobre che offre al visitatore la possibilità di ammirare varie opere, ancora oggetto di studio, fra le quali le famose tele del Caravaggio conservate al Museo di Messina, La Decollazione del Battista e L’Adorazione dei pastori.
In Toscana protagonista Firenze sabato 16 settembre con una conferenza di studio al Lyceum Club Internazionale (Lungarno Guicciardini n. 17, ore 16.30): ‘Storia di un dominio e cronache di recenti restauri: la Fortezza da Basso a Firenze’ con intervento di Maurizio De Vita.
In Trentino Alto Adige sabato 23 settembre visita e conferenza al Castel Belasi Campodenno in Val di Non. Il castello si erge nella frazione di Segonzone, a poca distanza da Campodenno, documentato per la prima volta nel 1291, in posizione strategica rispetto alla viabilità antica. La sua fondazione è verosimilmente legata alla politica di affermazione della famiglia tirolese di Mainardo in Val di Non, a scapito dei conti di Flavon. Architettonicamente si riconoscono due fasi principali, la prima delle quali vide la realizzazione dell’impianto principale in due tempi ravvicinati: dapprima il mastio, di forma pentagonale, una struttura annessa (ora distrutta), il palazzo quadrangolare; successivamente la cinta muraria, anch’essa pentagonale, la cappella castrense, altri edifici residenziali. Nella seconda fase furono eseguiti perlopiù lavori di ristrutturazione della zona residenziale e il rifacimento/ampliamento del tratto di cinta sud-ovest con l’inserimento del rivellino e di due bertesche. I lavori terminarono probabilmente entro il 1562, data incisa su un affresco di uno degli edifici tardi. Il complesso venne poi ulteriormente ripreso e ampliato fino ad assumere le forme moderne, recuperate da un recente restauro dopo il lento degrado subito nel corso del Novecento.
Dalle 9:30 alle 11:30 conversazione sul tema della gestione culturale dei castelli da parte di fondazioni private con Alessandro Armani e Manuela Dalmeri che illustreranno due diverse esperienze sul ruolo delle fondazioni (F.A.I. e Fondazione CastelPergine Onlus) nella gestione e valorizzazione di due castelli in Trentino.
L’Umbria, che nel weekend di maggio ha proposto visite guidate al borgo fortificato di Monte del Lago con un grande successo di pubblico, propone una giornata di studio, sabato 23 settembre, sul borgo nella frazione di San Feliciano presso il Museo della Pesca del lago Trasimeno.
Numerosi sono gli incantevoli centri abitati che si affacciano alle acque del lago Trasimeno, tra questi, adagiato su un promontorio che domina l’intero bacino lacustre vi è un caratteristico ed originale borgo fortificato: Monte del Lago. Questo antico insediamento ancor oggi conserva l’impianto urbanistico medievale, caratterizzato da una ripida gradinata che taglia idealmente il paese in due parti; a questa via principale afferiscono vicoli stretti e contorti, tra loro paralleli, a lato dei quali sorgono, una stretta all’altra, le case dei pescatori. Non mancano tuttavia alcune dimore gentilizie appartenute a nobili casate perugine, tra le quali spicca quella della famiglia Pompilij, dove la poetessa Vittoria Aganoor Pompilij compose delicatissimi versi, e Villa Palombaro Schnabl Rossi, residenza liberty appartenuta al musicologo Riccardo Schnabl Rossi che più volte ospitò l’amico Giacomo Puccini. Oggi la punta di diamante dell’economia di Monte del Lago è soprattutto il turismo; l’amenità del luogo, il silenzio, il fascino dei tramonti attraggono viaggiatori italiani e stranieri. Ogni anno agli inizi di settembre si tiene a Monte del Lago una manifestazione culturale che è tra le più attese e partecipate dell’area lacustre, il Festival delle Corrispondenze. Numerosi gli itinerari culturali collaterali proposti dai volontari in questa regione.
In Veneto, protagonista il sistema bastionato di Treviso di proprietà sia pubblica che privata con un convegno e visite guidate gratuite su prenotazione. Risalente alla prima metà del ‘500, è il sistema difensivo realizzato dalla Serenissima Repubblica di Venezia in risposta alla costituzione della Lega di Cambrai il 10 dicembre 1508; progetto di fra Giovanni Giocondo da Verona e Bartolomeo D’Alviano con coinvolgimento di Michele Sanmicheli. Sabato 23 settembre 2023 il convegno ‘Le strutture fortificate nell’evoluzione delle città venete’ si terrà dalle 09,30-13,30 e dalle 15,00-18,00 presso l’auditorium della Fondazione Benetton Studi e Ricerche (via Cornarotta n° 7 a Treviso) .e domenica 24 settembre visite in loco dalle ore 10,00 alle 13,00 e dalle 15,00 alle 18,00. Il monumento, che ha da poco compiuto 500 anni ha già subito nell’ultimo secolo una serie di trasformazioni che ne hanno modificato profondamente l’identità architettonica. I soli vincoli delle porte urbane e il vincolo paesaggistico non consentono un’adeguata tutela del sistema bastionato di Treviso.
Il sistema bastionato della città di Treviso cela anche percorsi sotterranei con casematte e cannoniere tuttora visitabili.
Il percorso guidato proposto lungo il sistema bastionato di Treviso inizia dal torrione di Santa Sofia, un luogo rimasto per troppo tempo sconosciuto e dal fascino misterioso che venne distrutto da un ordigno durante il bombardamento del 14 maggio 1944, ma i cui ambienti sotterranei originari si sono conservati intatti sotto il terrapieno fino ai giorni nostri. La visita prosegue fino al bastione di San Tomaso, situato ad est della porta omonima, all’interno del quale è possibile visitare le antiche cannoniere che nel 1500 ospitavano le postazioni di artiglieria a difesa del lato est della cortina muraria, verso S. Sofia, e a difesa di uno dei tre ingressi alla città, Porta San Tomaso. Nel secolo scorso, durante la prima e la seconda guerra mondiale, furono utilizzate come rifugio antiaereo come testimoniato dalla presenza di un cunicolo lungo circa 6,00 m scavato nello spessore della muratura del torrione. Il percorso prevede una visita alla struttura sotterranea ad uso militare ricavata alla base di porta San Tomaso, per poi proseguire lungo i percorsi d’acqua impostati dal famoso progettista di fortificazioni alla moderna, fra’ Giocondo da Verona, il quale sfruttò anche a scopo difensivo l’abbondante portata dei fiumi diretti verso il nucleo cittadino.
Il convegno nasce dall’alleanza tra le associazioni riunite per la tutela e valorizzazione del sistema bastionato trevigiano cementatasi nel giugno del 2019, con lo scopo di istituire un vincolo monumentale per la cerchia fortificata rinascimentale, purtroppo minacciata da progetti edilizi e di parcheggi sotterranei previsti nella fossa esterna e sopra i bastioni della fortezza. L’alleanza di associazioni ha realizzato un corposo dossier di analisi dell’intero sedime dei vari elementi che compongono il complesso sistema difensivo voluto dai veneziani, come il terrapieno interno, la cortina muraria, i bastioni, le strutture difensive sotterranee, il sistema idraulico della fossa e il muro di controscarpa esterno, promuovendo anche un breve filmato diffuso a tutta la cittadinanza, al fine di diffondere la consapevolezza sull’importante patrimonio storico- architettonico rappresentato dal principale monumento di Treviso.
Tra i relatori, in ordine di apparizione, oltre a cittadini e associazioni che parleranno delle altre esperienze di valorizzazione delle cinte murarie presenti in altre città venete: Luigi Latini, direttore della Fondazione Benetton, Mario Conte, Sindaco di Treviso, Luisella Pavan-Woolfe, Ambasciatrice-già direttrice ufficio di Venezia del Consiglio d’Europa; Paola Crucianelli, Simone Piaser, Mario Gemin, Alleanza delle Associazioni per la tutela del sistema bastionale di Treviso; Fiorenzo Meneghelli, vice-presidente Istituto Italiano Castelli e presidente sezione Veneto; Vincenzo Tine, Soprintendente (area metropolitana di Venezia e le province di Belluno, Padova e Treviso), Sandro Zampese, Assessore ai Lavori Pubblici di Treviso, Gianantonio Da Re, europalamentare Commissione Cultura, on. Marina Marchetto Alibrandi promotrice della risoluzione per la tutela del sistema bastionato di Treviso; Barbara Bissoli vicesindaco di Verona, Andrea Micalizzi vicesindaco di Padova, Stefano Mondini Presidente Fondazione Forte Marghera, comune Venezia.
Sabato 23 e domenica 24 settembre sarà possibile visitare anche il Castello di San Martino a Vittorio Veneto (TV), di proprietà della Diocesi. La visita del castello, a cura dell’architetto Marco Merello, permette di poter esplorare i giardini, le cappelle e la sala degli stemmi, con gli stemmi dei signorotti e dei vescovi e gli affreschi cinquecenteschi del soffitto.
Il castello di San Martino, oltre ad essere ancora la residenza del vescovo di Vittorio Veneto, ospita molti appuntamenti della diocesi vittoriese e rappresenta un punto di riferimento importante per la spiritualità e per l’arte di quest’area dell’Alta Marca Trevigiana.
A colpire il visitatore è in particolare il residuo di un grande torrione che domina il nucleo storico di Ceneda. L’artista Antonio Romagno nel 1403 così ne descriveva la vista: “Da quassù, entro il recinto del tuo Castello di San Martino, vedo saltellare le agili caprette, ed aggirarsi i variopinti pavoni. Allargando poi lo sguardo, ecco vallicelle sparse di viti e di olivi e distese di prati e campi di messi. E qui presso sul declivio del colle, una fonte garrula il cui limpido specchio pare attendere la dea ed il corteggio delle sue ninfe.”
Le attività previste in Friuli Venezia Giulia e Campania – rispettivamente ai giardini e alle serre del Castello di Miramare e al Castel dell’Ovo – sono rimandate alle prossime edizioni delle Giornate Nazionali dei Castelli a causa di imprevisti lavori di ripristino e restauro che rendono le strutture inaccessibili al pubblico.
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Giornate Nazionali dei Castelli, XXIV edizione, dal 16 al 24 settembre 2022 (con le Giornate Europee del Patrimonio)
visite guidate gratuite o a pagamento, conversazioni, convegni e conferenze, formazione professionale, premio di laurea, mostre e presentazioni, presentazioni di libri, trekking e altre attività di visita, corteo auto storiche, passeggiate patrimoniali
Organizzatore: Istituto Italiano Castelli Onlus (IIC)
Regioni coinvolte: 19 a maggio, 12 a settembre
hashtag: #giornatenazionalideicastelli2023
Sito web: http://www.istitutoitalianocastelli.it
FB: https://www.facebook.com/IstitutoItalianodeiCastelli/
IG: https://www.instagram.com/istituto_italiano_dei_castelli/
L’interesse crescente per l’architettura castellana, testimoniato anche dagli esiti positivi delle Giornate Nazionali promosse ogni anno dall’Istituto Italiano dei Castelli, e dalla curiosità suscitata in un pubblico di ogni fascia di età attraverso le campagne social, hanno indotto a programmare un ciclo nazionale di incontri virtuali sul tema, partendo da esperienze regionali talvolta ultradecennali.
L’Istituto Italiano dei Castelli è un’organizzazione nata nel 1964 con l’obiettivo culturale di portare l’attenzione pubblica sui castelli in quanto edifici di particolare valore architettonico, paesaggistico o archeologico che narrano ancora la storia di borghi e di comunità territoriali lungo tutta la nostra splendida penisola. Il ciclo seminariale che si propone è intitolato “I lunedì dei Castelli” e sarà un appuntamento serale autunnale per quanti vorranno avvicinarsi al variegato mondo delle fortificazioni e avranno piacere di incontrarsi con altri interessati e soci dell’IIC.
L’obiettivo del corso è quindi fornire ai partecipanti una prima chiave di lettura per la corretta conoscenza del vastissimo patrimonio di architettura fortificata ancora oggi presente sul territorio nazionale e che costituisce una componente fondamentale dei Beni Culturali Archeologici ed Architettonici. Il ciclo seminariale, che si svolgerà online su piattaforma Zoom Meeting, sarà articolato su 11 incontri, a cura di membri del Consiglio Scientifico dell’Istituto Italiano dei Castelli, di docenti delle università italiane esperti sulle specifiche tematiche, nonché da funzionari delle soprintendenze. Tra i temi trattati: le fortificazioni di età romana, l’architettura difensiva normanno- sveva, i castelli viscontei, i castelli della Sicilia, le artiglierie neurobalistiche e la rivoluzione della polvere da sparo, le trasformazioni dei castelli in Italia centrale e nel Mezzogiorno nel XV secolo, la fortificazione alla moderna e quella ottocentesca, la difesa costiera e l’iconografia dei castelli.
Uno straordinario percorso rivolto a tutti coloro che vogliono approfondire la conoscenza dell’affascinante ed immenso patrimonio castellano della nostra nazione, nonché agli operatori dei beni culturali, studenti, architetti ed ingegneri.
Informazioni generali:
Le lezioni si terranno online su piattaforma Zoom Meeting (con password di accesso riservata) e avranno la durata di 90 minuti ciascuna (compresa discussione). Gli iscritti avranno a disposizione le registrazioni delle lezioni. Quote di partecipazione: ordinaria € 100; studenti € 50. Soci dell’Istituto e ADSI: € 50. IBAN: IT60 R030 6909 6061 0000 0119 213 intestato all’Istituto Italiano dei Castelli. A fine corso agli iscritti sarà rilasciato attestato di frequenza. La partecipazione al ciclo di studi consente, agli studenti, di richiedere al proprio corso di laurea il riconoscimento di crediti per le attività a scelta/libere. Segreteria scientifica: Prof. arch. Marina Fumo, arch. Luigi Maglio, arch. Fiorenzo Meneghelli, dott. Leo Donnarumma Info ed iscrizioni: corsocastellologia@istitutoitalianocastelli.it tel. 392 7204031
Giornate Nazionali dei Castelli 2023
13/14 Maggio – 16/17/23/24 Settembre 2023
24esima edizione a cura dell’Istituto Italiano dei Castelli
RISORSE
Castelli d’Italia

La costruzione del grande castello, detto di San Michele dal giorno in cui presero ufficialmente il via i lavori, risale all’anno 1358, quando Nicolò II d’Este, sentendosi minacciato da una rivolta dei cittadini, esasperati da una nuova carestia e dalle restrizioni del governo, ne commissionò la costruzione all’architetto di corte, Bartolino da Novara.
La nuova costruzione sorse a ridosso della preesistente Torre dei Leoni, che venne inglobata nel nuovo edificio. Durante il regno di Ercole I (1471-1505), figlio di Nicolò II, il castello subì numerosi interventi soprattutto a livello decorativo, sia nelle parti interne che in quelle esterne. Nello stesso periodo vennero svolti importanti lavori di ampliamento lungo la direttrice che dalla vecchia struttura arrivava ai locali vicino alla Torre dei Leoni. Non solo, ad Ercole I va attribuito anche l’ampliamento delle mura cittadine, la famosa Addizione Erculea, che cambiò totalmente l’assetto urbano e collocò il castello al centro della città.
Nuovi ed importanti interventi si ebbero a partire dal 1534, quando Ercole II, succeduto al padre Alfonso I, li commissionò all’architetto e pittore Girolamo da Carpi, che trasformò definitivamente il castello in una vera e propria dimora principesca.
Nel 1570 un violento terremoto colpì la città e danneggiò il castello, che fu fatto restaurare da Alfonso II. Nel corso dei restauri fu commissionato anche un importante ciclo decorativo nell’Appartamento detto Dello Specchio.
Quando nel 1597 Alfonso II morì senza eredi, gli Este furono costretti ad abbandonare il castello e a trasferirsi nel vicino ducato di Modena. Il castello passò allora sotto il controllo dello Stato della Chiesa e divenne sede dei Cardinali Legati e da quel momento ebbe inizio la dispersione delle opere d’arte e degli arredi in esso contenuti.
Nei secolo XVII e XVIII non vi furono importanti interventi che ne modificarono l’aspetto.
Nel 1796 il castello fu occupato senza subire particolari cambiamenti dai Francesi di Napoleone e di seguito, nel 1813, dagli Austriaci vittoriosi. A partire dal XIX secolo, e fino all’annessione di Ferrara al Regno d’Italia, lavorarono al castello numerosi pittori che lo decorarono secondo gli stilemi del gusto ottocentesco. Il castello passò quindi al Demanio del Regno d’Italia e nel 1874, in seguito ad un’asta pubblica, alla Deputazione Provinciale, che lo destinò per quasi tutto il XX secolo a edificio di rappresentanza e sede di istituzioni statali ed enti locali.

Il castello di Villasor, in provincia di Cagliari, è uno dei rari esempi, in Sardegna, di casa signorile fortificata. Per le sue caratteristiche architettoniche, è facilmente riconducibile alla tipologia della masia, una sorta di fattoria baronale fortificata, evoluzione, di matrice spagnola, della villa di epoca romana. Edificato agli inizi del Quattrocento, il maniero presenta però schemi e moduli costruttivi strettamente legati al secolo precedente, per impostazione formale e per concezione tecnico-strutturale. Nel corso dei secoli essa ha subito profonde trasformazioni legate alle mutate esigenze funzionali, perdendo gradualmente la sua vocazione difensiva a vantaggio di quelle residenziale e agricola.
Il castello Siviller è oggi dislocato in posizione pressoché baricentrica rispetto al piccolo centro di Villasor, in prossimità della chiesa parrocchiale di San Biagio. Castello e chiesa, simboli del potere religioso e laico, hanno costituito un polo di aggregazione, attorno al quale, a partire dal XV secolo, si è sviluppata l’antica villa di Sorres. Villasor, infatti, costituisce un esempio di ripopolamento rurale legato all’iniziativa baronale, in contrapposizione alla volontà dei pastori barbaricini, che, ritenendo ormai acquisito il diritto di utilizzare queste zone per il pascolo, cercarono di impedirne la ricolonizzazione agricola.
Nel 1414 Giovanni Sivilleri, doganiere del castello di Cagliari e procuratore reale, divenne feudatario della ParteIppis. Il re Alfonso d’Aragona concesse in feudo a Giovanni Siviller l’intera Curatoria di Parte Ippis. La carta di infeudazione è datata 27 ottobre 1414, identifica con precisione i confini del nuovo feudo, e stabilisce che il futuro barone aveva diritto di esercitarvi la giustizia di primo grado civile e penale.
Il tentativo di ripopolare il villaggio di Sorres, quasi completamente abbandonato in seguito a pestilenze, carestie e scontri armati, provocò la reazione violenta dei pastori, in quanto la rifondazione dell’antico insediamento costituiva una minaccia per i propri interessi. Forse per questo, nel 1415, Sivilleri chiese ed ottenne l’autorizzazione a costruire una fortezza in prossimità della parrocchiale di Santa Maria, sita nei pressi della strada reale e demolita a metà Ottocento. La nuova fortezza doveva garantire la difesa degli abitanti dalle incursioni barbaricine, nonché da eventuali battaglie tra l’esercito aragonese e quello del giudicato d’Arborea. Inoltre, in ottemperanza a quanto previsto nell’atto di infeudazione, ospitava la residenza del feudatario. La scelta dell’area fu probabilmente influenzata anche dalla preesistenza di una torre con funzione di controllo o dogana, la cui struttura sarebbe stata inglobata nella nuova costruzione e ne avrebbe condizionato lo sviluppo planimetrico. Il castello non fu mai oggetto di conquista e subì un unico tentativo di assedio, a metà del Seicento, durante una controversia tra il marchese Biagio Alagon e Don Agostino Castelvì.
Con la definitiva conquista aragonese della Sardegna, il castello si trasformò rapidamente da baluardo difensivo in residenza signorile, conservando al suo interno alcuni ambienti adibiti a carceri. La proprietà del castello nel XV secolo passò dai Sivilleri ai Besora, agli inizi del XVI secolo fu ereditato da Giacomo Alagon ed elevato prima a Contea (1537) e poi a Marchesato (1594). La famiglia Alagon mantenne il possesso del Marchesato fino al XVIII secolo, quando passò alla famiglia De Sylva, fino all’abolizione del sistema feudale, (1835-1840). Nel XVIII secolo, come è attestato da alcuni contratti di appalto, si avviò la ristrutturazione del castello. Documenti ottocenteschi riportano ulteriori interventi che hanno previsto la demolizione e lo smontaggio di alcune parti, non meglio identificate, che sarebbero state recuperate e utilizzate dal fattore baronale, Giuseppe Pinna, per abbellire e risistemare la propria casa.
Inizialmente, dopo l’abolizione del sistema feudale, il castello ospitò la sede del Mandamento, le sedute del Consiglio e la scuola femminile. A metà del XIX secolo esso era ancora sede del carcere mandamentario, che poco dopo fu dismesso, mentre i detenuti venivano trasferiti nella nuova struttura detentiva di Buoncammino a Cagliari. Negli anni successivi all’Unità d’Italia, la famiglia De Sylva, proprietaria del castello ma residente in Spagna, procedette alla vendita di questo e dei consistenti fondi agricoli ad esso connessi, che furono acquistati dai Cossu, commercianti di Cagliari. La vendita della proprietà alla famiglia Cossu decretò la dismissione definitiva del castello come sede di pubblica utilità, e i suoi ambienti furono destinati a servizio esclusivo dell’attività agricola del nuovo proprietario, accogliendo depositi di granaglie e ricoveri per mezzi e attrezzature.
Nel 1910, identificato come bene di interesse architettonico, è stato vincolato ai sensi della L. 364/1909 e dichiarato ufficialmente Monumento Nazionale. Nel 1923 fu venduto a Cesare Abis, agricoltore benestante di Villasor, al quale nel 1940 fu intimato di sgomberare i locali della casa-forte, in quanto l’uso cui erano adibiti non era ritenuto confacente al valore storico-artistico ad essa attribuiti.
Nel 1985, l’amministrazione comunale ha avviato l’iter per l’acquisto del castello. Nel 1991, il castello insieme alle sue pertinenze è diventa proprietà comunale e già a partire dal 1988, la profesoressa Tatiana K. Kirova ha predisposto un progetto di massima per il restauro, prevendendo un primo intervento su intonaci e murature, pavimenti interni, solai e copertura, e infine la risoluzione dei collegamenti verticali e la sostituzione degli infissi. Successivamente, in seguito al completamento di un organico intervento di restauro condotto tra il 1988 e il 2004, il complesso monumentale è stato adibito a centro culturale, con l’allestimento di una biblioteca e di una mediateca.

Il primo nucleo abitato della futura città di Vigevano sorse in un luogo la cui naturale posizione difensiva ne avrebbe segnato il destino per sempre: da borgo fortificato in età comunale, Vigevano divenne infatti la sede di uno dei più significativi e importanti complessi fortificati italiani.
La storia di questa complessa struttura fortificata iniziò nel 1341, quando Vigevano entrò a far parte del vasto progetto visconteo di potenziamento e riforma delle fortificazioni della Signoria milanese. In quell’anno Luchino Visconti, che da poco era succeduto insieme al fratello, l’arcivescovo Giovanni, al nipote Azzone e già dal 1319 era stato eletto podestà del borgo, fece erigere a cavallo delle antiche mura di età comunale e al posto del preesistente castello una prima struttura fortificata.
Questo edificio, a pianta quadrata e detto “Rocca Vecchia”, fu il primo di una serie di costruzioni che, scandendo le successioni dei Visconti prima e degli Sforza poi, vennero a giustapporsi nel tempo, fino a trasformare il primo nucleo del castello in un gigantesco complesso monumentale che permea e domina tuttora l’intero centro storico di Vigevano.
Poiché la Rocca Vecchia aveva funzioni prettamente difensive, nel 1345 Luchino decise di far costruire sulla collinetta dove sorgeva il primo nucleo abitato del paese, dunque nel luogo più sicuro della città, un nuovo castello: una vera e propria residenza principesca dove vi potesse alloggiare con la famiglia e il suo seguito.
Questo secondo edificio, conosciuto con il nome di Maschio, si presentava come una struttura a pianta quadrata e torri quadrate agli angoli, così come voleva la tradizione architettonica dei castelli viscontei di pianura.
Per collegare le due strutture, sempre Luchino fece costruire una maestosa strada coperta sopraelevata, che con i suoi 163 metri di lunghezza e sette di larghezza attraversava una parte intera della città.
L’avvento al potere degli Sforza impresse nuovo impulso alla città di Vigevano, ed anche il castello conobbe una nuova fase di sviluppo (che va dal 1473 al 1494 circa): per volontà prima di Galeazzo Maria Sforza e poi di Ludovico Maria Sforza, detto il Moro, attorno al Maschio vennero costruiti nuovi edifici adibiti a scuderie capaci di contenere fino a quasi mille cavalli, mentre nella parte posteriore del maschio fu costruita una nuova ed elegante ala residenziale – detta “Loggia delle dame” – riservata alla sposa di Ludovico, Beatrice d’Este. Fu inoltre edificata la Torre a volume sovrapposti (detta impropriamente “bramantesca”), ma soprattutto, concepita come atrio nobile del castello, fu realizzata la piazza porticata, detta Ducale, un gioiello di rara bellezza rinascimentale, ancora oggi cuore pulsante della città.
A questi lavori collaborarono architetti di fama internazionale, in particolare Donato Bramante, del quale, grazie ai recenti lavori di restauro, è stata portata alla luce una splendida decorazione che abbelliva le facciate delle scuderie verso il cortile interno e che erano state scialbate.
Con la caduta di Ludovico il Moro (1499) e la successiva dominazione spagnola prima e austriaca poi, il castello conobbe un lungo periodo di declino e abbandono, durante il quale venne impropriamente adibito a caserma.
Tale abbandono si protrasse fino al 1967, anno in cui i militari si trasferirono definitivamente presso altre sedi. Dal 1978 sono iniziati i lavori di restauro che hanno parzialmente riportato il complesso al suo splendore.
Le sezioni regionali dell’Istituto
L’Istituto si articola in Sezioni. Esse, autonome nelle attività nel loro ambito, promuovono conferenze, seminari, visite di studio, attività di ricerca ed altre iniziative di promozione culturale del patrimonio castellano delle rispettive regioni di appartenenza




Nomenclatura Castellana
Un viaggio attraverso le parole che raccontano le parti di un castello,
dall’avamposto sino alle vedette
BLOG
Novità dal nostro blog
Giornate Nazionali dei Castelli:
Dopo il successo del weekend di maggio, la XXIV edizione continua su due weekend: 16-17 e 23-24 settembre 2023 in 12 regioni italiane
Grandi città e piccoli centri animati da visite guidate gratuite, attività culturali e itinerari speciali a nord, al centro, a sud della penisola – isole comprese.
23 tra fortezze, torri, cinte murarie, edifici fortificati e altre architetture a cui si aggiungono itinerari a piedi, suggerimenti per un weekend, conferenze, mostre
Le architetture protagoniste raccontate in diversi stati di conservazione, fruizione, destinazione e valorizzazione.
Forte Aurelia (Roma) si apre per la prima volta al pubblico
Il mondo dell’istruzione protagonista delle Giornate Nazionali 2023
L’Istituto Italiano Castelli, onlus a carattere scientifico fondata da Piero Gazzola nel 1964, per la prima volta nella sua lunga storia celebra la XXIV edizione delle Giornate Nazionali dei Castelli in un triplo weekend.
Il primo si è tenuto il 13 e 14 maggio e le fortezze italiane sono state celebrate con visite guidate e altre attività culturali che continueranno anche dal 16 al 24 settembre, con gli eventi che si svolgono il 23 e 24 settembre parte anche del ricco calendario delle Giornate Europee del Patrimonio organizzate dal Consiglio d’Europa, d’intesa con il MIC (Ministero della Cultura) che patrocina le Giornate Nazionali dei Castelli sin dalla prima edizione.
In occasione del doppio appuntamento di settembre, i volontari della onlus scelgono molti siti selezionati solo per queste Giornate, da nord a sud della penisola isole comprese.
Con tre weekend di visite nel 2023, il valore ed il riutilizzo delle architetture fortificate italiane in ogni stato di conservazione potrà essere vissuto da numeri sempre più importanti di appassionati e turisti.
I visitatori avranno anche a disposizione itinerari culturali aggiuntivi per la maggior parte percorribili a piedi.
Studiati e condotti dagli esperti e studiosi della onlus organizzatrice, hanno lo scopo di contestualizzare le architetture e la loro storia nel paesaggio e nella comunità territoriale a cui appartengono da secoli e per la quale potrebbero essere volano di una seconda opportunità di rilancio.
‘E’sempre difficile scegliere dove trascorrere un fine settimana in Italia durante le Giornate Nazionali dei Castelli. Quest’anno abbiamo deciso, raddoppiando gli sforzi organizzativi, di aggiungere siti collaterali e numerosi itinerari turistici a piedi che famiglie e turisti hanno molto gradito negli anni precedenti. E, d’intesa con le forze armate che lo gestiscono e lo stanno riportando a una nuova funzione museale che vedrà la luce tra due anni, apriamo per la prima volta alle visite guidate, a Roma, il Forte Aurelia in restauro. ’ afferma l’imprenditrice siciliana Michaela Marullo Stagno D’Alcontres, nuova presidente della onlus organizzatrice.
‘Facendo seguito al grande impegno durante la presidenza di Fabio Pignatelli della Leonessa ,volto ad ampliare la comunicazione e a dare maggiore risalto alle Giornate Nazionali dei Castelli, è stata prevista, oltre alle date di maggio, una seconda replica delle Giornate , sia il weekend del 16 e 17 settembre che quello del 23-24 settembre quando, aderendo alle Giornate Europee del Patrimonio, saranno aperti sia alcuni siti di maggio che altri nuovi. Siamo fiduciosi di poter contare, per la buona riuscita delle Giornate, sulla collaborazione delle amministrazioni locali, delle scuole e delle università ,delle soprintendenze , dei mezzi di comunicazione e di tutte le associazioni con le quali abbiamo accordi nazionali tra cui l’ASI, l’UNPLI e molte altre.
La sinergia tra pubblico e privato è l’altro faro guida nell’attività volontaria per l’Istituto: diamo vita a progetti di pubblica utilità che sottolineano ancora una volta la cura del bene comune e la valorizzazione di fortificazioni ad alto valore simbolico.
Ultimo testimone è il progetto di illuminazione della cortina esterna del Forte del SS. Salvatore di Messina, monumento del cuore per i cittadini messinesi e per i visitatori; il suo lungo bastione nel porto cittadino ora risplende di notte e permette di sfruttare uno spazio sottoutilizzato nelle ore serali.
A breve inizieranno i lavori dell’illuminazione artistica del monumento e ciò consentirà alla cittadinanza di sentirsi unita in importanti fasi della vita, come accaduto con l’illuminazione tricolore durante la pandemia e la visita alla città del Capo dello Stato.
I castelli italiani sono un tesoro composto di storia, di geografie sociali, di gesta di donne e uomini che nei secoli hanno animato, popolato e guidato territori, economie, grazie alla cultura del saper fare italiano. Salvaguardare i castelli non è solo materia di architettura, restauro, filologia ed alto artigianato ma un coacervo di azioni che riportano in luce siti spesso dimenticati ma legati indissolubilmente a città e borghi, vallate e belvederi. Un progetto adeguato di valorizzazione del patrimonio castellano consentirà alle generazioni future di ritrovare i segni tangibili della storia. Inoltre, il turismo castellano sarebbe capace di muovere grandi interessi e di risvegliare anche le aree più interne delle nostre regioni rivalutando l’economia e le risorse locali.
Il nostro impegno nello studio, nel censimento e nella salvaguardia di forti, torri, bastioni e cinte murarie, di piccoli e grandi castelli in ogni stato di conservazione si protende soprattutto verso i giovani. E’ stato prioritario anche in questa edizione per l’Istituto coinvolgere numerose scolaresche a ideare e partecipare in prima persona alle visite come accade ad esempio in Sardegna dove per il terzo anno consecutivo i protagonisti sono gli studenti di un convitto di Cagliari .
Le Giornate Nazionali dei Castelli che quest’anno sono giunte alla XXIV edizione, sono sicuramente uno strumento indispensabile e di grandissima potenzialità per la crescita dell’associazione. Lo stesso dicasi per il nostro Premio di Laurea (di cui a Messina organizziamo una speciale mostra in occasione dei 20 anni), per le attività scientifiche, per le varie pubblicazioni, tra cui le riviste Castellum e Cronache Castellane, la collana editoriale Castella.’ conclude.
L’Abruzzo, una delle regioni più ricche di architetture fortificate d’Italia, dopo il successo delle visite dedicate a Teramo a maggio dove sono state illustrate la cinta muraria, le porte della città ed un castello privato, celebra Vasto sabato 23 settembre con una passeggiata guidata alle mura cittadine per l’intera giornata. Al termine della giornata, i volontari dell’Istituto Italiano Castelli inaugurano la seconda delegazione regionale in città dopo quella ubicata nel capoluogo l’Aquila.
La cinta muraria cittadina si ricollegava al castello Caldoresco tramite la porta Castello, non più presente. Parte delle mura furono stravolte nel XX secolo con l’aggiunta di abitazioni e la realizzazione nel lato sud dello spiazzo di largo Guglielmo Marconi: saranno illustrati durante la visita la Torre di Bassano, Porta Catena, la Torre di Diomede e quella di Santo Spirito, Porta Nuova e la Chiesa di Santa Maria Maggiore (XI sec.), il Duomo di Vasto. Dopo pranzo, visita a Palazzo d’Avalos ed una speciale passeggiata archeologica su via Adriatica che include la chiesa di San Pietro ed il complesso termale di Vasto, l’antica Histonium, il più esteso su tutta la fascia costiera adriatica dell’Italia centro-meridionale.
La Basilicata apre sia il 16 che il 17 settembre con visite guidate gratuite Valsinni, castello di proprietà privata ottimamente conservato ed edificato dal X all’XI sec. da probabile ampliamento di una precedente fortificazione longobarda: si erge sull’abitato, in posizione dominante sul territorio circostante e, in particolare, sull’ultima chiusa del fiume Sinni prima che questo sfoci nel Mar Ionio. La storia del maniero lascia trasparire una complessa stratificazione architettonica ancora non pienamente decifrata e oggetto di ricerche archeologiche.
Il piccolo centro abitato è anche uno dei primi parchi letterari d’Italia, con cui i membri dell’Istituto Italiano Castelli collaborano per realizzare un ricco programma durante le Giornate Nazionali dei Castelli. Va ricordata, inoltre, la manifestazione annuale “L’Estate di Isabella” che offre eventi culturali, itinerari poetici, mostre temporanee, spettacoli teatrali e rassegne gastronomiche con giovani in costume che accolgono i visitatori sulle note dei menestrelli, all’ombra dell’imponente castello.
La figura di Isabella Morra, letterata petrarchista della prima metà del XVI secolo, è legata, infatti, al castello: proprio nella rocca ha vissuto in condizione di isolamento e segregazione fino alla prematura scomparsa per mano dei fratelli, in seguito alla scoperta di una presunta relazione della nobildonna con Diego Sandoval de Castro, barone di Bollita (la vicina Nova Siri). La tragica vicenda biografica di Isabella Morra è rimasta a lungo nell’oblio, fino alla riscoperta condotta da Benedetto Croce nel primo Novecento e alle recenti riletture femministe, prevalentemente in ambito statunitense, dei componimenti letterar
In Lazio per la prima volta si apre al pubblico, sabato 16 settembre, il Forte Aurelia, in collaborazione con la Guardia di Finanza. Radiato dalle fortificazioni dello stato nel 1919, pur mantenendo un uso militare fino al 1944, dallo stesso anno è diventato posto di soccorso della Croce Rossa Italiana e nel 1958 è sede del Centro Logistico della Guardia di Finanza. Il Forte Aurelia, costituisce una presenza storica significativa in un’area densamente abitata e nel contempo si pone come la propaggine estrema della Riserva Naturale della Valle dei Casali. Il recupero di Forte AURELIA, prevede la realizzazione di un sistema museale ed espositivo temporaneo, di una sala polifunzionale, di un’ampia area a verde, ecc. tutto questo può far diventare il forte un importante attrattore culturale a servizio sia dell’ambito urbano in cui è inserito che della città intera. Gli interventi di recupero iniziati nel 2017 stanno riportando forte Aurelia al suo impianto originario.
Forte Aurelia (1877-1881) è tra i primi forti realizzati del costruendo Campo Trincerato di Roma , si colloca lungo la strada romana Aurelia a circa tre chilometri dalla porta urbana San Pancrazio. Il presidio del forte, in fase di mobilitazione poteva ospitare un presidio di 510 uomini ( 350 fanti, 150 artiglieri e 10 ausiliari) che poteva ulteriormente espandersi fino a 700 uomini. Il forte era armato di 22 cannoni, obici e mortai, posizionati allo scoperto sul terrapieno del fronte offensivo e nei fianchi.
L’impianto storico del forte è riconducibile ad un disegno di un trapezio isoscele, con fronte bastionato di gola e da un fronte offensivo a sviluppo rettilineo con una caponiera centrale e da due simmetriche caponiere poste agli angoli a difesa del fossato secco perimetrale. Il forte è dotato di due polveriere sotterrane.
L’accesso al forte era protetto da un “rivellino” terrapienato a forma triangolare da cui si accedeva attraverso un ponte levatoio.
Il fronte di gola configurato a “C” aperta è costituito da un corpo centrale che funge da ingresso monumentale, e simmetricamente da due fronti laterali con due ali di fiancheggiamento. Tutti i locali sono “alla prova”, cioè alla prova di bomba, in quanto lo strato di terreno (variabile da circa 1,50 m. fino a circa 3 metri nel corpo centrale per raggiungere i 4 metri nei corpi laterali) posto in copertura garantiva la sicurezza dei locali sottostanti del forte in caso di bombardamento delle artiglierie avversarie.
Dalle ali laterali, del Fronte di Gola, partono due gallerie che collegano dall’interno del terrapieno, sia i vani scala di accesso alle postazioni in barbetta sia le due caponiere simmetricamente poste ai lati di quella centrale. I ricoveri, locali destinati a deposito o a ricovero delle truppe in caso di necessità, si affacciano verso il cortile interno (piazza d’armi).
La Liguria celebra domenica 24 settembre, il fascino dell’Ottocento e del Novecento nel quartiere di Genova Nervi, con una passeggiata lungo il mare di Nervi intitolata a Anita Garibaldi e la visita alla Galleria Wolfsoniana. E’ una galleria d’arte moderna parte del polo museale del levante di Genova con una collezione creata dal filantropo statunitense Mitchell “Micky” Wolfson Jr e donata da lui a Genova, focalizzata in particolare sulle arti decorative e di propaganda del periodo 1880 – 1950.
Sono in preparazione altri due itinerari: il Comune di Recco e le sue eccellenze, la chiesa di San Siro di Struppa. Il fascino austero della architettura romanica che rivive in questa chiesa, già antica pieve, situata in zona collinare appartenente all’ultimo quartiere della Valbisagno, sarà approfondito con aspetti storici e visita alla struttura.
In Lombardia due passeggiate guidate incentrate sulle mura veneziane di Bergamo (domenica 24 settembre ore 10-13) e sul castello di Brescia (domenica 24 settembre ore 14.30-16.00): le attività disegnate dalla sezione lombarda dell’Istituto Italiano Castelli sono collegate a Bergamo Brescia Capitale della Cultura 2023: gli obiettivi principali sono la conoscenza partecipata, la valorizzazione di architetture e paesaggi che fanno parte integrante della storia delle due province interessate e la sensibilizzazione dell’opinione pubblica sulla loro tutela.
Il castello di San Vigilio in Bergamo, ad onta della sua storia millenaria e dei molti studi, pone ancora quesiti sul suo divenire nel tempo. Sorto in età altomedievale, segue, con alterne vicende, la storia della città fino al XIX secolo.
La sua fase più interessante è quella veneta, quando Venezia nel Cinquecento riforma, amplia e aggiorna alla moderna la fortificazione. Con la caduta della Serenissima, perde valore, viene dismesso e infine privatizzato; nel 1957 l’amministrazione Comunale ne acquista la parte più significativa. Nel 2017 l’Unesco lo inserisce nell’ambito del Sito delle opere di difesa veneziane, entra così nell’elenco dei “Beni Culturali dell’Umanità”.
Il luogo merita oggi (in ragione anche della Capitale italiana della Cultura 2023) d’essere visitato, studiato, valorizzato: veramente conosciuto.
La passeggiata sopra e sotto le Mura veneziane ha lo scopo di mostrare alcuni aspetti poco conosciuti di un patrimonio ben noto per la sua grandiosità e imponenza. Costruita dalla Serenissima nella seconda metà del Cinquecento a estrema difesa dei confini occidentali, l’opera fortificata si pone a metà strada tra una fortezza vera e propria e una cinta muraria. Si erge a difesa della parte più antica della città, tagliando fuori i borghi che si erano sviluppati al suo esterno verso la pianura, incontrando non poche difficoltà per la conformazione orografica del terreno. La visita comincerà dall’orto botanico, insediato sul bastione più settentrionale della cortina, con la polveriera recentemente restaurata, proseguirà con la porta Sant’Alessandro e il suo vano superiore, cui seguirà un percorso ai piedi delle mura, dove sono visibili le modifiche apportate alla fine dell’Ottocento per realizzare il viale soprastante, fino a raggiungere la porta San Giacomo ai piedi della quale sono presenti degli orti in uso a una cooperativa sociale.
Il castello di Brescia è un’imponente struttura fortificata costruita sul colle Cidneo che domina la città. La posizione del primitivo insediamento difensivo romano, nato sulla sommità dell’altura, è stata ripresa dalla rocca comunale medievale, poi restaurata dai Visconti. Alla fine del XVI secolo i veneziani costruirono ad una quota più bassa una moderna cerchia bastionata, trasformando l’antica struttura fortificata viscontea in una vera e propria fortezza. Agli inizi del XX secolo l’area fu acquistata dal comune e adibita a parco pubblico con alcuni edifici adibiti a museo (Museo delle armi e Museo del Risorgimento). La forma e le funzioni del fortilizio sono state fortemente condizionate dalle caratteristiche geo-topografiche del colle e sono variate nel tempo. Le 2 visite-sopralluogo (ore 14.30 e ore 16.00) saranno un’occasione per riflettere sul valore identitario del luogo e sulla necessità di tutelarlo e valorizzarlo.
In Piemonte nella giornata di domenica 17 settembre è aperto alle visite guidate a piedi il Castello ed il borgo di Ormea (CN); per chi volesse dedicare tutto il weekend a questa regione la delegazione IIC Piemonte Val D’Aosta ha organizzato la visita di altri due castelli della Val Tanaro (Bagnasco e Nucetto rispettivamente il 15 e 16 settembre).
Il castello sorge, con le sue imponenti strutture, sul rilievo che domina il borgo di Ormea, compreso tra il torrente Armella e il fianco nord-ovest dell’abitato stesso, cui si accede risalendo un suggestivo pendio terrazzato. La prima citazione del complesso risale al 1291, epoca in cui apparteneva, insieme al territorio sottoposto alla sua giurisdizione, ai marchesi di Ceva. Dopo un lungo periodo di abbandono, l’amministrazione comunale ha avviato un progetto di conoscenza, messa in sicurezza e valorizzazione delle strutture superstiti. Il primo lotto di lavori si è concluso a dicembre 2022, con la predisposizione di un nuovo accesso e la realizzazione di un sistema di illuminazione. Il sottostante abitato di Ormea conserva, oltre al castello, numerose testimonianze della sua origine bassomedievale. Tra le altre, meritano un cenno la chiesa di San Martino, che incorpora una delle trecentesche porte di accesso al borgo e conserva affreschi del XV secolo, la cosiddetta casa del marchese, quattrocentesca, e i resti delle mura.
La visita al borgo ed al castello di Bagnasco è dedicata agli allievi della scuola secondaria di primo grado. A seguito di una breve introduzione in aula, gli studenti verranno accompagnati nel Borgo, dove sono presenti ancora memorie delle antiche fortificazioni, attualmente inglobate nel tessuto edilizio. Si raggiunge la Torre maestra, costeggiando le antiche mura fino a raggiungere il Castello Marchionale, memoria dell’antico Marchesato di Ceva.
La visita al Castello di Nucetto evidenzia i recenti interventi di restauro e consolidamento nella struttura originaria, seppur in stato di rudere. In abbinamento è prevista la visita all’adiacente Chiesa dei SS Cosma e Damiano che, anche se frutto di una riplasmazione barocca, mantiene memorie quattrocentesche negli apparati decorativi murali. Il sito è raggiungibile a piedi o tramite navetta in partenza dal sottostante piazzale del cimitero.
In Sardegna fari accesi sui ruderi del castello di Medusa a Samugheo (OR), costruito in quattro fasi tra l’età Tardoantica e l’Alto Medioevo con un archeotrekking e una conferenza. I ruderi sorgono su un alto e scosceso dirupo nel territorio di Samugheo, antico centro abitato del Mandrolisai. Il maniero domina dall’alto una grande ansa del rio Araxisi, comunicazione fluviale tra le Barbagie e la pianura del Campidano. Del castello permangono le possenti mura della corte centrale e di alcuni ambienti di vita, all’interno dei quali, in anni passati, gli scavi archeologici hanno riportato alla luce interessanti testimonianze di vita quotidiana.
Sabato 23 settembre alle ore 11 e alle ore 12 due turni di ArcheoTrekking guidato al Castello di Medusa a cura degli studenti del Convitto Nazionale “Vittorio Emanuele II” di Cagliari partecipanti al progetto PCTO, appartenenti alle classi V B del Liceo Classico e V E del Liceo Classico Europeo. Il punto di ritrovo sarà il Rifugio del Castello di Medusa, dotato di parcheggio.
Domenica 24 settembre la conferenza ‘Un monumento da vivere tra storia e natura. Il Castello di Samugheo e il suo territorio’ si tiene dalle ore 16:30 alle ore 19:00 presso il MURATS – Museo Unico Regionale dell’Arte Tessile Sarda, via Bologna, Samugheo (OR).
Due sono le provincie della Sicilia protagoniste con architetture in diverso stato di conservazione, destinazione e fruizione: Siracusa con il castello Reale di Noto e la Noto attuale, Messina con il castello Branciforti nel piccolo comune di Raccuja e con l’inaugurazione della mostra Venti Anni del Premio Nazionale di Laurea “Salvatore Boscarino” nel capoluogo di provincia.
Il castello reale di Noto apre alle visite domenica 17 settembre dalle 10.30 alle 13, dove sarà presente anche il sindaco di Noto Corrado Figura. Sorge nell’unico punto, un istmo, che congiunge il Monte Alveria, circondato da profonde cave, alle propaggini dell’altipiano ibleo che fu sempre fortificato. I resti attuali, consolidati di recente, sono le imponenti rovine che hanno resistito al terribile terremoto dell’11 gennaio 1693 che distrusse, non solo il castello reale ma, l’intera antica città di Noto. Il castello reale ed i resti della città attorno, sono considerati la Pompei medievale. Campagne di scavo periodiche ma brevi si susseguono: occorrerebbe una sistematica riscoperta della città antica a suo tempo ricchissima di architetture civili e religiose di grande pregio. La cortina delle imponenti mura dotate di numerose torri e di porte di ingresso alla città si rileva ancora in buona parte del tracciato.
Le valli sottostanti sono meravigliosi paradisi naturalistici, attraversati da romantici torrenti che creano laghetti e che in passato venivano utilizzati per attività come le concerie. Il sito, di proprietà comunale, sottoposto a vincolo secondo la L. 1089/1939, è oggetto di studio e attenta cura da parte di un’associazione locale denominata ISVNA (Istituto di Studi per la Valorizzazione di Noto Antica), presieduta dall’appassionato studioso e storico netino, Francesco Balsamo.
Dopo la mattinata al castello, la giornata di visita prosegue nel pomeriggio nella Noto attuale, giardino di pietra, capitale del barocco del Vallo di Noto, Patrimonio dell’Umanità Unesco dal 2002.
Il Castello Branciforti di Raccuja (ME) domina dall’alto il piccolo paese e si presenta come una casa fortezza medievale affiancato da due torri circolari delle quali una è ridotta alle sole fondamenta. Restaurato di recente dalla Soprintendenza, la fruizione è ora totale e verrà adibito a museo civico, archivio storico e biblioteca comunale: sarà aperto domenica 24 settembre e arricchito da una passeggiata patrimoniale che permette di scoprire itinerari sostenibili e poco noti in quanto unici del territorio siciliano, come: le tholos e la possibilità di immergersi nel XVI secolo attraverso la visita del castello localizzato in Val Demone. Le altre tappe del percorso: Università di Messina, Museo Regionale di Messina, Via Francigena.
Sabato 23 Settembre alle 10, inaugurazione della mostra delle tesi di laurea sull’architettura fortificata, premiate negli ultimi 20 anni con il Premio Salvatore Boscarino all’Università di Messina. Dopo l’inaugurazione, dalle 13 alle 13.30, visita e colazione presso il Circolo della Borsa, un luogo suggestivo che unisce storia e arte, fondato nel 1805 da mercanti stranieri e imprenditori dell’aristocrazia peloritana. E’ tra i più antichi club d’Europa ed il più antico circolo culturale della Sicilia. Nel salone principale si potrà ammirare il quadro del pittore messinese Giacomo Conti, “La danza delle ore o delle stagioni”.
Dalle 15.30 alle 16 ‘Seguendo il Caravaggio’ una passeggiata all’interno del Museo Regionale di Messina con la mostra aperta fino al 14 ottobre che offre al visitatore la possibilità di ammirare varie opere, ancora oggetto di studio, fra le quali le famose tele del Caravaggio conservate al Museo di Messina, La Decollazione del Battista e L’Adorazione dei pastori.
In Toscana protagonista Firenze sabato 16 settembre con una conferenza di studio al Lyceum Club Internazionale (Lungarno Guicciardini n. 17, ore 16.30): ‘Storia di un dominio e cronache di recenti restauri: la Fortezza da Basso a Firenze’ con intervento di Maurizio De Vita.
In Trentino Alto Adige sabato 23 settembre visita e conferenza al Castel Belasi Campodenno in Val di Non. Il castello si erge nella frazione di Segonzone, a poca distanza da Campodenno, documentato per la prima volta nel 1291, in posizione strategica rispetto alla viabilità antica. La sua fondazione è verosimilmente legata alla politica di affermazione della famiglia tirolese di Mainardo in Val di Non, a scapito dei conti di Flavon. Architettonicamente si riconoscono due fasi principali, la prima delle quali vide la realizzazione dell’impianto principale in due tempi ravvicinati: dapprima il mastio, di forma pentagonale, una struttura annessa (ora distrutta), il palazzo quadrangolare; successivamente la cinta muraria, anch’essa pentagonale, la cappella castrense, altri edifici residenziali. Nella seconda fase furono eseguiti perlopiù lavori di ristrutturazione della zona residenziale e il rifacimento/ampliamento del tratto di cinta sud-ovest con l’inserimento del rivellino e di due bertesche. I lavori terminarono probabilmente entro il 1562, data incisa su un affresco di uno degli edifici tardi. Il complesso venne poi ulteriormente ripreso e ampliato fino ad assumere le forme moderne, recuperate da un recente restauro dopo il lento degrado subito nel corso del Novecento.
Dalle 9:30 alle 11:30 conversazione sul tema della gestione culturale dei castelli da parte di fondazioni private con Alessandro Armani e Manuela Dalmeri che illustreranno due diverse esperienze sul ruolo delle fondazioni (F.A.I. e Fondazione CastelPergine Onlus) nella gestione e valorizzazione di due castelli in Trentino.
L’Umbria, che nel weekend di maggio ha proposto visite guidate al borgo fortificato di Monte del Lago con un grande successo di pubblico, propone una giornata di studio, sabato 23 settembre, sul borgo nella frazione di San Feliciano presso il Museo della Pesca del lago Trasimeno.
Numerosi sono gli incantevoli centri abitati che si affacciano alle acque del lago Trasimeno, tra questi, adagiato su un promontorio che domina l’intero bacino lacustre vi è un caratteristico ed originale borgo fortificato: Monte del Lago. Questo antico insediamento ancor oggi conserva l’impianto urbanistico medievale, caratterizzato da una ripida gradinata che taglia idealmente il paese in due parti; a questa via principale afferiscono vicoli stretti e contorti, tra loro paralleli, a lato dei quali sorgono, una stretta all’altra, le case dei pescatori. Non mancano tuttavia alcune dimore gentilizie appartenute a nobili casate perugine, tra le quali spicca quella della famiglia Pompilij, dove la poetessa Vittoria Aganoor Pompilij compose delicatissimi versi, e Villa Palombaro Schnabl Rossi, residenza liberty appartenuta al musicologo Riccardo Schnabl Rossi che più volte ospitò l’amico Giacomo Puccini. Oggi la punta di diamante dell’economia di Monte del Lago è soprattutto il turismo; l’amenità del luogo, il silenzio, il fascino dei tramonti attraggono viaggiatori italiani e stranieri. Ogni anno agli inizi di settembre si tiene a Monte del Lago una manifestazione culturale che è tra le più attese e partecipate dell’area lacustre, il Festival delle Corrispondenze. Numerosi gli itinerari culturali collaterali proposti dai volontari in questa regione.
In Veneto, protagonista il sistema bastionato di Treviso di proprietà sia pubblica che privata con un convegno e visite guidate gratuite su prenotazione. Risalente alla prima metà del ‘500, è il sistema difensivo realizzato dalla Serenissima Repubblica di Venezia in risposta alla costituzione della Lega di Cambrai il 10 dicembre 1508; progetto di fra Giovanni Giocondo da Verona e Bartolomeo D’Alviano con coinvolgimento di Michele Sanmicheli. Sabato 23 settembre 2023 il convegno ‘Le strutture fortificate nell’evoluzione delle città venete’ si terrà dalle 09,30-13,30 e dalle 15,00-18,00 presso l’auditorium della Fondazione Benetton Studi e Ricerche (via Cornarotta n° 7 a Treviso) .e domenica 24 settembre visite in loco dalle ore 10,00 alle 13,00 e dalle 15,00 alle 18,00. Il monumento, che ha da poco compiuto 500 anni ha già subito nell’ultimo secolo una serie di trasformazioni che ne hanno modificato profondamente l’identità architettonica. I soli vincoli delle porte urbane e il vincolo paesaggistico non consentono un’adeguata tutela del sistema bastionato di Treviso.
Il sistema bastionato della città di Treviso cela anche percorsi sotterranei con casematte e cannoniere tuttora visitabili.
Il percorso guidato proposto lungo il sistema bastionato di Treviso inizia dal torrione di Santa Sofia, un luogo rimasto per troppo tempo sconosciuto e dal fascino misterioso che venne distrutto da un ordigno durante il bombardamento del 14 maggio 1944, ma i cui ambienti sotterranei originari si sono conservati intatti sotto il terrapieno fino ai giorni nostri. La visita prosegue fino al bastione di San Tomaso, situato ad est della porta omonima, all’interno del quale è possibile visitare le antiche cannoniere che nel 1500 ospitavano le postazioni di artiglieria a difesa del lato est della cortina muraria, verso S. Sofia, e a difesa di uno dei tre ingressi alla città, Porta San Tomaso. Nel secolo scorso, durante la prima e la seconda guerra mondiale, furono utilizzate come rifugio antiaereo come testimoniato dalla presenza di un cunicolo lungo circa 6,00 m scavato nello spessore della muratura del torrione. Il percorso prevede una visita alla struttura sotterranea ad uso militare ricavata alla base di porta San Tomaso, per poi proseguire lungo i percorsi d’acqua impostati dal famoso progettista di fortificazioni alla moderna, fra’ Giocondo da Verona, il quale sfruttò anche a scopo difensivo l’abbondante portata dei fiumi diretti verso il nucleo cittadino.
Il convegno nasce dall’alleanza tra le associazioni riunite per la tutela e valorizzazione del sistema bastionato trevigiano cementatasi nel giugno del 2019, con lo scopo di istituire un vincolo monumentale per la cerchia fortificata rinascimentale, purtroppo minacciata da progetti edilizi e di parcheggi sotterranei previsti nella fossa esterna e sopra i bastioni della fortezza. L’alleanza di associazioni ha realizzato un corposo dossier di analisi dell’intero sedime dei vari elementi che compongono il complesso sistema difensivo voluto dai veneziani, come il terrapieno interno, la cortina muraria, i bastioni, le strutture difensive sotterranee, il sistema idraulico della fossa e il muro di controscarpa esterno, promuovendo anche un breve filmato diffuso a tutta la cittadinanza, al fine di diffondere la consapevolezza sull’importante patrimonio storico- architettonico rappresentato dal principale monumento di Treviso.
Tra i relatori, in ordine di apparizione, oltre a cittadini e associazioni che parleranno delle altre esperienze di valorizzazione delle cinte murarie presenti in altre città venete: Luigi Latini, direttore della Fondazione Benetton, Mario Conte, Sindaco di Treviso, Luisella Pavan-Woolfe, Ambasciatrice-già direttrice ufficio di Venezia del Consiglio d’Europa; Paola Crucianelli, Simone Piaser, Mario Gemin, Alleanza delle Associazioni per la tutela del sistema bastionale di Treviso; Fiorenzo Meneghelli, vice-presidente Istituto Italiano Castelli e presidente sezione Veneto; Vincenzo Tine, Soprintendente (area metropolitana di Venezia e le province di Belluno, Padova e Treviso), Sandro Zampese, Assessore ai Lavori Pubblici di Treviso, Gianantonio Da Re, europalamentare Commissione Cultura, on. Marina Marchetto Alibrandi promotrice della risoluzione per la tutela del sistema bastionato di Treviso; Barbara Bissoli vicesindaco di Verona, Andrea Micalizzi vicesindaco di Padova, Stefano Mondini Presidente Fondazione Forte Marghera, comune Venezia.
Sabato 23 e domenica 24 settembre sarà possibile visitare anche il Castello di San Martino a Vittorio Veneto (TV), di proprietà della Diocesi. La visita del castello, a cura dell’architetto Marco Merello, permette di poter esplorare i giardini, le cappelle e la sala degli stemmi, con gli stemmi dei signorotti e dei vescovi e gli affreschi cinquecenteschi del soffitto.
Il castello di San Martino, oltre ad essere ancora la residenza del vescovo di Vittorio Veneto, ospita molti appuntamenti della diocesi vittoriese e rappresenta un punto di riferimento importante per la spiritualità e per l’arte di quest’area dell’Alta Marca Trevigiana.
A colpire il visitatore è in particolare il residuo di un grande torrione che domina il nucleo storico di Ceneda. L’artista Antonio Romagno nel 1403 così ne descriveva la vista: “Da quassù, entro il recinto del tuo Castello di San Martino, vedo saltellare le agili caprette, ed aggirarsi i variopinti pavoni. Allargando poi lo sguardo, ecco vallicelle sparse di viti e di olivi e distese di prati e campi di messi. E qui presso sul declivio del colle, una fonte garrula il cui limpido specchio pare attendere la dea ed il corteggio delle sue ninfe.”
Le attività previste in Friuli Venezia Giulia e Campania – rispettivamente ai giardini e alle serre del Castello di Miramare e al Castel dell’Ovo – sono rimandate alle prossime edizioni delle Giornate Nazionali dei Castelli a causa di imprevisti lavori di ripristino e restauro che rendono le strutture inaccessibili al pubblico.
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Giornate Nazionali dei Castelli, XXIV edizione, dal 16 al 24 settembre 2022 (con le Giornate Europee del Patrimonio)
visite guidate gratuite o a pagamento, conversazioni, convegni e conferenze, formazione professionale, premio di laurea, mostre e presentazioni, presentazioni di libri, trekking e altre attività di visita, corteo auto storiche, passeggiate patrimoniali
Organizzatore: Istituto Italiano Castelli Onlus (IIC)
Regioni coinvolte: 19 a maggio, 12 a settembre
hashtag: #giornatenazionalideicastelli2023
Sito web: http://www.istitutoitalianocastelli.it
FB: https://www.facebook.com/IstitutoItalianodeiCastelli/
IG: https://www.instagram.com/istituto_italiano_dei_castelli/
L’interesse crescente per l’architettura castellana, testimoniato anche dagli esiti positivi delle Giornate Nazionali promosse ogni anno dall’Istituto Italiano dei Castelli, e dalla curiosità suscitata in un pubblico di ogni fascia di età attraverso le campagne social, hanno indotto a programmare un ciclo nazionale di incontri virtuali sul tema, partendo da esperienze regionali talvolta ultradecennali.
L’Istituto Italiano dei Castelli è un’organizzazione nata nel 1964 con l’obiettivo culturale di portare l’attenzione pubblica sui castelli in quanto edifici di particolare valore architettonico, paesaggistico o archeologico che narrano ancora la storia di borghi e di comunità territoriali lungo tutta la nostra splendida penisola. Il ciclo seminariale che si propone è intitolato “I lunedì dei Castelli” e sarà un appuntamento serale autunnale per quanti vorranno avvicinarsi al variegato mondo delle fortificazioni e avranno piacere di incontrarsi con altri interessati e soci dell’IIC.
L’obiettivo del corso è quindi fornire ai partecipanti una prima chiave di lettura per la corretta conoscenza del vastissimo patrimonio di architettura fortificata ancora oggi presente sul territorio nazionale e che costituisce una componente fondamentale dei Beni Culturali Archeologici ed Architettonici. Il ciclo seminariale, che si svolgerà online su piattaforma Zoom Meeting, sarà articolato su 11 incontri, a cura di membri del Consiglio Scientifico dell’Istituto Italiano dei Castelli, di docenti delle università italiane esperti sulle specifiche tematiche, nonché da funzionari delle soprintendenze. Tra i temi trattati: le fortificazioni di età romana, l’architettura difensiva normanno- sveva, i castelli viscontei, i castelli della Sicilia, le artiglierie neurobalistiche e la rivoluzione della polvere da sparo, le trasformazioni dei castelli in Italia centrale e nel Mezzogiorno nel XV secolo, la fortificazione alla moderna e quella ottocentesca, la difesa costiera e l’iconografia dei castelli.
Uno straordinario percorso rivolto a tutti coloro che vogliono approfondire la conoscenza dell’affascinante ed immenso patrimonio castellano della nostra nazione, nonché agli operatori dei beni culturali, studenti, architetti ed ingegneri.
Informazioni generali:
Le lezioni si terranno online su piattaforma Zoom Meeting (con password di accesso riservata) e avranno la durata di 90 minuti ciascuna (compresa discussione). Gli iscritti avranno a disposizione le registrazioni delle lezioni. Quote di partecipazione: ordinaria € 100; studenti € 50. Soci dell’Istituto e ADSI: € 50. IBAN: IT60 R030 6909 6061 0000 0119 213 intestato all’Istituto Italiano dei Castelli. A fine corso agli iscritti sarà rilasciato attestato di frequenza. La partecipazione al ciclo di studi consente, agli studenti, di richiedere al proprio corso di laurea il riconoscimento di crediti per le attività a scelta/libere. Segreteria scientifica: Prof. arch. Marina Fumo, arch. Luigi Maglio, arch. Fiorenzo Meneghelli, dott. Leo Donnarumma Info ed iscrizioni: corsocastellologia@istitutoitalianocastelli.it tel. 392 7204031
L’Istituto Italiano dei Castelli, con la collaborazione del Museo Nazionale di Castel Sant’Angelo, propone la conferenza del Gen. C.A. Bruno Buratti, Comandante Interregionale dell’Italia Centrale Guardia di Finanza, “Il campo trincerato di Roma e il recupero di Forte Aurelia Antica”.
Intervengono Michaela Marullo Stagno d’Alcontres, presidente dell’Istituto Italiano dei Castelli, e Fiorenzo Meneghelli, vice presidente dell’Istituto.
Lunedì 17 Aprile, alle ore 17, presso Cappella dei Condannati, Castel Sant’Angelo (Roma).
Per prenotazioni: email eventi@istitutoitalianocastelli.it, tel. 375-6840644.
Premio di Laurea
sull’Architettura Fortificata
Istituito dall’Istituto Italiano Castelli negli anni ’90, il Premio di Laurea sull’Architettura Fortificata giunge nell’anno 2023 alla XXVI edizione
Rassegna Stampa