Le novità dell’Istituto
In Evidenza
Giornate Nazionali dei Castelli:
la XXV edizione si svolge sabato 11 e domenica 12 maggio 2024
Svelati i primi 23 siti: 9 castelli, 3 forti, 1 torre, 9 tra città e borghi; 1 arcipelago
Seguiranno online gli annunci di tutti i siti prescelti e di tutti gli itinerari culturali messi a disposizione gratuitamente al pubblico in 19 regioni italiane
Grandi città e piccoli centri animati da visite guidate gratuite, attività e trekking culturali,itinerari speciali a nord, al centro, a sud della penisola – isole comprese.
Le architetture protagoniste raccontate in diversi stati di conservazione, fruizione, destinazione e valorizzazione
Nel 2024 la onlus Istituto Italiano Castelli compie 60 anni
L’Istituto Italiano Castelli, onlus a carattere scientifico fondata da Piero Gazzola nel 1964, annuncia le date e le prime 21 destinazioni della XXV edizione delle Giornate Nazionali dei Castelli. Nel weekend dell’11 e 12 maggio 2024, visite guidate gratuite in 9 castelli, 8 città e borghi, 1 arcipelago, tre forti che hanno trovato una nuova vita e destinazione.
Saranno successivamente annunciati online sul nuovo sito della onlus https://www.istitutoitalianocastelli.it itinerari culturali appositamente ideati dagli studiosi della onlus e ulteriori architetture fortificate che completeranno il già ricchissimo parterre di visite guidate e aperture straordinarie delle Giornate Nazionali dei Castelli 2024.
Tutto l’anno i follower che seguono online i canali social nazionali e regionali di IIC, apprendono delle tante iniziative (tra corsi, viaggi e conferenze) e di nuove idee di visita grazie alla seguita rubrica ‘un castello al giorno’ che permette di programmare quale castello scoprire in autonomia sia in Italia che all’estero in ogni momento.
Il 2024 reca un anniversario speciale per questa iniziativa corale che unisce il paese senza distinzione tra grandi attrattori culturali turistici e territori meno noti: la onlus milanese compie 60 anni di attività e la speciale ricorrenza darà vita ad un altro calendario di eventi in tutte le regioni italiane dove l’Istituto ha una sede sin dalla sua nascita.
Le Giornate Nazionali dei Castelli offrono visite ideate ed organizzate dai volontari della onlus da nord a sud della penisola, isole comprese – per rilanciare lo studio, il valore ed il riutilizzo delle architetture fortificate italiane in ogni stato di conservazione che ogni anno, da 25 edizioni, conquista sempre più appassionati e turisti, studiosi e studenti che possono contestualizzare le architetture e la loro storia nel paesaggio e nella comunità territoriale a cui appartengono da secoli e per la quale potrebbero essere volano di una seconda opportunità di rilancio.
‘L’anno scorso siamo tornati ad offrire agli italiani ed ai turisti le Giornate Nazionali dei Castelli nella tradizionale data di maggio.
Abbiamo pensato di espandere le visite con siti collaterali e numerosi itinerari turistici a piedi che famiglie e turisti hanno molto gradito negli anni precedenti e riconfermato nuovamente di gradire.’ afferma l’imprenditrice siciliana Michaela Marullo Stagno D’Alcontres, presidente della onlus organizzatrice.
‘Abbiamo inoltre, con grandissimo sforzo di tutti i nostri volontari, riaperto gli stessi siti ed altri in una seconda data delle Giornate a settembre, in concomitanza con le Giornate Europee del Patrimonio che ci ha concesso di raddoppiare il numero di visitatori in ogni sede interessata. Anche quest’anno raddoppieremo la data, sempre fiduciosi di poter contare, per la buona riuscita delle Giornate, sulla collaborazione delle amministrazioni locali, delle università, delle soprintendenze, dei mezzi di comunicazione e di tutte le associazioni con le quali abbiamo accordi nazionali tra cui l’ASI, l’UNPLI e molte altre.’
‘Quest’anno ricorre per noi un appuntamento importante oltre al venticinquesimo anniversario delle Giornate: l’Istituto Italiano dei Castelli, fondato a Milano da Piero Gazzola nel 1964, compie 60 anni di attività. Lo stesso anno, lo studioso e sovrintendente italiano scrisse la Carta Internazionale del Restauro dei Monumenti, nota anche come Carta di Venezia, di cui ricorre del pari l’anniversario. Le celebrazioni per festeggiare il 60mo anniversario dell’Istituto saranno a cura delle singole sezioni regionali e si organizzeranno in coincidenza con le Giornate Nazionali. Ad ottobre, a Roma, un convegno nazionale ospitato alla Sala Spadolini del MIC vedrà la partecipazione delle istituzioni nazionali; il giorno successivo un seminario di studi , a Castel Sant’Angelo, opererà una sintesi del lavoro svolto dalla sezioni per progettare azioni future condivise.
Il nostro sodalizio è stato il primo in Italia e tra i primi in Europa ad occuparsi dello studio, della salvaguardia e del riuso delle architetture fortificate: continua ancora nella sua missione originaria, con particolare attenzione alle giovani generazioni.
La nostra onlus è presente in 19 regioni italiane che tutto l’anno danno vita ad un fitto calendario di appuntamenti culturalidestinato ai soci ed ai non soci: convegni scientifici e di aggiornamento professionale, conversazioni, viaggi di studio, mostre, presentazione di libri e pubblicazioni, corsi e approfondimenti sulle architetture fortificate. Contribuire alla vita associativa del nostro istituto si traduce in maggior tutela per il nostro patrimonio culturale, spesso trascurato.’
I castelli italiani sono un tesoro composto di storia, di geografie sociali, di gesta di donne e uomini che nei secoli hanno animato, popolato e guidato territori, economie, grazie alla cultura del saper fare italiano. Salvaguardare i castelli non è solo materia di architettura, restauro, filologia ed alto artigianato ma un coacervo di azioni che riportano in luce siti spesso dimenticati ma legati indissolubilmente a città e borghi, vallate e belvederi. Un progetto adeguato di valorizzazione del patrimonio castellano consentirà alle generazioni future di ritrovare i segni tangibili della storia. Inoltre, il turismo castellano sarebbe capace di muovere grandi interessi e di risvegliare anche le aree più interne delle nostre regioni rivalutando l’economia e le risorse locali.
‘Il nostro impegno nello studio, nel censimento e nella salvaguardia di forti, torri, bastioni e cinte murarie, di piccoli e grandi castelli in ogni stato di conservazione si protende soprattutto verso i giovani. Ne sono testimonianza le tante iniziative dell’Istituto per facilitare la loro partecipazione attiva, a cominciare dalla fondazione delle locali sezioni ‘Giovani’ in tutte le regioni italiane; i concorsi fotografici per le scuole secondarie; i premi di laurea che da oltre 20 edizioni confermanouna borsa di studio in denaro e la pubblicazione dell’elaborato, primo passo importante per una futura attività di ricerca scientifica.
Le Giornate Nazionali dei Castelli che quest’anno sono giunte alla XXV edizione, sono sicuramente uno strumentoindispensabile e di grandissima potenzialità per la crescita dell’associazione. Lo stesso dicasi per le attività scientifiche, per le varie pubblicazioni, tra cui le riviste Castellum e Cronache Castellane, la collana editoriale Castella.’ conclude la Presidente Stagno d’Alcontres.
L’Abruzzo, una delle regioni più ricche di architetture fortificate d’Italia celebra ancora Vasto con una passeggiata guidata alle mura cittadine.
La Basilicata apre alle visite guidate sia sabato 11 che domenica 12 maggio il castello Tramontano (Matera). Di stile aragonese e inerpicato sulla collina di Lapilli che sovrasta la città, sarà anche sede di un convegno aperto al pubblico. Rimasto incompiuto per una congiura popolare ai danni del feudatario da cui prese il nome, il castello è oggetto di restauro con i proventi del Gioco del Lotto dal 2008.
La Calabria celebra Vibo Valentia, il cui castello si presenta restaurato.
Il castello sorge dove probabilmente un tempo vi era posta l’Acropoli della Città di Hipponion ed edificato a metà dell’anno Mille da Ruggero il Normanno. Per la sua costruzione furono utilizzati in prevalenza materiali dei vicini templi greci. Rifatto nel periodo Svevo da Matteo Marcofaba e successivamente ampliato da Carlo d’Angiò nel 1289, il castello venne rafforzato dagliAragonesi. Il secondo piano fu abbattuto per i danni del terremoto del 1783 e attualmente, presenta torri cilindriche, una torre speronata e una porta con arcata di epoca angioina. Oggi, questo antico castello ospita il Museo di Archeologia di Vibo Valentia.
Il Cilento (Salerno) è protagonista delle Giornate di maggio: il castello marchesale di Camerota è stato prescelto in Campaniadai locali soci dell’Istituto.
Questo maniero è uno degli edifici storici più importanti di Camerota (il paese ha anche una frazione marina dove vi è un altro castello). In origine una fortificazione, domina il centro storico di Camerota, un borgo medievale con edifici storici adibiti a funzioni culturali come il Museo della Civiltà Contadina e dell’Artigianato, la Cappella di Piedigrotta e l‘anfiteatro Kamaraton, costruito esclusivamente con fossili in selice.
Il castello è stato costruito nel periodo normanno, tra l’XI e il XII secolo. L’armata turca distrusse il castello nel 1552, ma quello stesso anno fu ricostruito dal marchese Don Placido de Sangro. Tale operazione, però, modificò le caratteristiche originarie dellacostruzione. Il castello ha subito varie modifiche e attraversato varie fasi, nel 1994 il Ministero per i Beni Culturali e Ambientali (oggi MIC), lo ha dichiarato “bene di interesse culturale”. Nel 2012 sono iniziati i lavori di consolidamento della struttura cascante in alcuni punti.
In Emilia Romagna aperto alle visite e alle attività delle Giornate il borgo fortificato di Terra del Sole: una città-fortezza medicea oggi parte integrante del comune di Castrocaro Terme e Terra del Sole, situata a meno di 10 km da Forlì.
In Friuli Venezia Giulia protagonista sabato 11 maggio la Casaforte Nussi Deciani Zamò a Case di Manzano (Udine), un complesso del XV-XVI secolo realizzato su preesistenze e circondato da un muro di cinta.
La casaforte è composta da edifici rustici posti al margine del cortile, tra i quali un palazzo a pianta rettangolare posto a nord-est con all’interno decorazioni in cotto riconducibili al XV secolo. In epoca medievale venne aggiunta una torre d’avvistamento.
Le vicende storiche e il restauro, curato tra il 1999 e il 2008 dall’architetto Toni Cester Toso, storica socia della sezione regionale dell’Istituto Italiano Castelli onlus, saranno l’occasione per ricordare la cura e l’attenzione rivolta alle architetture fortificate da parte di alcuni soci della sezione nel corso dei 60 anni dalla fondazione dell’Istituto.
Il Castello di Sermoneta (Latina) è protagonista delle Giornate in Lazio.
Aperto a visite guidate gratuite sia sabato 11 sia domenica 12 maggio, il castello risale al XIII quando gli Annibaldi costruirono un’imponente rocca. Nel 1297 Sermoneta e il suo castello passarono a Pietro II Caetani, Conte di Caserta, che avviò lavori diampliamento e rafforzamento. Importanti lavori vennero eseguiti sul finire del Quattrocento, per volontà di Onorato III Caetani, che fece realizzare, tra l’altro le cosiddette “Camere Pinte”, stanze affrescate da artista ignoto, probabilmente appartenente alla Scuola del Pinturicchio.
Nel 1499 Alessandro VI Borgia sottrasse il castello ai Caetani, cui fu poi restituito nel 1504 da Giulio II. Nel Seicento iniziò il lento abbandono del castello che aveva perduto la sua rilevanza strategica. Soltanto a partire dalle fine dell’Ottocento i Caetani tornarono ad occuparsene avviando imponenti lavori di restauro.
I soci dell’Istituto Italiano Castelli Liguria offrono una visita guidata sostenibile con trasporto collettivo a due borghi liguri: la mattina a Finale ed il pomeriggio a Noli. Le visite si svolgeranno a piedi ed in caso di maltempo l’evento viene rinviato a data da destinarsi.
Finale, la cui prima testimonianza scritta risale al 916, è sulla costa della Riviera Ligure di Ponente fra i promontori di Caprazoppa a ovest, e di Capo Noli a est. L’abitato è attraversato da tre torrenti: il Pora, lo Sciusa e l’Aquila.
La struttura urbanistica di Finale Ligure si articola in tre nuclei principali, fino al 1927 comuni distinti: Finalmarina, la zona di più recente urbanizzazione grazie al turismo, Finalpia sita sulla costa che conserva la struttura originaria della città e Finalborgo, il capoluogo dello storico Marchesato del Finale circondato dalle antiche mura quattrocentesche e sovrastato dai castelli Govone e San Giovanni.
Chiuso tra mura medievali ancora ben conservate, intervallate da torri semicircolari e interrotte solo in corrispondenza delle porte, il Borgo di Finale Ligure offre subito al visitatore una sensazione di protezione e raccoglimento.
Noli è situato in un’insenatura chiusa a est dall’Isola di Bergeggi e a sud-ovest dal capo dallo stesso nome alla foce del torrente Luminella.
Questa località è un centro rinomato per il suo suggestivo antico borgo marinaro, con strette viuzze, i tipici caruggi. Quello nolese è rimasto uno dei pochi borghi costieri ad avere ancora oggi pescatori locali che ogni notte escono in mare con le loro piccole barche a motore e tornano la mattina con il pescato freschissimo. Oggi Noli è un’importante stazione balneare della Riviera di Ponente, con bellissime spiagge con sabbia bianca. Inoltre, il mare di Noli è particolarmente adatto per le immersioni. I fondali, che superano i 35 metri di profondità sono ricchi di pesci, cavallucci marini, calamari, rane pescatrici e piccole aragoste. La limpidezza dell’acqua permette anche riprese subacquee.
In Lombardia visite e programmi vertono sul centralissimo Castello Sforzesco (Milano). Sabato 11 maggio l’Istituto offrirà un incontro di studio aperto al pubblico (Il Castello Sforzesco e Milano) e domenica 12 maggio tre turni di visite guidategratuite.
Nel 1991, per l’ottimo riutilizzo e l’accurata manutenzione, l’Istituto Italiano dei Castelli ha conferito al Castello Sforzesco la targa di segnalazione. A partire dalla fondazione dell’Istituto, molte sono state le attività di studio, ricerca e divulgazione scientifica proposte dalla Sezione Lombardia sul castello e nel castello stesso, le Giornate Nazionali dei Castelli che coincidono con la celebrazione del sessantesimo anno di attività della Onlus sono dunque l’occasione per ricordare questo importante connubio e gli studiosi che lo hanno promosso nel tempo.
Un tranquillo asilo di arte e di memorie cittadine così l’architetto Luca Beltrami nel 1912 chiudeva il resoconto dei decennali lavori che avevano trasformato il Castello Sforzesco, l’invisa fortezza, in un luogo privilegiato, sede delle raccolte museali e delle biblioteche specialistiche di Milano.
La fisionomia dell’imponente edificio era stata rispettata nei volumi dei sotterranei e degli ambienti come degli spazi aperti; il restauro aveva accentuato i caratteri castellani con la ricostruzione degli spalti e, sulla fronte principale, l’innalzamento di unatorre a memoria di quella eretta dall’architetto principe della prima età degli Sforza, Antonio Averulino detto il Filarete.
Le fasi salienti della storia del Castello Sforzesco sono individuabili nella fondazione di età Viscontea, a cavallo della cinta muraria medioevale, nella celebre dimora rinascimentale che accolse le sperimentazioni pittoriche di Leonardo da Vinci e nella fortezza dei regnanti spagnoli e austriaci.
Non più periferico, ma inglobato ormai in una metropoli, in questi anni il Castello Sforzesco è al centro di flussi di visitatori, di addetti ai lavori, di studiosi; è tuttora oggetto di nuove indagini dedicate alla struttura architettonica, unica e straordinariatestimonianza emergente nella città di Milano.
I soci volontari della sezione Marche dell’Istituto Italiano Castelli rendono protagonista sia sabato 11 che domenica 12 maggio un altro borgo straordinario, quello di Sassocorvaro (PU) con la sua ben conservata rocca.
In occasione delle Giornate, la rocca sarà ad ingresso gratuito per i partecipanti alle Giornate e in entrambi i giorni è possibile anticipare e posticipare gli orari di visita.
Realizzata da Francesco di Giorgio Martini intorno al 1475 per volontà del Duca Federico di Montefeltro, la Rocca di Sassocorvaro è un tassello importante dell’imponente sistema difensivo a protezione di Urbino, capitale del Montefeltro, tanto daessere considerata “una delle opere più straordinarie e fondamentali del Rinascimento”. Siamo nel così detto “Periodo di transizione”, in cui si passa dall’arma bianca all’arma da fuoco, la bombarda, la “Diabolica invenzione”. I castelli medievali, ormai obsoleti e inadatti a resistere alla forza d’urto delle nuove armi, vengono un po’ alla volta soppiantati da rocche e fortificazioni, costruite per reggere più efficacemente l’impatto delle armi da fuoco.
La Rocca di Sassocorvaro è ben altro dallo straordinario maniero di guerra. Sassocorvaro apparteneva (dal 1474) al conte Ottaviano Ubaldini, fratello di Federico, suo “Alter ego” “colui che el stato quasi sempre governava”, uomo di straordinariacultura e sapienza, amico delle Muse, principe italiano dell’astrologia e grande esperto di alchimia e di esoterismo. Ottaviano ha voluto che l’edificio fosse rappresentativo di quella sintesi (diarchia) che andava realizzando al fianco di Federico nella conduzione del ducato. Questa volontà emerge già dalla scelta della pianta della Rocca che ha la forma di tartaruga e rappresenta, con il guscio, l’impenetrabilità, come voleva Federico, ma con l’interno del guscio stesso, con l’animale vivo, esalta l’uomo pensante. Si vuole intendere cioè che l’edificio va visto come luogo dove esercitare il pensiero, dove acquisire “virtude e conoscenza”. La costruzione è una specie di “Libro di pietra” che racconta, attraverso simboli, il messaggio lasciatoci da Ottaviano, come si percepisce chiaramente osservando le forme e gli spazi molto particolari, lontani dalle tipologie delle strutture militari e molto più vicine a quelle di un palazzo e, perché no, di un “convento”. Pertanto la Rocca va vista come “Arx e Domus, elementi eterogenei fusi in una sola costruzione governata da una superiore armonia”. Il grande merito di F. di Giorgio Martini è quello di aver saputo fondere le richieste di Federico e quelle di Ottaviano, così diverse, opposte e complementari tra loro realizzando un complesso caratterizzato da una “armonia superiore”, che non ha uguali, “unico nel suo genere”.
Nel corso della seconda guerra mondiale, la Rocca di Sassocorvaro è stata scelta dal soprintendente Pasquale Rotondi come “arca dell’arte” ovvero rifugio di una parte significativa del patrimonio artistico italiano (circa 10.000 pezzi), per “la più grande concentrazione di opere d’arte mai realizzata in Italia in tempo di guerra” oggetto della mostra tenutasi alle scuderie del Quirinale nel 2023.
Le Giornate Nazionali dei Castelli in Molise offrono visite guidate, convegni e concerti.
Sabato 11 maggio, all’interno delle mura di un castello molisano, si terrà un concerto a cura del Conservatorio “Lorenzo Perosi” di Campobasso.
Domenica 12 maggio la mattina il convegno aperto al pubblico ‘Giovanna I Regina di Napoli e i Castelli angioini in Molise’ precede la visita della Torre angioina di Colletorto (Campobasso); il pomeriggio visita al Borgo fortificato di Montorio nei Frentani nella stessa provincia a cui segue la visita alla chiesa madre per ammirare l’”Annunciazione” cinquecentesca di Teodoro D’Errico.
L’antica Collis Tortus, come risulta dai registri angioini del 1273 insieme con il suo primo feudatario, Guglielmo d’Anglona, era un borgo murato con andamento urbanistico circolare. La difesa dell’abitato col torrione cilindrico fu opera angioina, così come ipotizza il Tria, realizzata al tempo della Regina Giovanna I d’Angiò, il cui regno iniziò nel 1343 e terminò nel 1382.
La torre fu edificata su una parte dell’area occupata in precedenza da un vecchio impianto fortificato normanno, del quale rimane il tracciato quadrato del perimetro murario all’interno della torre. Il complesso normanno comprendeva mura e castello, sui cui ruderi, nel 1700 fu costruito il palazzo dei Marchesi Rota, restaurato nella seconda metà del 1900 e utilizzato attualmente come sede municipale.
La Torre di Colletorto è situata nella parte sud-est dell’abitato, di fronte alla chiesa di S. Giovanni Battista. La sua posizione consentiva il controllo del territorio caratterizzato dall’ampia vallata del fiume Fortore, un tempo solcata dalla transumanza che avveniva sull’importante percorso tratturale Celano-Foggia.
Alla torre si accede attraverso una scalinata esterna che parte dalla piazza antistante. La struttura architettonica, di formacilindrica perfetta priva di evidente rastrematura, s’innalza per ben 25 metri d’altezza. La torre di Colletorto è una delle poche del genere nel Molise (vanno ricordate quelle di Roccapipirozzi e di Campochiaro) mentre torrioni svevo-angioini cilindrici simili sono presenti più numerosi in Puglia e in Abruzzo.
I primi feudatari di Montorio che la storia ricordi, siamo nel 1167, furono Vitus Avalerius e Henricus de Ceria, ognuno dei qualipossedeva la metà del feudo. Non è ancora chiarita la doppia natura del possesso anche se si può ipotizzare che l’uno avesse sotto la propria giurisdizione la rocca e l’altro la terra murata.
Successivamente, in epoca angioina, il feudo passò ai Molisio fino al matrimonio di Tommasella, primogenita di Guglielmo, con Riccardo Monforte di Gambatesa dal quale ebbe Carlo che durante la sua reggenza riuscì a riunire il feudo.
Il borgo fortificato di Montorio è caratterizzato da due agglomerati urbani ben distinti e facilmente individuabili. Si tratta più precisamente dell’espressione architettonica derivata da due fasi di sviluppo che hanno segnato il centro frentano.
Lungo la cortina muraria correva la strada principale detta Capo di vaglia (oggi Via Garibaldi), luogo questo, dove si impiantarono, secondo la tradizione, a metà del XV secolo le famiglie greco-epirote scampate alle persecuzioni ottomane.
Uno dei capolavori della storia dell’arte europea si trova a Montorio nei Frentani. E’ un’Annunciazione dipinta su tavola da Teodoro D’Errico poco prima del 1580.
L’opera è sempre stata nel paese, ma gli abitanti ignoravano il suo elevato valore; grazie all’aiuto dell’architetto Franco Valente, presidente della locale sezione dell’Istituto Italiano, il dipinto è stato rivalutato e fu selezionato per l’Expo 2015 di Milano, protagonista insieme ad altre opere d’arte italiane.
In Piemonte sia sabato 11 che domenica 12 maggio è aperto alle visite guidate il castello di Volpiano di proprietà privata, la cui prima pietra risale al XIV secolo. Sorge su una formazione collinare di forma allungata ai confini della Riserva naturale della Vauda e domina il sottostante abitato. Le attività si svolgeranno anche in caso di maltempo. Oltre al sopralluogo ai resti del castello, sono previste conferenze illustrative e visite ad altri siti di interesse storico-culturale del territorio.
Il complesso ebbe un ruolo strategico di rilievo fino all’inizio del Seicento, quando entrò a far parte dei possedimenti sabaudi: fu, infatti, protagonista delle vicende militari della prima metà del XVI secolo in quanto presidio imperiale alle porte di Torino, all’epoca sottoposta al dominio francese.
Le prime testimonianze risalgono al 1014, anno in cui il luogo, descritto «cum castello et capella», era dipendenza dell’abbazia di San Benigno di Fruttuaria. Non sono, però, pervenute evidenze materiali riferibili a tale fase. La cronaca trecentesca del notaio novarese Pietro Azario, riferendo l’episodio della conquista del castello da parte delle truppe di Giovanni II di Monferrato verso il 1340, lo descrive composto da «un muro altissimo e merlato […] sovrastato da un’eccelsa torre nella quale abitava in permanenza un custode». Il passaggio sotto il controllo marchionale fu seguito da interventi di potenziamento: la superficie difesa venne ampliata con l’aggiunta di un nuovo muro e al suo interno fu costruito un palazzo.
In assenza di dati per il XV secolo, determinante è una carta del borgo realizzata da un anonimo ingegnere nell’imminenza dell’assedio del 1555, culminato con la presa e la parziale distruzione del castello per opera dell’esercito francese. Essa, che trovapuntuali riscontri nei ruderi odierni, rappresenta una fortificazione già aggiornata “alla moderna”, estesa su più livelli in direzione sud-est nord-ovest. Il forte presenta una forma a punta di freccia rivolta verso il borgo; il fronte ovest è costituito da una cortina con paramento murario in laterizio, protetta da torri cilindriche verso sud e da un bastione a nord; i lati meridionale e settentrionale risultano entrambi bastionati. Nel livello intermedio è indicato un nucleo murato di forma ottagonale: probabilmente si tratta del castello bassomedievale, declinato nel tempo per assolvere a funzioni prioritariamente residenziali. In alzato non si è conservato alcunché, ma è ancora leggibile il terrazzamento sistemato a prato. Il terzo livello, a ovest, era separato da una tagliata dal resto del forte, e lo proteggeva grazie a un ampio baluardo rivolto verso la Vauda.
I resti della fortezza giunte sino a noi comprendono il fronte bastionato del livello inferiore verso il borgo; in particolare, nell’area sud-orientale, in corrispondenza di un varco forse corrispondente all’accesso principale, sopravvivono i resti della torre cilindrica sud, con tratti di cortina, e del bastione nord.
Il castello, nel XV secolo, costituiva il fulcro di un articolato sistema difensivo, che comprendeva un ricetto, esteso all’area pianeggiate a ridosso del rilievo su cui il castello stesso sorgeva, e una più ampia cinta muraria, sopravvissuta sino al principiodel XIX secolo, che proteggeva l’intero borgo.
In Puglia i soci volontari dell’Istituto Italiano Castelli hanno realizzato un itinerario inedito sul Castello Alfonsino detto anche ‘Forte a Mare’ di Brindisi. Di epoca aragonese, sorge sull’isola di Sant’Andrea e la sua costruzione si inserisce nel programma di fortificazione della costa orientale del Regno di Napoli, attuato dagli Aragonesi dopo la caduta di Costantinopoli per opera di Maometto II (1453). La fortezza con andamento mistilineo verso il mare aperto e rettilineo verso la rimanente parte dell’isola si sviluppa su tre livelli principali, tutti caratterizzati da un grande ambiente a pianta rettangolare. L’isola di S. Andrea si presenta come un avamposto naturale ubicato a settentrione dell’imboccatura esterna della rada di Brindisi, naturalmente disposta ad assolvere funzioni di difesa del porto. Si ritiene valida l’ipotesi di un antico insediamento di monaci basiliani sull’isola, già denominata Barra e Pharos e, successivamente, di Sant’Andrea, dal nome dell’abbazia fondata da costoro intorno al VI secolo d.C. Nel 1779 il forte veniva attaccato dall’artiglieria francese e nell’ottocento era rimaneggiato e ripreso nelle parti distrutte e adattato alle nuove fortificazioni militari, divenendo proprietà del Demanio Militare della Marina di Brindisi. Attualmente è statoeffettuato un restauro da parte della Soprintendenza ai Beni Artistici, Ambientali, Architettonici e Storici della Puglia.
In Sicilia protagonista sabato 11 maggio dalle 9 alle 20 il castello di Taormina o del Monte Tauro, la cui prima pietra risale al X secolo. Chiuso per circa trent’anni, nel recente passato è stato oggetto di un accurato e indispensabile intervento di restauro e adeguamento funzionale realizzato dalla Soprintendenza per i Beni Culturali e Ambientali di Messina che, insieme ai lavori di messa in sicurezza della scalinata d’accesso, della parete rocciosa limitrofa e della realizzazione dell’illuminazione dell’area, ne hanno consentito la riapertura e la libera fruizione, anche notturna, come polo culturale.
Ubicato in posizione preminente rispetto alla sottostante città di Taormina, sin dalla sua origine ha rappresentato un punto di guardia e di controllo del passo tra la valle del fiume Alcantara e il mare Jonio.
In sinergia con il sovrastante Castello di Mola e le fortificazioni urbane di Taormina, delle quali oggi rimangono Porta Messina sul lato nord, Porta Catania sul lato sud e la intermedia, ricostruita, Torre dell’Orologio, la fortezza ha risposto, nel corso della storia, alle esigenze di difesa degli abitanti insediati.
Da esso si gode un panorama mozzafiato a 360°. A nord lo Stretto di Messina, a sud la valle del fiume Alcantara e le pendici dell’Etna, sullo sfondo la città di Catania, e ancora, a ovest i monti Peloritani.
La bellezza ed il mistero che il Castello di Taormina promana non passano inosservati a chi lo ammira e ciò che più colpisce èl’equilibrio tra l’ambiente naturale e quello antropizzato dall’uomo nei secoli. In un caleidoscopio di paesaggi unici come pochi al mondo.
Il complesso monumentale sorge sul Monte Tauro a 396 m. s.l.m., dov’era l’acropoli greca. Fondato dagli Arabi nel 902 e perquesto detto “saraceno”, faceva parte del sistema di fortificazioni costruite in tutta la Sicilia in punti naturalmente strategici. Al castello si accede attraverso una scalinata intagliata nella roccia, che partendo dalla suggestiva chiesetta della Madonna della Rocca si inerpica fino a raggiungere la porta, a sua volta preceduta da un avancorpo scoperto e presidiato da camminamenti di ronda, ha forma trapezoidale con un imponente mastio. Sul lato sud si erge, su un’alta scarpata, una torre con la garitta per la sentinella e la campana d’allarme.
In Sardegna saranno protagonisti i forti dell’Arcipelago di La Maddalena, con visite guidate a cura degli studenti del Convitto Nazionale di Cagliari che svolgono ormai da molti anni con i volontari della sezione locale dell’Istituto Italiano Castelli e con la collaborazione dell’Università degli Studi di Cagliari un interessante percorso di alternanza ‘scuola-lavoro’.
In Toscana protagonista Firenze (il 17 maggio) con un convegno sulla memoria di Gazzola e sul restauro dei castelli con interventi di Nicoletta Maioli (Presidente IIC Toscana), Domenico Taddei (IIC) e Maurizio de Vita, architetti e docenti universitari.
In Trentino Alto Adige protagonista sabato 11 maggio il Forte Belvedere che ora è un monumento alla pace e alla condanna delle atrocità della guerra, visitato da oltre 28.000 persone all’anno.
Werk Gschwent di Lavarone, oggi meglio noto come Forte Belvedere, è l’unica struttura ben conservata e visitabile delle settefortezze costruite dagli austriaci all’inizio del XX secolo per fronteggiare una possibile invasione italiana (verso Trento). Oggi è una testimonianza unica in quanto sede museale delle vicende della guerra sugli altipiani e alla Prima Guerra Mondiale in generale.
Il forte viene costruito a partire dal 1908 in località Gschwent su uno sperone di roccia calcarea (di quota 1177) a strapiombo sulla Val d’Astico, con funzioni di cerniera tra i forti della zona di Vezzena (Luserna, Verle e Cima Vezzena) e di Folgaria (Cherle, Sommo Alto, Dosso delle Somme).
Nel secondo dopoguerra il forte diventa proprietà della Regione Trentino-Alto Adige finché, nel 1966, viene acquistato da privati (la famiglia Osele di Lavarone) che, sgombrate le macerie, ricostruite in cemento le forme delle cupole originali, ripristinata l’illuminazione interna, lo rendono visitabile.
Grazie a questo provvidenziale intervento, il forte si trasforma in “museo di sé stesso” e riesce a conservarsi fino al 1996, quandoviene acquistato dal Comune di Lavarone che procede al restauro conservativo in collaborazione con la Provincia Autonoma di Trento e alla valorizzazione del sito, trasformando la struttura in organico museo dedicato al forte, ma anche ai principali eventi e ripercussioni del primo conflitto mondiale in scala locale e internazionale.
L’Umbria apre sia alle visite guidate che a una conversazione aperta al pubblico sabato 11 maggio il castello ed il borgo fortificato di Antria nel comune di Magione (PG) sorto sulla sommità di un colle sui resti di un antico pagus romano che rivestì un ruolo importante nella rete viaria alto-medievale, per la sua posizione strategica. La necessità di difendere il transito e i commerci comportò la fortificazione dell’insediamento che , citato per la prima volta nel 1185 in un documento che ne attribuiva la proprietà alla canonica perugina di San Lorenzo, nel 1258 viene indicato come castrum dotato di una robusta cinta muraria.
L’economia dell’area, grazie alla presenza di corsi d’acqua, era prevalentemente agricola, ma non mancavano attività artigianali tra le quali emergevano la coltivazione di piante tintorie e la produzione di laterizi. Il coinvolgimento del castello in svariate vicende belliche provocò distruzioni e rifacimenti: tra il 1260 e il 1364 fu gravemente danneggiato dalle continue incursioni di fuoriusciti perugini e di soldati mercenari fra cui l’arrivo nel territorio perugino della compagnia di ventura inglese di Giovanni Acuto (John Hawkwood)-,
Nel 1426 si arrese a Braccio Fortebracci da Montone che proprio nel castello ricevette gli ambasciatori perugini Sacco Saccucci, Andrea di Guidarello, Andrea Guidoni e Cianello d’Alfano Alfani.
L’odierna Antria si presenta come un luogo suggestivo dalla forte connotazione medievale a cominciare dalla porta principale che rivela la presenza in passato del ponte levatoio, per proseguire con la cinta muraria in gran parte in buono stato di conservazionecaratterizzata da solide torri perimetrali; al suo interno le case, strette le une alle altre, si affacciano su vicoletti, alcuni voltati, che afferiscono a due piazzette con al centro i relativi pozzi. Fuori dagli itinerari turistici, il borgo nel quotidiano è un luogo del silenzio, ma si anima in due precisi momenti dell’anno attorno all’accensione del forno medievale di comunità che chiama a raccolta gli abitanti rimasti dentro e fuori le mura. Il forno, che ha sede nella quattrocentesca Confraternita di San Rocco e Sant’Antonio Abate, nei giorni immediatamente precedenti la Pasqua vede perpetuarsi una tradizione che ha un vago sapore di ritualità: le donne portano a cuocere la torta di Pasqua, il tipico pane pasquale umbro, che verrà benedetta il Sabato Santo e portata in tavola per la prima colazione la Domenica mattina insieme ad altri cibi benedetti. Il forno si riaccende per la festosa sagra estiva dell’Oca, simbolo della riscoperta dei tradizionali valori contadini, che richiama locali e turisti a far rivivere, anche se per pochi giorni, questo caratteristico ed unico borgo medievale.
In Veneto viene proposta la riscoperta di Verona e della splendida città murata di Montagnana (PD), insignita della bandiera arancione e tra i borghi più belli d’Italia, con uno speciale convegno e visite guidate sia sabato 11 che domenica 12 maggio.
I volontari della sezione Veneto dell’Istituto Italiano Castelli invitano il pubblico di esperti ed appassionati ad una due giorni di incontri a Verona. Con le istituzioni della città e la Fondazione Piero Gazzola, il convegno presenta due recenti pubblicazione sull’opera di Piero Gazzola con una riflessione sulle opere di restauro di architetture militari realizzate nel corso del tempo a Verona.
A Verona le visite guidate si estendono, in collaborazione con le associazioni veronesi, alla riscoperta delle mura urbane e dei forti della città, per ricordare che la città è protetta dall’Unesco per il patrimonio fortificato stratificato nei secoli a partire dall’età romana, proseguita nei periodi degli Scaligeri e dei Visconti, poi rafforzato ed ampliato dalla Repubblica di Venezia e dall’Impero Asburgico. Oltre a Montagnana, una delle meglio conservate città murate d’Italia e d’Europa, sarà nuovamente visitato Forte Monte Tesoro, uno dei più importanti forti corazzati italiani realizzati nei primi decenni del ‘900. Le visite guidate al forte si estenderanno anche oltre le giornate dell’ 11-12 maggio 2024. I soci volontari della onlus organizzatrice delle Giornate aprirono le prime visite a questa architettura – con enorme successo di pubblico – nelle Giornate di qualche edizione fa, nonappena questa architettura fu riaperta al pubblico: il Forte è stato infatti recentemente restaurato – la sua seconda vita offre alla cittadinanza ed i visitatori una nuova funzione culturale e turistica.
Giornate Nazionali dei Castelli, XXV edizione, sabato 11 e domenica 12 maggio 2024
visite guidate gratuite o a pagamento, conversazioni, convegni e conferenze, formazione professionale, premio di laurea, mostre e presentazioni, presentazioni di libri, trekking e altre attività di visita, corteo auto storiche, passeggiate patrimoniali
Organizzatore: Istituto Italiano Castelli Onlus (IIC),
1964-2024: 60 anni
Regioni coinvolte: 19
hashtag: #giornatenazionalideicastelli2024
Sito web (nuova release): https://www.istitutoitalianocastelli.it
FB: https://www.facebook.com/IstitutoItalianodeiCastelli/
IG: https://www.instagram.com/istituto_italiano_dei_castelli/
Premio di Laurea sull’Architettura Fortificata 2024
L’Istituto Italiano dei Castelli Onlus (IIC) nell’ambito delle iniziative promosse per incoraggiare le nuove generazioni allo studio storico, archeologico ed artistico del patrimonio fortificato italiano nonché la sua valorizzazione, presenta il
XXVII PREMIO TESI DI LAUREA SULL’ARCHITETTURA FORTIFICATA.
Il Premio consiste in assegni per complessivi 4.500 euro di cui beneficiano le prime tre tesi di laurea ritenute più meritevoli tra quelle pervenute. La commissione di concorso è composta da membri del consiglio scientifico dell’IIC nonché da docenti di chiara fama delle università italiane. Un estratto delle tesi premiate possono altresì essere pubblicate sulle riviste Castellum/Cronache Castellane oppure su un numero monografico della collana Castella.
Il bando si rivolge ai laureati in Conservazione e restauro dei beni culturali, Archeologia, Architettura e Ingegneria edile – Architettura, Conservazione dei beni architettonici e ambientali, Progettazione e gestione dei sistemi turistici, Scienze per la conservazione e restauro dei beni culturali, Scienze storiche, Storia dell’arte, che abbiano svolto tesi di laurea magistrale o quinquennale in Italia su tematiche castellane nell’ambito della ricerca scientifica storico-critica, del rilievo dei monumenti, del restauro architettonico, del riuso e riqualificazione, di un complesso fortificato italiano (torre, castello, forte o borgo murato).
Sono ammessi al concorso i laureati che abbiano discusso la Tesi negli anni 2022/2024 (entro il 30 aprile).
SCADENZA DELLA PRESENTAZIONE DELLE DOMANDE: 30 GIUGNO 2024
La premiazione è ospitata in una manifestazione aperta al pubblico che avviene ogni anno (in autunno) in una città italiana diversa alla presenza non solo della giuria ma anche di altri docenti ed esperti del settore. Al termine della premiazione sarà prevista l’esposizione di una sintesi delle tesi premiate che verranno illustrate dagli autori con l’ausilio di strumenti multimediali.
Ulteriori info: https://www.istitutoitalianocastelli.it/premio-di-laurea/
Giornate Nazionali dei Castelli 2024
11/12 Maggio 2024
25esima edizione a cura dell’Istituto Italiano dei Castelli
RISORSE
Castelli d’Italia
Nel XII secolo la città di Auletta era cinta da mura, e nella parte più alta del tessuto urbano sorgevano i luoghi simbolo della vita di quel tempo, la chiesa parrocchiale e l’imponente Castello.
In epoca normanna, il Castello appartenne al conte Guglielmo di Principato (della famiglia degli Altavilla) e di suo figlio Nicola, e successivamente fu di proprietà dei Gesualdo, dei Vitilio, e dei Di Gennaro, discendenti di San Gennaro.
Successivamente, con il matrimonio tra Beatrice di Gennaro ed Antonio Castriota Scanderbech, discendente diretto di Giorgio Castriota Scanderbech (eroe nazionale e Principe di Albania del XV secolo), il Castello fu attribuito in dote alla nobile famiglia albanese, per poi giungere alla famiglia Maioli Castriota Scanderbech, attuale proprietaria.
Il 31 maggio 1941 il Castello è dichiarato bene di interesse storico-culturale (ex legge 1089/1939) con vincolo trascritto presso la Conservatoria RR. II. di Salerno.
Durante la prima metà del Novecento il Castello ha, altresì, accolto come ospiti anche l’ultimo Re d’Italia, Umberto II di Savoia (compagno di caccia del marchese Francesco Castriota Scanderbech) e sua moglie Maria José.
Negli anni novanta il Castello ha, infine, ricevuto in visita una delegazione dell’Unesco.
Oggi l’imponenza storico-architettonica del Castello fa da palcoscenico all’organizzazione di ricevimenti, meeting ed eventi culturali.
È opinione ormai consolidata che il castello sia sorto su un originario sito fortificato sannitico, seppur documenti certi d’archivio evidenziano una presenza fortilizia solo dall’epoca di Alboino, intorno al 573 d.C. Alcuni storici ritengono invece che la costruzione sia posteriore alla suddetta datazione, e cioè risalente all’epoca di Carlo Magno (810 c.a.) o a quella di Corrado il Salico (1024).
Alcune testimonianze riferiscono che con la discesa di Federico II il territorio di Pescolanciano era governato da un feudatario, Ruggero di Peschio-Langiano, che ricevette ordine dallo Svevo di rimuovere i Caldora di Carpinone, smantellando il loro castello e di assediare Isernia e quei feudi ostili a re Federico. Tale spedizione fu di sicuro organizzata nel fortilizio allora esistente e da esso prese le mosse nel 1224. Il feudo, confinante col vicino borgo di S.Maria dei Vignali, abbandonato dopo il terremoto del 1456, era attraversato da un importante nodo di comunicazione, che collegava le alte località dell’Appennino centrale abruzzese con quelle costiere del “Tavoliere di Puglia”.
Il castello di Pescolanciano, arroccato su uno sperone di roccia ai piedi del monte Totila, sotto il quale si sviluppò il borgo medioevale con le sue mura perimetrali con accessi all’abitato tuttora visibili, assolse a questi compiti di difesa e ospitalità sia sotto i feudatari Carafa che sotto gli Eboli sin dal XIII secolo. Queste secolari funzioni del borgo e del suo maniero ricevettero “nuovo impulso” con l’avvento di nuovi feudatari. Il feudo di Vignali e Pescolanciano fu tra il 1576 e il 1579 alienato da Andrea d’Eboli o sua nipote Aurelia a Rita Baldassarre, moglie di Giovanni Francesco d’Alessandro, dell’illustre Casato napoletano del Sedil di Porto che conta tra i suoi ascendenti un Templare Guidone, crociato in Palestina nel 1187, valenti ambasciatori del Regno Angioino e Aragonese, nonché l’illustre giurisperito-umanista del XV secolo, Alessandro d’Alessandro, discepolo del Fidelfo ed autore dei “Dies Geniales”. La baronia di “Pescolangiano” con i suoi feudi rustici limitrofi divenne ducato nel 1654 sotto il sesto barone Fabio Jr.(1628-1676) di Agapito (1595-1655). A questo personaggio si fanno risalire i primi lavori di abbellimento, ampliamento e di consolidamento della struttura fortilizia, che fino ad allora doveva essere stata composta da una torre mastio ed una cilindrica, nonché da un corpo a “bastione” merlato a “scarpa”. Al citato personaggio e suo padre si attribuiscono una serie di interventi di modifica dell’originaria configurazione del castello. L’ingresso, in principio presso la torre mastio lato nord-est, al quale si accedeva probabilmente utilizzando scala retrattile, venne chiuso e riaperto con ponte levatoio, finito nel 1691. Il cortile esterno, precedentemente a gradoni rocciosi, fu fatto spianare in questo periodo e sempre a tale periodo risalgono le costruzioni dette “pertinenze”, tra cui la “guardiola” con il suo balcone seicentesco arabescato. Fu anche costruita una chiesetta gentilizia al centro del fortilizio, i cui lavori di arricchimento con marmi intarsiati, decorazioni a stucco e dipinti vennero ultimati nel 1628. Il luogo sacro, per volere del duca Fabio Jr., ospitò dal 1673 alcune reliquie del corpo del martire cristiano S.Alessandro di Bergamo, pervenute da Roma con bolla papale e celebrate con antico rituale.
La costruzione del grande castello, detto di San Michele dal giorno in cui presero ufficialmente il via i lavori, risale all’anno 1358, quando Nicolò II d’Este, sentendosi minacciato da una rivolta dei cittadini, esasperati da una nuova carestia e dalle restrizioni del governo, ne commissionò la costruzione all’architetto di corte, Bartolino da Novara.
La nuova costruzione sorse a ridosso della preesistente Torre dei Leoni, che venne inglobata nel nuovo edificio. Durante il regno di Ercole I (1471-1505), figlio di Nicolò II, il castello subì numerosi interventi soprattutto a livello decorativo, sia nelle parti interne che in quelle esterne. Nello stesso periodo vennero svolti importanti lavori di ampliamento lungo la direttrice che dalla vecchia struttura arrivava ai locali vicino alla Torre dei Leoni. Non solo, ad Ercole I va attribuito anche l’ampliamento delle mura cittadine, la famosa Addizione Erculea, che cambiò totalmente l’assetto urbano e collocò il castello al centro della città.
Nuovi ed importanti interventi si ebbero a partire dal 1534, quando Ercole II, succeduto al padre Alfonso I, li commissionò all’architetto e pittore Girolamo da Carpi, che trasformò definitivamente il castello in una vera e propria dimora principesca.
Nel 1570 un violento terremoto colpì la città e danneggiò il castello, che fu fatto restaurare da Alfonso II. Nel corso dei restauri fu commissionato anche un importante ciclo decorativo nell’Appartamento detto Dello Specchio.
Quando nel 1597 Alfonso II morì senza eredi, gli Este furono costretti ad abbandonare il castello e a trasferirsi nel vicino ducato di Modena. Il castello passò allora sotto il controllo dello Stato della Chiesa e divenne sede dei Cardinali Legati e da quel momento ebbe inizio la dispersione delle opere d’arte e degli arredi in esso contenuti.
Nei secolo XVII e XVIII non vi furono importanti interventi che ne modificarono l’aspetto.
Nel 1796 il castello fu occupato senza subire particolari cambiamenti dai Francesi di Napoleone e di seguito, nel 1813, dagli Austriaci vittoriosi. A partire dal XIX secolo, e fino all’annessione di Ferrara al Regno d’Italia, lavorarono al castello numerosi pittori che lo decorarono secondo gli stilemi del gusto ottocentesco. Il castello passò quindi al Demanio del Regno d’Italia e nel 1874, in seguito ad un’asta pubblica, alla Deputazione Provinciale, che lo destinò per quasi tutto il XX secolo a edificio di rappresentanza e sede di istituzioni statali ed enti locali.
Le sezioni regionali dell’Istituto
L’Istituto si articola in Sezioni. Esse, autonome nelle attività nel loro ambito, promuovono conferenze, seminari, visite di studio, attività di ricerca ed altre iniziative di promozione culturale del patrimonio castellano delle rispettive regioni di appartenenza
PUBBLICAZIONI
Le nostre pubblicazioni
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Nomenclatura Castellana
Un viaggio attraverso le parole che raccontano le parti di un castello,
dall’avamposto sino alle vedette
BLOG
Novità dal nostro blog
Giornate Nazionali dei Castelli:
la XXV edizione si svolge sabato 11 e domenica 12 maggio 2024
Svelati i primi 23 siti: 9 castelli, 3 forti, 1 torre, 9 tra città e borghi; 1 arcipelago
Seguiranno online gli annunci di tutti i siti prescelti e di tutti gli itinerari culturali messi a disposizione gratuitamente al pubblico in 19 regioni italiane
Grandi città e piccoli centri animati da visite guidate gratuite, attività e trekking culturali,itinerari speciali a nord, al centro, a sud della penisola – isole comprese.
Le architetture protagoniste raccontate in diversi stati di conservazione, fruizione, destinazione e valorizzazione
Nel 2024 la onlus Istituto Italiano Castelli compie 60 anni
L’Istituto Italiano Castelli, onlus a carattere scientifico fondata da Piero Gazzola nel 1964, annuncia le date e le prime 21 destinazioni della XXV edizione delle Giornate Nazionali dei Castelli. Nel weekend dell’11 e 12 maggio 2024, visite guidate gratuite in 9 castelli, 8 città e borghi, 1 arcipelago, tre forti che hanno trovato una nuova vita e destinazione.
Saranno successivamente annunciati online sul nuovo sito della onlus https://www.istitutoitalianocastelli.it itinerari culturali appositamente ideati dagli studiosi della onlus e ulteriori architetture fortificate che completeranno il già ricchissimo parterre di visite guidate e aperture straordinarie delle Giornate Nazionali dei Castelli 2024.
Tutto l’anno i follower che seguono online i canali social nazionali e regionali di IIC, apprendono delle tante iniziative (tra corsi, viaggi e conferenze) e di nuove idee di visita grazie alla seguita rubrica ‘un castello al giorno’ che permette di programmare quale castello scoprire in autonomia sia in Italia che all’estero in ogni momento.
Il 2024 reca un anniversario speciale per questa iniziativa corale che unisce il paese senza distinzione tra grandi attrattori culturali turistici e territori meno noti: la onlus milanese compie 60 anni di attività e la speciale ricorrenza darà vita ad un altro calendario di eventi in tutte le regioni italiane dove l’Istituto ha una sede sin dalla sua nascita.
Le Giornate Nazionali dei Castelli offrono visite ideate ed organizzate dai volontari della onlus da nord a sud della penisola, isole comprese – per rilanciare lo studio, il valore ed il riutilizzo delle architetture fortificate italiane in ogni stato di conservazione che ogni anno, da 25 edizioni, conquista sempre più appassionati e turisti, studiosi e studenti che possono contestualizzare le architetture e la loro storia nel paesaggio e nella comunità territoriale a cui appartengono da secoli e per la quale potrebbero essere volano di una seconda opportunità di rilancio.
‘L’anno scorso siamo tornati ad offrire agli italiani ed ai turisti le Giornate Nazionali dei Castelli nella tradizionale data di maggio.
Abbiamo pensato di espandere le visite con siti collaterali e numerosi itinerari turistici a piedi che famiglie e turisti hanno molto gradito negli anni precedenti e riconfermato nuovamente di gradire.’ afferma l’imprenditrice siciliana Michaela Marullo Stagno D’Alcontres, presidente della onlus organizzatrice.
‘Abbiamo inoltre, con grandissimo sforzo di tutti i nostri volontari, riaperto gli stessi siti ed altri in una seconda data delle Giornate a settembre, in concomitanza con le Giornate Europee del Patrimonio che ci ha concesso di raddoppiare il numero di visitatori in ogni sede interessata. Anche quest’anno raddoppieremo la data, sempre fiduciosi di poter contare, per la buona riuscita delle Giornate, sulla collaborazione delle amministrazioni locali, delle università, delle soprintendenze, dei mezzi di comunicazione e di tutte le associazioni con le quali abbiamo accordi nazionali tra cui l’ASI, l’UNPLI e molte altre.’
‘Quest’anno ricorre per noi un appuntamento importante oltre al venticinquesimo anniversario delle Giornate: l’Istituto Italiano dei Castelli, fondato a Milano da Piero Gazzola nel 1964, compie 60 anni di attività. Lo stesso anno, lo studioso e sovrintendente italiano scrisse la Carta Internazionale del Restauro dei Monumenti, nota anche come Carta di Venezia, di cui ricorre del pari l’anniversario. Le celebrazioni per festeggiare il 60mo anniversario dell’Istituto saranno a cura delle singole sezioni regionali e si organizzeranno in coincidenza con le Giornate Nazionali. Ad ottobre, a Roma, un convegno nazionale ospitato alla Sala Spadolini del MIC vedrà la partecipazione delle istituzioni nazionali; il giorno successivo un seminario di studi , a Castel Sant’Angelo, opererà una sintesi del lavoro svolto dalla sezioni per progettare azioni future condivise.
Il nostro sodalizio è stato il primo in Italia e tra i primi in Europa ad occuparsi dello studio, della salvaguardia e del riuso delle architetture fortificate: continua ancora nella sua missione originaria, con particolare attenzione alle giovani generazioni.
La nostra onlus è presente in 19 regioni italiane che tutto l’anno danno vita ad un fitto calendario di appuntamenti culturalidestinato ai soci ed ai non soci: convegni scientifici e di aggiornamento professionale, conversazioni, viaggi di studio, mostre, presentazione di libri e pubblicazioni, corsi e approfondimenti sulle architetture fortificate. Contribuire alla vita associativa del nostro istituto si traduce in maggior tutela per il nostro patrimonio culturale, spesso trascurato.’
I castelli italiani sono un tesoro composto di storia, di geografie sociali, di gesta di donne e uomini che nei secoli hanno animato, popolato e guidato territori, economie, grazie alla cultura del saper fare italiano. Salvaguardare i castelli non è solo materia di architettura, restauro, filologia ed alto artigianato ma un coacervo di azioni che riportano in luce siti spesso dimenticati ma legati indissolubilmente a città e borghi, vallate e belvederi. Un progetto adeguato di valorizzazione del patrimonio castellano consentirà alle generazioni future di ritrovare i segni tangibili della storia. Inoltre, il turismo castellano sarebbe capace di muovere grandi interessi e di risvegliare anche le aree più interne delle nostre regioni rivalutando l’economia e le risorse locali.
‘Il nostro impegno nello studio, nel censimento e nella salvaguardia di forti, torri, bastioni e cinte murarie, di piccoli e grandi castelli in ogni stato di conservazione si protende soprattutto verso i giovani. Ne sono testimonianza le tante iniziative dell’Istituto per facilitare la loro partecipazione attiva, a cominciare dalla fondazione delle locali sezioni ‘Giovani’ in tutte le regioni italiane; i concorsi fotografici per le scuole secondarie; i premi di laurea che da oltre 20 edizioni confermanouna borsa di studio in denaro e la pubblicazione dell’elaborato, primo passo importante per una futura attività di ricerca scientifica.
Le Giornate Nazionali dei Castelli che quest’anno sono giunte alla XXV edizione, sono sicuramente uno strumentoindispensabile e di grandissima potenzialità per la crescita dell’associazione. Lo stesso dicasi per le attività scientifiche, per le varie pubblicazioni, tra cui le riviste Castellum e Cronache Castellane, la collana editoriale Castella.’ conclude la Presidente Stagno d’Alcontres.
L’Abruzzo, una delle regioni più ricche di architetture fortificate d’Italia celebra ancora Vasto con una passeggiata guidata alle mura cittadine.
La Basilicata apre alle visite guidate sia sabato 11 che domenica 12 maggio il castello Tramontano (Matera). Di stile aragonese e inerpicato sulla collina di Lapilli che sovrasta la città, sarà anche sede di un convegno aperto al pubblico. Rimasto incompiuto per una congiura popolare ai danni del feudatario da cui prese il nome, il castello è oggetto di restauro con i proventi del Gioco del Lotto dal 2008.
La Calabria celebra Vibo Valentia, il cui castello si presenta restaurato.
Il castello sorge dove probabilmente un tempo vi era posta l’Acropoli della Città di Hipponion ed edificato a metà dell’anno Mille da Ruggero il Normanno. Per la sua costruzione furono utilizzati in prevalenza materiali dei vicini templi greci. Rifatto nel periodo Svevo da Matteo Marcofaba e successivamente ampliato da Carlo d’Angiò nel 1289, il castello venne rafforzato dagliAragonesi. Il secondo piano fu abbattuto per i danni del terremoto del 1783 e attualmente, presenta torri cilindriche, una torre speronata e una porta con arcata di epoca angioina. Oggi, questo antico castello ospita il Museo di Archeologia di Vibo Valentia.
Il Cilento (Salerno) è protagonista delle Giornate di maggio: il castello marchesale di Camerota è stato prescelto in Campaniadai locali soci dell’Istituto.
Questo maniero è uno degli edifici storici più importanti di Camerota (il paese ha anche una frazione marina dove vi è un altro castello). In origine una fortificazione, domina il centro storico di Camerota, un borgo medievale con edifici storici adibiti a funzioni culturali come il Museo della Civiltà Contadina e dell’Artigianato, la Cappella di Piedigrotta e l‘anfiteatro Kamaraton, costruito esclusivamente con fossili in selice.
Il castello è stato costruito nel periodo normanno, tra l’XI e il XII secolo. L’armata turca distrusse il castello nel 1552, ma quello stesso anno fu ricostruito dal marchese Don Placido de Sangro. Tale operazione, però, modificò le caratteristiche originarie dellacostruzione. Il castello ha subito varie modifiche e attraversato varie fasi, nel 1994 il Ministero per i Beni Culturali e Ambientali (oggi MIC), lo ha dichiarato “bene di interesse culturale”. Nel 2012 sono iniziati i lavori di consolidamento della struttura cascante in alcuni punti.
In Emilia Romagna aperto alle visite e alle attività delle Giornate il borgo fortificato di Terra del Sole: una città-fortezza medicea oggi parte integrante del comune di Castrocaro Terme e Terra del Sole, situata a meno di 10 km da Forlì.
In Friuli Venezia Giulia protagonista sabato 11 maggio la Casaforte Nussi Deciani Zamò a Case di Manzano (Udine), un complesso del XV-XVI secolo realizzato su preesistenze e circondato da un muro di cinta.
La casaforte è composta da edifici rustici posti al margine del cortile, tra i quali un palazzo a pianta rettangolare posto a nord-est con all’interno decorazioni in cotto riconducibili al XV secolo. In epoca medievale venne aggiunta una torre d’avvistamento.
Le vicende storiche e il restauro, curato tra il 1999 e il 2008 dall’architetto Toni Cester Toso, storica socia della sezione regionale dell’Istituto Italiano Castelli onlus, saranno l’occasione per ricordare la cura e l’attenzione rivolta alle architetture fortificate da parte di alcuni soci della sezione nel corso dei 60 anni dalla fondazione dell’Istituto.
Il Castello di Sermoneta (Latina) è protagonista delle Giornate in Lazio.
Aperto a visite guidate gratuite sia sabato 11 sia domenica 12 maggio, il castello risale al XIII quando gli Annibaldi costruirono un’imponente rocca. Nel 1297 Sermoneta e il suo castello passarono a Pietro II Caetani, Conte di Caserta, che avviò lavori diampliamento e rafforzamento. Importanti lavori vennero eseguiti sul finire del Quattrocento, per volontà di Onorato III Caetani, che fece realizzare, tra l’altro le cosiddette “Camere Pinte”, stanze affrescate da artista ignoto, probabilmente appartenente alla Scuola del Pinturicchio.
Nel 1499 Alessandro VI Borgia sottrasse il castello ai Caetani, cui fu poi restituito nel 1504 da Giulio II. Nel Seicento iniziò il lento abbandono del castello che aveva perduto la sua rilevanza strategica. Soltanto a partire dalle fine dell’Ottocento i Caetani tornarono ad occuparsene avviando imponenti lavori di restauro.
I soci dell’Istituto Italiano Castelli Liguria offrono una visita guidata sostenibile con trasporto collettivo a due borghi liguri: la mattina a Finale ed il pomeriggio a Noli. Le visite si svolgeranno a piedi ed in caso di maltempo l’evento viene rinviato a data da destinarsi.
Finale, la cui prima testimonianza scritta risale al 916, è sulla costa della Riviera Ligure di Ponente fra i promontori di Caprazoppa a ovest, e di Capo Noli a est. L’abitato è attraversato da tre torrenti: il Pora, lo Sciusa e l’Aquila.
La struttura urbanistica di Finale Ligure si articola in tre nuclei principali, fino al 1927 comuni distinti: Finalmarina, la zona di più recente urbanizzazione grazie al turismo, Finalpia sita sulla costa che conserva la struttura originaria della città e Finalborgo, il capoluogo dello storico Marchesato del Finale circondato dalle antiche mura quattrocentesche e sovrastato dai castelli Govone e San Giovanni.
Chiuso tra mura medievali ancora ben conservate, intervallate da torri semicircolari e interrotte solo in corrispondenza delle porte, il Borgo di Finale Ligure offre subito al visitatore una sensazione di protezione e raccoglimento.
Noli è situato in un’insenatura chiusa a est dall’Isola di Bergeggi e a sud-ovest dal capo dallo stesso nome alla foce del torrente Luminella.
Questa località è un centro rinomato per il suo suggestivo antico borgo marinaro, con strette viuzze, i tipici caruggi. Quello nolese è rimasto uno dei pochi borghi costieri ad avere ancora oggi pescatori locali che ogni notte escono in mare con le loro piccole barche a motore e tornano la mattina con il pescato freschissimo. Oggi Noli è un’importante stazione balneare della Riviera di Ponente, con bellissime spiagge con sabbia bianca. Inoltre, il mare di Noli è particolarmente adatto per le immersioni. I fondali, che superano i 35 metri di profondità sono ricchi di pesci, cavallucci marini, calamari, rane pescatrici e piccole aragoste. La limpidezza dell’acqua permette anche riprese subacquee.
In Lombardia visite e programmi vertono sul centralissimo Castello Sforzesco (Milano). Sabato 11 maggio l’Istituto offrirà un incontro di studio aperto al pubblico (Il Castello Sforzesco e Milano) e domenica 12 maggio tre turni di visite guidategratuite.
Nel 1991, per l’ottimo riutilizzo e l’accurata manutenzione, l’Istituto Italiano dei Castelli ha conferito al Castello Sforzesco la targa di segnalazione. A partire dalla fondazione dell’Istituto, molte sono state le attività di studio, ricerca e divulgazione scientifica proposte dalla Sezione Lombardia sul castello e nel castello stesso, le Giornate Nazionali dei Castelli che coincidono con la celebrazione del sessantesimo anno di attività della Onlus sono dunque l’occasione per ricordare questo importante connubio e gli studiosi che lo hanno promosso nel tempo.
Un tranquillo asilo di arte e di memorie cittadine così l’architetto Luca Beltrami nel 1912 chiudeva il resoconto dei decennali lavori che avevano trasformato il Castello Sforzesco, l’invisa fortezza, in un luogo privilegiato, sede delle raccolte museali e delle biblioteche specialistiche di Milano.
La fisionomia dell’imponente edificio era stata rispettata nei volumi dei sotterranei e degli ambienti come degli spazi aperti; il restauro aveva accentuato i caratteri castellani con la ricostruzione degli spalti e, sulla fronte principale, l’innalzamento di unatorre a memoria di quella eretta dall’architetto principe della prima età degli Sforza, Antonio Averulino detto il Filarete.
Le fasi salienti della storia del Castello Sforzesco sono individuabili nella fondazione di età Viscontea, a cavallo della cinta muraria medioevale, nella celebre dimora rinascimentale che accolse le sperimentazioni pittoriche di Leonardo da Vinci e nella fortezza dei regnanti spagnoli e austriaci.
Non più periferico, ma inglobato ormai in una metropoli, in questi anni il Castello Sforzesco è al centro di flussi di visitatori, di addetti ai lavori, di studiosi; è tuttora oggetto di nuove indagini dedicate alla struttura architettonica, unica e straordinariatestimonianza emergente nella città di Milano.
I soci volontari della sezione Marche dell’Istituto Italiano Castelli rendono protagonista sia sabato 11 che domenica 12 maggio un altro borgo straordinario, quello di Sassocorvaro (PU) con la sua ben conservata rocca.
In occasione delle Giornate, la rocca sarà ad ingresso gratuito per i partecipanti alle Giornate e in entrambi i giorni è possibile anticipare e posticipare gli orari di visita.
Realizzata da Francesco di Giorgio Martini intorno al 1475 per volontà del Duca Federico di Montefeltro, la Rocca di Sassocorvaro è un tassello importante dell’imponente sistema difensivo a protezione di Urbino, capitale del Montefeltro, tanto daessere considerata “una delle opere più straordinarie e fondamentali del Rinascimento”. Siamo nel così detto “Periodo di transizione”, in cui si passa dall’arma bianca all’arma da fuoco, la bombarda, la “Diabolica invenzione”. I castelli medievali, ormai obsoleti e inadatti a resistere alla forza d’urto delle nuove armi, vengono un po’ alla volta soppiantati da rocche e fortificazioni, costruite per reggere più efficacemente l’impatto delle armi da fuoco.
La Rocca di Sassocorvaro è ben altro dallo straordinario maniero di guerra. Sassocorvaro apparteneva (dal 1474) al conte Ottaviano Ubaldini, fratello di Federico, suo “Alter ego” “colui che el stato quasi sempre governava”, uomo di straordinariacultura e sapienza, amico delle Muse, principe italiano dell’astrologia e grande esperto di alchimia e di esoterismo. Ottaviano ha voluto che l’edificio fosse rappresentativo di quella sintesi (diarchia) che andava realizzando al fianco di Federico nella conduzione del ducato. Questa volontà emerge già dalla scelta della pianta della Rocca che ha la forma di tartaruga e rappresenta, con il guscio, l’impenetrabilità, come voleva Federico, ma con l’interno del guscio stesso, con l’animale vivo, esalta l’uomo pensante. Si vuole intendere cioè che l’edificio va visto come luogo dove esercitare il pensiero, dove acquisire “virtude e conoscenza”. La costruzione è una specie di “Libro di pietra” che racconta, attraverso simboli, il messaggio lasciatoci da Ottaviano, come si percepisce chiaramente osservando le forme e gli spazi molto particolari, lontani dalle tipologie delle strutture militari e molto più vicine a quelle di un palazzo e, perché no, di un “convento”. Pertanto la Rocca va vista come “Arx e Domus, elementi eterogenei fusi in una sola costruzione governata da una superiore armonia”. Il grande merito di F. di Giorgio Martini è quello di aver saputo fondere le richieste di Federico e quelle di Ottaviano, così diverse, opposte e complementari tra loro realizzando un complesso caratterizzato da una “armonia superiore”, che non ha uguali, “unico nel suo genere”.
Nel corso della seconda guerra mondiale, la Rocca di Sassocorvaro è stata scelta dal soprintendente Pasquale Rotondi come “arca dell’arte” ovvero rifugio di una parte significativa del patrimonio artistico italiano (circa 10.000 pezzi), per “la più grande concentrazione di opere d’arte mai realizzata in Italia in tempo di guerra” oggetto della mostra tenutasi alle scuderie del Quirinale nel 2023.
Le Giornate Nazionali dei Castelli in Molise offrono visite guidate, convegni e concerti.
Sabato 11 maggio, all’interno delle mura di un castello molisano, si terrà un concerto a cura del Conservatorio “Lorenzo Perosi” di Campobasso.
Domenica 12 maggio la mattina il convegno aperto al pubblico ‘Giovanna I Regina di Napoli e i Castelli angioini in Molise’ precede la visita della Torre angioina di Colletorto (Campobasso); il pomeriggio visita al Borgo fortificato di Montorio nei Frentani nella stessa provincia a cui segue la visita alla chiesa madre per ammirare l’”Annunciazione” cinquecentesca di Teodoro D’Errico.
L’antica Collis Tortus, come risulta dai registri angioini del 1273 insieme con il suo primo feudatario, Guglielmo d’Anglona, era un borgo murato con andamento urbanistico circolare. La difesa dell’abitato col torrione cilindrico fu opera angioina, così come ipotizza il Tria, realizzata al tempo della Regina Giovanna I d’Angiò, il cui regno iniziò nel 1343 e terminò nel 1382.
La torre fu edificata su una parte dell’area occupata in precedenza da un vecchio impianto fortificato normanno, del quale rimane il tracciato quadrato del perimetro murario all’interno della torre. Il complesso normanno comprendeva mura e castello, sui cui ruderi, nel 1700 fu costruito il palazzo dei Marchesi Rota, restaurato nella seconda metà del 1900 e utilizzato attualmente come sede municipale.
La Torre di Colletorto è situata nella parte sud-est dell’abitato, di fronte alla chiesa di S. Giovanni Battista. La sua posizione consentiva il controllo del territorio caratterizzato dall’ampia vallata del fiume Fortore, un tempo solcata dalla transumanza che avveniva sull’importante percorso tratturale Celano-Foggia.
Alla torre si accede attraverso una scalinata esterna che parte dalla piazza antistante. La struttura architettonica, di formacilindrica perfetta priva di evidente rastrematura, s’innalza per ben 25 metri d’altezza. La torre di Colletorto è una delle poche del genere nel Molise (vanno ricordate quelle di Roccapipirozzi e di Campochiaro) mentre torrioni svevo-angioini cilindrici simili sono presenti più numerosi in Puglia e in Abruzzo.
I primi feudatari di Montorio che la storia ricordi, siamo nel 1167, furono Vitus Avalerius e Henricus de Ceria, ognuno dei qualipossedeva la metà del feudo. Non è ancora chiarita la doppia natura del possesso anche se si può ipotizzare che l’uno avesse sotto la propria giurisdizione la rocca e l’altro la terra murata.
Successivamente, in epoca angioina, il feudo passò ai Molisio fino al matrimonio di Tommasella, primogenita di Guglielmo, con Riccardo Monforte di Gambatesa dal quale ebbe Carlo che durante la sua reggenza riuscì a riunire il feudo.
Il borgo fortificato di Montorio è caratterizzato da due agglomerati urbani ben distinti e facilmente individuabili. Si tratta più precisamente dell’espressione architettonica derivata da due fasi di sviluppo che hanno segnato il centro frentano.
Lungo la cortina muraria correva la strada principale detta Capo di vaglia (oggi Via Garibaldi), luogo questo, dove si impiantarono, secondo la tradizione, a metà del XV secolo le famiglie greco-epirote scampate alle persecuzioni ottomane.
Uno dei capolavori della storia dell’arte europea si trova a Montorio nei Frentani. E’ un’Annunciazione dipinta su tavola da Teodoro D’Errico poco prima del 1580.
L’opera è sempre stata nel paese, ma gli abitanti ignoravano il suo elevato valore; grazie all’aiuto dell’architetto Franco Valente, presidente della locale sezione dell’Istituto Italiano, il dipinto è stato rivalutato e fu selezionato per l’Expo 2015 di Milano, protagonista insieme ad altre opere d’arte italiane.
In Piemonte sia sabato 11 che domenica 12 maggio è aperto alle visite guidate il castello di Volpiano di proprietà privata, la cui prima pietra risale al XIV secolo. Sorge su una formazione collinare di forma allungata ai confini della Riserva naturale della Vauda e domina il sottostante abitato. Le attività si svolgeranno anche in caso di maltempo. Oltre al sopralluogo ai resti del castello, sono previste conferenze illustrative e visite ad altri siti di interesse storico-culturale del territorio.
Il complesso ebbe un ruolo strategico di rilievo fino all’inizio del Seicento, quando entrò a far parte dei possedimenti sabaudi: fu, infatti, protagonista delle vicende militari della prima metà del XVI secolo in quanto presidio imperiale alle porte di Torino, all’epoca sottoposta al dominio francese.
Le prime testimonianze risalgono al 1014, anno in cui il luogo, descritto «cum castello et capella», era dipendenza dell’abbazia di San Benigno di Fruttuaria. Non sono, però, pervenute evidenze materiali riferibili a tale fase. La cronaca trecentesca del notaio novarese Pietro Azario, riferendo l’episodio della conquista del castello da parte delle truppe di Giovanni II di Monferrato verso il 1340, lo descrive composto da «un muro altissimo e merlato […] sovrastato da un’eccelsa torre nella quale abitava in permanenza un custode». Il passaggio sotto il controllo marchionale fu seguito da interventi di potenziamento: la superficie difesa venne ampliata con l’aggiunta di un nuovo muro e al suo interno fu costruito un palazzo.
In assenza di dati per il XV secolo, determinante è una carta del borgo realizzata da un anonimo ingegnere nell’imminenza dell’assedio del 1555, culminato con la presa e la parziale distruzione del castello per opera dell’esercito francese. Essa, che trovapuntuali riscontri nei ruderi odierni, rappresenta una fortificazione già aggiornata “alla moderna”, estesa su più livelli in direzione sud-est nord-ovest. Il forte presenta una forma a punta di freccia rivolta verso il borgo; il fronte ovest è costituito da una cortina con paramento murario in laterizio, protetta da torri cilindriche verso sud e da un bastione a nord; i lati meridionale e settentrionale risultano entrambi bastionati. Nel livello intermedio è indicato un nucleo murato di forma ottagonale: probabilmente si tratta del castello bassomedievale, declinato nel tempo per assolvere a funzioni prioritariamente residenziali. In alzato non si è conservato alcunché, ma è ancora leggibile il terrazzamento sistemato a prato. Il terzo livello, a ovest, era separato da una tagliata dal resto del forte, e lo proteggeva grazie a un ampio baluardo rivolto verso la Vauda.
I resti della fortezza giunte sino a noi comprendono il fronte bastionato del livello inferiore verso il borgo; in particolare, nell’area sud-orientale, in corrispondenza di un varco forse corrispondente all’accesso principale, sopravvivono i resti della torre cilindrica sud, con tratti di cortina, e del bastione nord.
Il castello, nel XV secolo, costituiva il fulcro di un articolato sistema difensivo, che comprendeva un ricetto, esteso all’area pianeggiate a ridosso del rilievo su cui il castello stesso sorgeva, e una più ampia cinta muraria, sopravvissuta sino al principiodel XIX secolo, che proteggeva l’intero borgo.
In Puglia i soci volontari dell’Istituto Italiano Castelli hanno realizzato un itinerario inedito sul Castello Alfonsino detto anche ‘Forte a Mare’ di Brindisi. Di epoca aragonese, sorge sull’isola di Sant’Andrea e la sua costruzione si inserisce nel programma di fortificazione della costa orientale del Regno di Napoli, attuato dagli Aragonesi dopo la caduta di Costantinopoli per opera di Maometto II (1453). La fortezza con andamento mistilineo verso il mare aperto e rettilineo verso la rimanente parte dell’isola si sviluppa su tre livelli principali, tutti caratterizzati da un grande ambiente a pianta rettangolare. L’isola di S. Andrea si presenta come un avamposto naturale ubicato a settentrione dell’imboccatura esterna della rada di Brindisi, naturalmente disposta ad assolvere funzioni di difesa del porto. Si ritiene valida l’ipotesi di un antico insediamento di monaci basiliani sull’isola, già denominata Barra e Pharos e, successivamente, di Sant’Andrea, dal nome dell’abbazia fondata da costoro intorno al VI secolo d.C. Nel 1779 il forte veniva attaccato dall’artiglieria francese e nell’ottocento era rimaneggiato e ripreso nelle parti distrutte e adattato alle nuove fortificazioni militari, divenendo proprietà del Demanio Militare della Marina di Brindisi. Attualmente è statoeffettuato un restauro da parte della Soprintendenza ai Beni Artistici, Ambientali, Architettonici e Storici della Puglia.
In Sicilia protagonista sabato 11 maggio dalle 9 alle 20 il castello di Taormina o del Monte Tauro, la cui prima pietra risale al X secolo. Chiuso per circa trent’anni, nel recente passato è stato oggetto di un accurato e indispensabile intervento di restauro e adeguamento funzionale realizzato dalla Soprintendenza per i Beni Culturali e Ambientali di Messina che, insieme ai lavori di messa in sicurezza della scalinata d’accesso, della parete rocciosa limitrofa e della realizzazione dell’illuminazione dell’area, ne hanno consentito la riapertura e la libera fruizione, anche notturna, come polo culturale.
Ubicato in posizione preminente rispetto alla sottostante città di Taormina, sin dalla sua origine ha rappresentato un punto di guardia e di controllo del passo tra la valle del fiume Alcantara e il mare Jonio.
In sinergia con il sovrastante Castello di Mola e le fortificazioni urbane di Taormina, delle quali oggi rimangono Porta Messina sul lato nord, Porta Catania sul lato sud e la intermedia, ricostruita, Torre dell’Orologio, la fortezza ha risposto, nel corso della storia, alle esigenze di difesa degli abitanti insediati.
Da esso si gode un panorama mozzafiato a 360°. A nord lo Stretto di Messina, a sud la valle del fiume Alcantara e le pendici dell’Etna, sullo sfondo la città di Catania, e ancora, a ovest i monti Peloritani.
La bellezza ed il mistero che il Castello di Taormina promana non passano inosservati a chi lo ammira e ciò che più colpisce èl’equilibrio tra l’ambiente naturale e quello antropizzato dall’uomo nei secoli. In un caleidoscopio di paesaggi unici come pochi al mondo.
Il complesso monumentale sorge sul Monte Tauro a 396 m. s.l.m., dov’era l’acropoli greca. Fondato dagli Arabi nel 902 e perquesto detto “saraceno”, faceva parte del sistema di fortificazioni costruite in tutta la Sicilia in punti naturalmente strategici. Al castello si accede attraverso una scalinata intagliata nella roccia, che partendo dalla suggestiva chiesetta della Madonna della Rocca si inerpica fino a raggiungere la porta, a sua volta preceduta da un avancorpo scoperto e presidiato da camminamenti di ronda, ha forma trapezoidale con un imponente mastio. Sul lato sud si erge, su un’alta scarpata, una torre con la garitta per la sentinella e la campana d’allarme.
In Sardegna saranno protagonisti i forti dell’Arcipelago di La Maddalena, con visite guidate a cura degli studenti del Convitto Nazionale di Cagliari che svolgono ormai da molti anni con i volontari della sezione locale dell’Istituto Italiano Castelli e con la collaborazione dell’Università degli Studi di Cagliari un interessante percorso di alternanza ‘scuola-lavoro’.
In Toscana protagonista Firenze (il 17 maggio) con un convegno sulla memoria di Gazzola e sul restauro dei castelli con interventi di Nicoletta Maioli (Presidente IIC Toscana), Domenico Taddei (IIC) e Maurizio de Vita, architetti e docenti universitari.
In Trentino Alto Adige protagonista sabato 11 maggio il Forte Belvedere che ora è un monumento alla pace e alla condanna delle atrocità della guerra, visitato da oltre 28.000 persone all’anno.
Werk Gschwent di Lavarone, oggi meglio noto come Forte Belvedere, è l’unica struttura ben conservata e visitabile delle settefortezze costruite dagli austriaci all’inizio del XX secolo per fronteggiare una possibile invasione italiana (verso Trento). Oggi è una testimonianza unica in quanto sede museale delle vicende della guerra sugli altipiani e alla Prima Guerra Mondiale in generale.
Il forte viene costruito a partire dal 1908 in località Gschwent su uno sperone di roccia calcarea (di quota 1177) a strapiombo sulla Val d’Astico, con funzioni di cerniera tra i forti della zona di Vezzena (Luserna, Verle e Cima Vezzena) e di Folgaria (Cherle, Sommo Alto, Dosso delle Somme).
Nel secondo dopoguerra il forte diventa proprietà della Regione Trentino-Alto Adige finché, nel 1966, viene acquistato da privati (la famiglia Osele di Lavarone) che, sgombrate le macerie, ricostruite in cemento le forme delle cupole originali, ripristinata l’illuminazione interna, lo rendono visitabile.
Grazie a questo provvidenziale intervento, il forte si trasforma in “museo di sé stesso” e riesce a conservarsi fino al 1996, quandoviene acquistato dal Comune di Lavarone che procede al restauro conservativo in collaborazione con la Provincia Autonoma di Trento e alla valorizzazione del sito, trasformando la struttura in organico museo dedicato al forte, ma anche ai principali eventi e ripercussioni del primo conflitto mondiale in scala locale e internazionale.
L’Umbria apre sia alle visite guidate che a una conversazione aperta al pubblico sabato 11 maggio il castello ed il borgo fortificato di Antria nel comune di Magione (PG) sorto sulla sommità di un colle sui resti di un antico pagus romano che rivestì un ruolo importante nella rete viaria alto-medievale, per la sua posizione strategica. La necessità di difendere il transito e i commerci comportò la fortificazione dell’insediamento che , citato per la prima volta nel 1185 in un documento che ne attribuiva la proprietà alla canonica perugina di San Lorenzo, nel 1258 viene indicato come castrum dotato di una robusta cinta muraria.
L’economia dell’area, grazie alla presenza di corsi d’acqua, era prevalentemente agricola, ma non mancavano attività artigianali tra le quali emergevano la coltivazione di piante tintorie e la produzione di laterizi. Il coinvolgimento del castello in svariate vicende belliche provocò distruzioni e rifacimenti: tra il 1260 e il 1364 fu gravemente danneggiato dalle continue incursioni di fuoriusciti perugini e di soldati mercenari fra cui l’arrivo nel territorio perugino della compagnia di ventura inglese di Giovanni Acuto (John Hawkwood)-,
Nel 1426 si arrese a Braccio Fortebracci da Montone che proprio nel castello ricevette gli ambasciatori perugini Sacco Saccucci, Andrea di Guidarello, Andrea Guidoni e Cianello d’Alfano Alfani.
L’odierna Antria si presenta come un luogo suggestivo dalla forte connotazione medievale a cominciare dalla porta principale che rivela la presenza in passato del ponte levatoio, per proseguire con la cinta muraria in gran parte in buono stato di conservazionecaratterizzata da solide torri perimetrali; al suo interno le case, strette le une alle altre, si affacciano su vicoletti, alcuni voltati, che afferiscono a due piazzette con al centro i relativi pozzi. Fuori dagli itinerari turistici, il borgo nel quotidiano è un luogo del silenzio, ma si anima in due precisi momenti dell’anno attorno all’accensione del forno medievale di comunità che chiama a raccolta gli abitanti rimasti dentro e fuori le mura. Il forno, che ha sede nella quattrocentesca Confraternita di San Rocco e Sant’Antonio Abate, nei giorni immediatamente precedenti la Pasqua vede perpetuarsi una tradizione che ha un vago sapore di ritualità: le donne portano a cuocere la torta di Pasqua, il tipico pane pasquale umbro, che verrà benedetta il Sabato Santo e portata in tavola per la prima colazione la Domenica mattina insieme ad altri cibi benedetti. Il forno si riaccende per la festosa sagra estiva dell’Oca, simbolo della riscoperta dei tradizionali valori contadini, che richiama locali e turisti a far rivivere, anche se per pochi giorni, questo caratteristico ed unico borgo medievale.
In Veneto viene proposta la riscoperta di Verona e della splendida città murata di Montagnana (PD), insignita della bandiera arancione e tra i borghi più belli d’Italia, con uno speciale convegno e visite guidate sia sabato 11 che domenica 12 maggio.
I volontari della sezione Veneto dell’Istituto Italiano Castelli invitano il pubblico di esperti ed appassionati ad una due giorni di incontri a Verona. Con le istituzioni della città e la Fondazione Piero Gazzola, il convegno presenta due recenti pubblicazione sull’opera di Piero Gazzola con una riflessione sulle opere di restauro di architetture militari realizzate nel corso del tempo a Verona.
A Verona le visite guidate si estendono, in collaborazione con le associazioni veronesi, alla riscoperta delle mura urbane e dei forti della città, per ricordare che la città è protetta dall’Unesco per il patrimonio fortificato stratificato nei secoli a partire dall’età romana, proseguita nei periodi degli Scaligeri e dei Visconti, poi rafforzato ed ampliato dalla Repubblica di Venezia e dall’Impero Asburgico. Oltre a Montagnana, una delle meglio conservate città murate d’Italia e d’Europa, sarà nuovamente visitato Forte Monte Tesoro, uno dei più importanti forti corazzati italiani realizzati nei primi decenni del ‘900. Le visite guidate al forte si estenderanno anche oltre le giornate dell’ 11-12 maggio 2024. I soci volontari della onlus organizzatrice delle Giornate aprirono le prime visite a questa architettura – con enorme successo di pubblico – nelle Giornate di qualche edizione fa, nonappena questa architettura fu riaperta al pubblico: il Forte è stato infatti recentemente restaurato – la sua seconda vita offre alla cittadinanza ed i visitatori una nuova funzione culturale e turistica.
Giornate Nazionali dei Castelli, XXV edizione, sabato 11 e domenica 12 maggio 2024
visite guidate gratuite o a pagamento, conversazioni, convegni e conferenze, formazione professionale, premio di laurea, mostre e presentazioni, presentazioni di libri, trekking e altre attività di visita, corteo auto storiche, passeggiate patrimoniali
Organizzatore: Istituto Italiano Castelli Onlus (IIC),
1964-2024: 60 anni
Regioni coinvolte: 19
hashtag: #giornatenazionalideicastelli2024
Sito web (nuova release): https://www.istitutoitalianocastelli.it
FB: https://www.facebook.com/IstitutoItalianodeiCastelli/
IG: https://www.instagram.com/istituto_italiano_dei_castelli/
Premio di Laurea sull’Architettura Fortificata 2024
L’Istituto Italiano dei Castelli Onlus (IIC) nell’ambito delle iniziative promosse per incoraggiare le nuove generazioni allo studio storico, archeologico ed artistico del patrimonio fortificato italiano nonché la sua valorizzazione, presenta il
XXVII PREMIO TESI DI LAUREA SULL’ARCHITETTURA FORTIFICATA.
Il Premio consiste in assegni per complessivi 4.500 euro di cui beneficiano le prime tre tesi di laurea ritenute più meritevoli tra quelle pervenute. La commissione di concorso è composta da membri del consiglio scientifico dell’IIC nonché da docenti di chiara fama delle università italiane. Un estratto delle tesi premiate possono altresì essere pubblicate sulle riviste Castellum/Cronache Castellane oppure su un numero monografico della collana Castella.
Il bando si rivolge ai laureati in Conservazione e restauro dei beni culturali, Archeologia, Architettura e Ingegneria edile – Architettura, Conservazione dei beni architettonici e ambientali, Progettazione e gestione dei sistemi turistici, Scienze per la conservazione e restauro dei beni culturali, Scienze storiche, Storia dell’arte, che abbiano svolto tesi di laurea magistrale o quinquennale in Italia su tematiche castellane nell’ambito della ricerca scientifica storico-critica, del rilievo dei monumenti, del restauro architettonico, del riuso e riqualificazione, di un complesso fortificato italiano (torre, castello, forte o borgo murato).
Sono ammessi al concorso i laureati che abbiano discusso la Tesi negli anni 2022/2024 (entro il 30 aprile).
SCADENZA DELLA PRESENTAZIONE DELLE DOMANDE: 30 GIUGNO 2024
La premiazione è ospitata in una manifestazione aperta al pubblico che avviene ogni anno (in autunno) in una città italiana diversa alla presenza non solo della giuria ma anche di altri docenti ed esperti del settore. Al termine della premiazione sarà prevista l’esposizione di una sintesi delle tesi premiate che verranno illustrate dagli autori con l’ausilio di strumenti multimediali.
Ulteriori info: https://www.istitutoitalianocastelli.it/premio-di-laurea/
Giornate Nazionali dei Castelli:
Dopo il successo del weekend di maggio, la XXIV edizione continua su due weekend: 16-17 e 23-24 settembre 2023 in 12 regioni italiane
Grandi città e piccoli centri animati da visite guidate gratuite, attività culturali e itinerari speciali a nord, al centro, a sud della penisola – isole comprese.
23 tra fortezze, torri, cinte murarie, edifici fortificati e altre architetture a cui si aggiungono itinerari a piedi, suggerimenti per un weekend, conferenze, mostre
Le architetture protagoniste raccontate in diversi stati di conservazione, fruizione, destinazione e valorizzazione.
Forte Aurelia (Roma) si apre per la prima volta al pubblico
Il mondo dell’istruzione protagonista delle Giornate Nazionali 2023
L’Istituto Italiano Castelli, onlus a carattere scientifico fondata da Piero Gazzola nel 1964, per la prima volta nella sua lunga storia celebra la XXIV edizione delle Giornate Nazionali dei Castelli in un triplo weekend.
Il primo si è tenuto il 13 e 14 maggio e le fortezze italiane sono state celebrate con visite guidate e altre attività culturali che continueranno anche dal 16 al 24 settembre, con gli eventi che si svolgono il 23 e 24 settembre parte anche del ricco calendario delle Giornate Europee del Patrimonio organizzate dal Consiglio d’Europa, d’intesa con il MIC (Ministero della Cultura) che patrocina le Giornate Nazionali dei Castelli sin dalla prima edizione.
In occasione del doppio appuntamento di settembre, i volontari della onlus scelgono molti siti selezionati solo per queste Giornate, da nord a sud della penisola isole comprese.
Con tre weekend di visite nel 2023, il valore ed il riutilizzo delle architetture fortificate italiane in ogni stato di conservazione potrà essere vissuto da numeri sempre più importanti di appassionati e turisti.
I visitatori avranno anche a disposizione itinerari culturali aggiuntivi per la maggior parte percorribili a piedi.
Studiati e condotti dagli esperti e studiosi della onlus organizzatrice, hanno lo scopo di contestualizzare le architetture e la loro storia nel paesaggio e nella comunità territoriale a cui appartengono da secoli e per la quale potrebbero essere volano di una seconda opportunità di rilancio.
‘E’sempre difficile scegliere dove trascorrere un fine settimana in Italia durante le Giornate Nazionali dei Castelli. Quest’anno abbiamo deciso, raddoppiando gli sforzi organizzativi, di aggiungere siti collaterali e numerosi itinerari turistici a piedi che famiglie e turisti hanno molto gradito negli anni precedenti. E, d’intesa con le forze armate che lo gestiscono e lo stanno riportando a una nuova funzione museale che vedrà la luce tra due anni, apriamo per la prima volta alle visite guidate, a Roma, il Forte Aurelia in restauro. ’ afferma l’imprenditrice siciliana Michaela Marullo Stagno D’Alcontres, nuova presidente della onlus organizzatrice.
‘Facendo seguito al grande impegno durante la presidenza di Fabio Pignatelli della Leonessa ,volto ad ampliare la comunicazione e a dare maggiore risalto alle Giornate Nazionali dei Castelli, è stata prevista, oltre alle date di maggio, una seconda replica delle Giornate , sia il weekend del 16 e 17 settembre che quello del 23-24 settembre quando, aderendo alle Giornate Europee del Patrimonio, saranno aperti sia alcuni siti di maggio che altri nuovi. Siamo fiduciosi di poter contare, per la buona riuscita delle Giornate, sulla collaborazione delle amministrazioni locali, delle scuole e delle università ,delle soprintendenze , dei mezzi di comunicazione e di tutte le associazioni con le quali abbiamo accordi nazionali tra cui l’ASI, l’UNPLI e molte altre.
La sinergia tra pubblico e privato è l’altro faro guida nell’attività volontaria per l’Istituto: diamo vita a progetti di pubblica utilità che sottolineano ancora una volta la cura del bene comune e la valorizzazione di fortificazioni ad alto valore simbolico.
Ultimo testimone è il progetto di illuminazione della cortina esterna del Forte del SS. Salvatore di Messina, monumento del cuore per i cittadini messinesi e per i visitatori; il suo lungo bastione nel porto cittadino ora risplende di notte e permette di sfruttare uno spazio sottoutilizzato nelle ore serali.
A breve inizieranno i lavori dell’illuminazione artistica del monumento e ciò consentirà alla cittadinanza di sentirsi unita in importanti fasi della vita, come accaduto con l’illuminazione tricolore durante la pandemia e la visita alla città del Capo dello Stato.
I castelli italiani sono un tesoro composto di storia, di geografie sociali, di gesta di donne e uomini che nei secoli hanno animato, popolato e guidato territori, economie, grazie alla cultura del saper fare italiano. Salvaguardare i castelli non è solo materia di architettura, restauro, filologia ed alto artigianato ma un coacervo di azioni che riportano in luce siti spesso dimenticati ma legati indissolubilmente a città e borghi, vallate e belvederi. Un progetto adeguato di valorizzazione del patrimonio castellano consentirà alle generazioni future di ritrovare i segni tangibili della storia. Inoltre, il turismo castellano sarebbe capace di muovere grandi interessi e di risvegliare anche le aree più interne delle nostre regioni rivalutando l’economia e le risorse locali.
Il nostro impegno nello studio, nel censimento e nella salvaguardia di forti, torri, bastioni e cinte murarie, di piccoli e grandi castelli in ogni stato di conservazione si protende soprattutto verso i giovani. E’ stato prioritario anche in questa edizione per l’Istituto coinvolgere numerose scolaresche a ideare e partecipare in prima persona alle visite come accade ad esempio in Sardegna dove per il terzo anno consecutivo i protagonisti sono gli studenti di un convitto di Cagliari .
Le Giornate Nazionali dei Castelli che quest’anno sono giunte alla XXIV edizione, sono sicuramente uno strumento indispensabile e di grandissima potenzialità per la crescita dell’associazione. Lo stesso dicasi per il nostro Premio di Laurea (di cui a Messina organizziamo una speciale mostra in occasione dei 20 anni), per le attività scientifiche, per le varie pubblicazioni, tra cui le riviste Castellum e Cronache Castellane, la collana editoriale Castella.’ conclude.
L’Abruzzo, una delle regioni più ricche di architetture fortificate d’Italia, dopo il successo delle visite dedicate a Teramo a maggio dove sono state illustrate la cinta muraria, le porte della città ed un castello privato, celebra Vasto sabato 23 settembre con una passeggiata guidata alle mura cittadine per l’intera giornata. Al termine della giornata, i volontari dell’Istituto Italiano Castelli inaugurano la seconda delegazione regionale in città dopo quella ubicata nel capoluogo l’Aquila.
La cinta muraria cittadina si ricollegava al castello Caldoresco tramite la porta Castello, non più presente. Parte delle mura furono stravolte nel XX secolo con l’aggiunta di abitazioni e la realizzazione nel lato sud dello spiazzo di largo Guglielmo Marconi: saranno illustrati durante la visita la Torre di Bassano, Porta Catena, la Torre di Diomede e quella di Santo Spirito, Porta Nuova e la Chiesa di Santa Maria Maggiore (XI sec.), il Duomo di Vasto. Dopo pranzo, visita a Palazzo d’Avalos ed una speciale passeggiata archeologica su via Adriatica che include la chiesa di San Pietro ed il complesso termale di Vasto, l’antica Histonium, il più esteso su tutta la fascia costiera adriatica dell’Italia centro-meridionale.
La Basilicata apre sia il 16 che il 17 settembre con visite guidate gratuite Valsinni, castello di proprietà privata ottimamente conservato ed edificato dal X all’XI sec. da probabile ampliamento di una precedente fortificazione longobarda: si erge sull’abitato, in posizione dominante sul territorio circostante e, in particolare, sull’ultima chiusa del fiume Sinni prima che questo sfoci nel Mar Ionio. La storia del maniero lascia trasparire una complessa stratificazione architettonica ancora non pienamente decifrata e oggetto di ricerche archeologiche.
Il piccolo centro abitato è anche uno dei primi parchi letterari d’Italia, con cui i membri dell’Istituto Italiano Castelli collaborano per realizzare un ricco programma durante le Giornate Nazionali dei Castelli. Va ricordata, inoltre, la manifestazione annuale “L’Estate di Isabella” che offre eventi culturali, itinerari poetici, mostre temporanee, spettacoli teatrali e rassegne gastronomiche con giovani in costume che accolgono i visitatori sulle note dei menestrelli, all’ombra dell’imponente castello.
La figura di Isabella Morra, letterata petrarchista della prima metà del XVI secolo, è legata, infatti, al castello: proprio nella rocca ha vissuto in condizione di isolamento e segregazione fino alla prematura scomparsa per mano dei fratelli, in seguito alla scoperta di una presunta relazione della nobildonna con Diego Sandoval de Castro, barone di Bollita (la vicina Nova Siri). La tragica vicenda biografica di Isabella Morra è rimasta a lungo nell’oblio, fino alla riscoperta condotta da Benedetto Croce nel primo Novecento e alle recenti riletture femministe, prevalentemente in ambito statunitense, dei componimenti letterar
In Lazio per la prima volta si apre al pubblico, sabato 16 settembre, il Forte Aurelia, in collaborazione con la Guardia di Finanza. Radiato dalle fortificazioni dello stato nel 1919, pur mantenendo un uso militare fino al 1944, dallo stesso anno è diventato posto di soccorso della Croce Rossa Italiana e nel 1958 è sede del Centro Logistico della Guardia di Finanza. Il Forte Aurelia, costituisce una presenza storica significativa in un’area densamente abitata e nel contempo si pone come la propaggine estrema della Riserva Naturale della Valle dei Casali. Il recupero di Forte AURELIA, prevede la realizzazione di un sistema museale ed espositivo temporaneo, di una sala polifunzionale, di un’ampia area a verde, ecc. tutto questo può far diventare il forte un importante attrattore culturale a servizio sia dell’ambito urbano in cui è inserito che della città intera. Gli interventi di recupero iniziati nel 2017 stanno riportando forte Aurelia al suo impianto originario.
Forte Aurelia (1877-1881) è tra i primi forti realizzati del costruendo Campo Trincerato di Roma , si colloca lungo la strada romana Aurelia a circa tre chilometri dalla porta urbana San Pancrazio. Il presidio del forte, in fase di mobilitazione poteva ospitare un presidio di 510 uomini ( 350 fanti, 150 artiglieri e 10 ausiliari) che poteva ulteriormente espandersi fino a 700 uomini. Il forte era armato di 22 cannoni, obici e mortai, posizionati allo scoperto sul terrapieno del fronte offensivo e nei fianchi.
L’impianto storico del forte è riconducibile ad un disegno di un trapezio isoscele, con fronte bastionato di gola e da un fronte offensivo a sviluppo rettilineo con una caponiera centrale e da due simmetriche caponiere poste agli angoli a difesa del fossato secco perimetrale. Il forte è dotato di due polveriere sotterrane.
L’accesso al forte era protetto da un “rivellino” terrapienato a forma triangolare da cui si accedeva attraverso un ponte levatoio.
Il fronte di gola configurato a “C” aperta è costituito da un corpo centrale che funge da ingresso monumentale, e simmetricamente da due fronti laterali con due ali di fiancheggiamento. Tutti i locali sono “alla prova”, cioè alla prova di bomba, in quanto lo strato di terreno (variabile da circa 1,50 m. fino a circa 3 metri nel corpo centrale per raggiungere i 4 metri nei corpi laterali) posto in copertura garantiva la sicurezza dei locali sottostanti del forte in caso di bombardamento delle artiglierie avversarie.
Dalle ali laterali, del Fronte di Gola, partono due gallerie che collegano dall’interno del terrapieno, sia i vani scala di accesso alle postazioni in barbetta sia le due caponiere simmetricamente poste ai lati di quella centrale. I ricoveri, locali destinati a deposito o a ricovero delle truppe in caso di necessità, si affacciano verso il cortile interno (piazza d’armi).
La Liguria celebra domenica 24 settembre, il fascino dell’Ottocento e del Novecento nel quartiere di Genova Nervi, con una passeggiata lungo il mare di Nervi intitolata a Anita Garibaldi e la visita alla Galleria Wolfsoniana. E’ una galleria d’arte moderna parte del polo museale del levante di Genova con una collezione creata dal filantropo statunitense Mitchell “Micky” Wolfson Jr e donata da lui a Genova, focalizzata in particolare sulle arti decorative e di propaganda del periodo 1880 – 1950.
Sono in preparazione altri due itinerari: il Comune di Recco e le sue eccellenze, la chiesa di San Siro di Struppa. Il fascino austero della architettura romanica che rivive in questa chiesa, già antica pieve, situata in zona collinare appartenente all’ultimo quartiere della Valbisagno, sarà approfondito con aspetti storici e visita alla struttura.
In Lombardia due passeggiate guidate incentrate sulle mura veneziane di Bergamo (domenica 24 settembre ore 10-13) e sul castello di Brescia (domenica 24 settembre ore 14.30-16.00): le attività disegnate dalla sezione lombarda dell’Istituto Italiano Castelli sono collegate a Bergamo Brescia Capitale della Cultura 2023: gli obiettivi principali sono la conoscenza partecipata, la valorizzazione di architetture e paesaggi che fanno parte integrante della storia delle due province interessate e la sensibilizzazione dell’opinione pubblica sulla loro tutela.
Il castello di San Vigilio in Bergamo, ad onta della sua storia millenaria e dei molti studi, pone ancora quesiti sul suo divenire nel tempo. Sorto in età altomedievale, segue, con alterne vicende, la storia della città fino al XIX secolo.
La sua fase più interessante è quella veneta, quando Venezia nel Cinquecento riforma, amplia e aggiorna alla moderna la fortificazione. Con la caduta della Serenissima, perde valore, viene dismesso e infine privatizzato; nel 1957 l’amministrazione Comunale ne acquista la parte più significativa. Nel 2017 l’Unesco lo inserisce nell’ambito del Sito delle opere di difesa veneziane, entra così nell’elenco dei “Beni Culturali dell’Umanità”.
Il luogo merita oggi (in ragione anche della Capitale italiana della Cultura 2023) d’essere visitato, studiato, valorizzato: veramente conosciuto.
La passeggiata sopra e sotto le Mura veneziane ha lo scopo di mostrare alcuni aspetti poco conosciuti di un patrimonio ben noto per la sua grandiosità e imponenza. Costruita dalla Serenissima nella seconda metà del Cinquecento a estrema difesa dei confini occidentali, l’opera fortificata si pone a metà strada tra una fortezza vera e propria e una cinta muraria. Si erge a difesa della parte più antica della città, tagliando fuori i borghi che si erano sviluppati al suo esterno verso la pianura, incontrando non poche difficoltà per la conformazione orografica del terreno. La visita comincerà dall’orto botanico, insediato sul bastione più settentrionale della cortina, con la polveriera recentemente restaurata, proseguirà con la porta Sant’Alessandro e il suo vano superiore, cui seguirà un percorso ai piedi delle mura, dove sono visibili le modifiche apportate alla fine dell’Ottocento per realizzare il viale soprastante, fino a raggiungere la porta San Giacomo ai piedi della quale sono presenti degli orti in uso a una cooperativa sociale.
Il castello di Brescia è un’imponente struttura fortificata costruita sul colle Cidneo che domina la città. La posizione del primitivo insediamento difensivo romano, nato sulla sommità dell’altura, è stata ripresa dalla rocca comunale medievale, poi restaurata dai Visconti. Alla fine del XVI secolo i veneziani costruirono ad una quota più bassa una moderna cerchia bastionata, trasformando l’antica struttura fortificata viscontea in una vera e propria fortezza. Agli inizi del XX secolo l’area fu acquistata dal comune e adibita a parco pubblico con alcuni edifici adibiti a museo (Museo delle armi e Museo del Risorgimento). La forma e le funzioni del fortilizio sono state fortemente condizionate dalle caratteristiche geo-topografiche del colle e sono variate nel tempo. Le 2 visite-sopralluogo (ore 14.30 e ore 16.00) saranno un’occasione per riflettere sul valore identitario del luogo e sulla necessità di tutelarlo e valorizzarlo.
In Piemonte nella giornata di domenica 17 settembre è aperto alle visite guidate a piedi il Castello ed il borgo di Ormea (CN); per chi volesse dedicare tutto il weekend a questa regione la delegazione IIC Piemonte Val D’Aosta ha organizzato la visita di altri due castelli della Val Tanaro (Bagnasco e Nucetto rispettivamente il 15 e 16 settembre).
Il castello sorge, con le sue imponenti strutture, sul rilievo che domina il borgo di Ormea, compreso tra il torrente Armella e il fianco nord-ovest dell’abitato stesso, cui si accede risalendo un suggestivo pendio terrazzato. La prima citazione del complesso risale al 1291, epoca in cui apparteneva, insieme al territorio sottoposto alla sua giurisdizione, ai marchesi di Ceva. Dopo un lungo periodo di abbandono, l’amministrazione comunale ha avviato un progetto di conoscenza, messa in sicurezza e valorizzazione delle strutture superstiti. Il primo lotto di lavori si è concluso a dicembre 2022, con la predisposizione di un nuovo accesso e la realizzazione di un sistema di illuminazione. Il sottostante abitato di Ormea conserva, oltre al castello, numerose testimonianze della sua origine bassomedievale. Tra le altre, meritano un cenno la chiesa di San Martino, che incorpora una delle trecentesche porte di accesso al borgo e conserva affreschi del XV secolo, la cosiddetta casa del marchese, quattrocentesca, e i resti delle mura.
La visita al borgo ed al castello di Bagnasco è dedicata agli allievi della scuola secondaria di primo grado. A seguito di una breve introduzione in aula, gli studenti verranno accompagnati nel Borgo, dove sono presenti ancora memorie delle antiche fortificazioni, attualmente inglobate nel tessuto edilizio. Si raggiunge la Torre maestra, costeggiando le antiche mura fino a raggiungere il Castello Marchionale, memoria dell’antico Marchesato di Ceva.
La visita al Castello di Nucetto evidenzia i recenti interventi di restauro e consolidamento nella struttura originaria, seppur in stato di rudere. In abbinamento è prevista la visita all’adiacente Chiesa dei SS Cosma e Damiano che, anche se frutto di una riplasmazione barocca, mantiene memorie quattrocentesche negli apparati decorativi murali. Il sito è raggiungibile a piedi o tramite navetta in partenza dal sottostante piazzale del cimitero.
In Sardegna fari accesi sui ruderi del castello di Medusa a Samugheo (OR), costruito in quattro fasi tra l’età Tardoantica e l’Alto Medioevo con un archeotrekking e una conferenza. I ruderi sorgono su un alto e scosceso dirupo nel territorio di Samugheo, antico centro abitato del Mandrolisai. Il maniero domina dall’alto una grande ansa del rio Araxisi, comunicazione fluviale tra le Barbagie e la pianura del Campidano. Del castello permangono le possenti mura della corte centrale e di alcuni ambienti di vita, all’interno dei quali, in anni passati, gli scavi archeologici hanno riportato alla luce interessanti testimonianze di vita quotidiana.
Sabato 23 settembre alle ore 11 e alle ore 12 due turni di ArcheoTrekking guidato al Castello di Medusa a cura degli studenti del Convitto Nazionale “Vittorio Emanuele II” di Cagliari partecipanti al progetto PCTO, appartenenti alle classi V B del Liceo Classico e V E del Liceo Classico Europeo. Il punto di ritrovo sarà il Rifugio del Castello di Medusa, dotato di parcheggio.
Domenica 24 settembre la conferenza ‘Un monumento da vivere tra storia e natura. Il Castello di Samugheo e il suo territorio’ si tiene dalle ore 16:30 alle ore 19:00 presso il MURATS – Museo Unico Regionale dell’Arte Tessile Sarda, via Bologna, Samugheo (OR).
Due sono le provincie della Sicilia protagoniste con architetture in diverso stato di conservazione, destinazione e fruizione: Siracusa con il castello Reale di Noto e la Noto attuale, Messina con il castello Branciforti nel piccolo comune di Raccuja e con l’inaugurazione della mostra Venti Anni del Premio Nazionale di Laurea “Salvatore Boscarino” nel capoluogo di provincia.
Il castello reale di Noto apre alle visite domenica 17 settembre dalle 10.30 alle 13, dove sarà presente anche il sindaco di Noto Corrado Figura. Sorge nell’unico punto, un istmo, che congiunge il Monte Alveria, circondato da profonde cave, alle propaggini dell’altipiano ibleo che fu sempre fortificato. I resti attuali, consolidati di recente, sono le imponenti rovine che hanno resistito al terribile terremoto dell’11 gennaio 1693 che distrusse, non solo il castello reale ma, l’intera antica città di Noto. Il castello reale ed i resti della città attorno, sono considerati la Pompei medievale. Campagne di scavo periodiche ma brevi si susseguono: occorrerebbe una sistematica riscoperta della città antica a suo tempo ricchissima di architetture civili e religiose di grande pregio. La cortina delle imponenti mura dotate di numerose torri e di porte di ingresso alla città si rileva ancora in buona parte del tracciato.
Le valli sottostanti sono meravigliosi paradisi naturalistici, attraversati da romantici torrenti che creano laghetti e che in passato venivano utilizzati per attività come le concerie. Il sito, di proprietà comunale, sottoposto a vincolo secondo la L. 1089/1939, è oggetto di studio e attenta cura da parte di un’associazione locale denominata ISVNA (Istituto di Studi per la Valorizzazione di Noto Antica), presieduta dall’appassionato studioso e storico netino, Francesco Balsamo.
Dopo la mattinata al castello, la giornata di visita prosegue nel pomeriggio nella Noto attuale, giardino di pietra, capitale del barocco del Vallo di Noto, Patrimonio dell’Umanità Unesco dal 2002.
Il Castello Branciforti di Raccuja (ME) domina dall’alto il piccolo paese e si presenta come una casa fortezza medievale affiancato da due torri circolari delle quali una è ridotta alle sole fondamenta. Restaurato di recente dalla Soprintendenza, la fruizione è ora totale e verrà adibito a museo civico, archivio storico e biblioteca comunale: sarà aperto domenica 24 settembre e arricchito da una passeggiata patrimoniale che permette di scoprire itinerari sostenibili e poco noti in quanto unici del territorio siciliano, come: le tholos e la possibilità di immergersi nel XVI secolo attraverso la visita del castello localizzato in Val Demone. Le altre tappe del percorso: Università di Messina, Museo Regionale di Messina, Via Francigena.
Sabato 23 Settembre alle 10, inaugurazione della mostra delle tesi di laurea sull’architettura fortificata, premiate negli ultimi 20 anni con il Premio Salvatore Boscarino all’Università di Messina. Dopo l’inaugurazione, dalle 13 alle 13.30, visita e colazione presso il Circolo della Borsa, un luogo suggestivo che unisce storia e arte, fondato nel 1805 da mercanti stranieri e imprenditori dell’aristocrazia peloritana. E’ tra i più antichi club d’Europa ed il più antico circolo culturale della Sicilia. Nel salone principale si potrà ammirare il quadro del pittore messinese Giacomo Conti, “La danza delle ore o delle stagioni”.
Dalle 15.30 alle 16 ‘Seguendo il Caravaggio’ una passeggiata all’interno del Museo Regionale di Messina con la mostra aperta fino al 14 ottobre che offre al visitatore la possibilità di ammirare varie opere, ancora oggetto di studio, fra le quali le famose tele del Caravaggio conservate al Museo di Messina, La Decollazione del Battista e L’Adorazione dei pastori.
In Toscana protagonista Firenze sabato 16 settembre con una conferenza di studio al Lyceum Club Internazionale (Lungarno Guicciardini n. 17, ore 16.30): ‘Storia di un dominio e cronache di recenti restauri: la Fortezza da Basso a Firenze’ con intervento di Maurizio De Vita.
In Trentino Alto Adige sabato 23 settembre visita e conferenza al Castel Belasi Campodenno in Val di Non. Il castello si erge nella frazione di Segonzone, a poca distanza da Campodenno, documentato per la prima volta nel 1291, in posizione strategica rispetto alla viabilità antica. La sua fondazione è verosimilmente legata alla politica di affermazione della famiglia tirolese di Mainardo in Val di Non, a scapito dei conti di Flavon. Architettonicamente si riconoscono due fasi principali, la prima delle quali vide la realizzazione dell’impianto principale in due tempi ravvicinati: dapprima il mastio, di forma pentagonale, una struttura annessa (ora distrutta), il palazzo quadrangolare; successivamente la cinta muraria, anch’essa pentagonale, la cappella castrense, altri edifici residenziali. Nella seconda fase furono eseguiti perlopiù lavori di ristrutturazione della zona residenziale e il rifacimento/ampliamento del tratto di cinta sud-ovest con l’inserimento del rivellino e di due bertesche. I lavori terminarono probabilmente entro il 1562, data incisa su un affresco di uno degli edifici tardi. Il complesso venne poi ulteriormente ripreso e ampliato fino ad assumere le forme moderne, recuperate da un recente restauro dopo il lento degrado subito nel corso del Novecento.
Dalle 9:30 alle 11:30 conversazione sul tema della gestione culturale dei castelli da parte di fondazioni private con Alessandro Armani e Manuela Dalmeri che illustreranno due diverse esperienze sul ruolo delle fondazioni (F.A.I. e Fondazione CastelPergine Onlus) nella gestione e valorizzazione di due castelli in Trentino.
L’Umbria, che nel weekend di maggio ha proposto visite guidate al borgo fortificato di Monte del Lago con un grande successo di pubblico, propone una giornata di studio, sabato 23 settembre, sul borgo nella frazione di San Feliciano presso il Museo della Pesca del lago Trasimeno.
Numerosi sono gli incantevoli centri abitati che si affacciano alle acque del lago Trasimeno, tra questi, adagiato su un promontorio che domina l’intero bacino lacustre vi è un caratteristico ed originale borgo fortificato: Monte del Lago. Questo antico insediamento ancor oggi conserva l’impianto urbanistico medievale, caratterizzato da una ripida gradinata che taglia idealmente il paese in due parti; a questa via principale afferiscono vicoli stretti e contorti, tra loro paralleli, a lato dei quali sorgono, una stretta all’altra, le case dei pescatori. Non mancano tuttavia alcune dimore gentilizie appartenute a nobili casate perugine, tra le quali spicca quella della famiglia Pompilij, dove la poetessa Vittoria Aganoor Pompilij compose delicatissimi versi, e Villa Palombaro Schnabl Rossi, residenza liberty appartenuta al musicologo Riccardo Schnabl Rossi che più volte ospitò l’amico Giacomo Puccini. Oggi la punta di diamante dell’economia di Monte del Lago è soprattutto il turismo; l’amenità del luogo, il silenzio, il fascino dei tramonti attraggono viaggiatori italiani e stranieri. Ogni anno agli inizi di settembre si tiene a Monte del Lago una manifestazione culturale che è tra le più attese e partecipate dell’area lacustre, il Festival delle Corrispondenze. Numerosi gli itinerari culturali collaterali proposti dai volontari in questa regione.
In Veneto, protagonista il sistema bastionato di Treviso di proprietà sia pubblica che privata con un convegno e visite guidate gratuite su prenotazione. Risalente alla prima metà del ‘500, è il sistema difensivo realizzato dalla Serenissima Repubblica di Venezia in risposta alla costituzione della Lega di Cambrai il 10 dicembre 1508; progetto di fra Giovanni Giocondo da Verona e Bartolomeo D’Alviano con coinvolgimento di Michele Sanmicheli. Sabato 23 settembre 2023 il convegno ‘Le strutture fortificate nell’evoluzione delle città venete’ si terrà dalle 09,30-13,30 e dalle 15,00-18,00 presso l’auditorium della Fondazione Benetton Studi e Ricerche (via Cornarotta n° 7 a Treviso) .e domenica 24 settembre visite in loco dalle ore 10,00 alle 13,00 e dalle 15,00 alle 18,00. Il monumento, che ha da poco compiuto 500 anni ha già subito nell’ultimo secolo una serie di trasformazioni che ne hanno modificato profondamente l’identità architettonica. I soli vincoli delle porte urbane e il vincolo paesaggistico non consentono un’adeguata tutela del sistema bastionato di Treviso.
Il sistema bastionato della città di Treviso cela anche percorsi sotterranei con casematte e cannoniere tuttora visitabili.
Il percorso guidato proposto lungo il sistema bastionato di Treviso inizia dal torrione di Santa Sofia, un luogo rimasto per troppo tempo sconosciuto e dal fascino misterioso che venne distrutto da un ordigno durante il bombardamento del 14 maggio 1944, ma i cui ambienti sotterranei originari si sono conservati intatti sotto il terrapieno fino ai giorni nostri. La visita prosegue fino al bastione di San Tomaso, situato ad est della porta omonima, all’interno del quale è possibile visitare le antiche cannoniere che nel 1500 ospitavano le postazioni di artiglieria a difesa del lato est della cortina muraria, verso S. Sofia, e a difesa di uno dei tre ingressi alla città, Porta San Tomaso. Nel secolo scorso, durante la prima e la seconda guerra mondiale, furono utilizzate come rifugio antiaereo come testimoniato dalla presenza di un cunicolo lungo circa 6,00 m scavato nello spessore della muratura del torrione. Il percorso prevede una visita alla struttura sotterranea ad uso militare ricavata alla base di porta San Tomaso, per poi proseguire lungo i percorsi d’acqua impostati dal famoso progettista di fortificazioni alla moderna, fra’ Giocondo da Verona, il quale sfruttò anche a scopo difensivo l’abbondante portata dei fiumi diretti verso il nucleo cittadino.
Il convegno nasce dall’alleanza tra le associazioni riunite per la tutela e valorizzazione del sistema bastionato trevigiano cementatasi nel giugno del 2019, con lo scopo di istituire un vincolo monumentale per la cerchia fortificata rinascimentale, purtroppo minacciata da progetti edilizi e di parcheggi sotterranei previsti nella fossa esterna e sopra i bastioni della fortezza. L’alleanza di associazioni ha realizzato un corposo dossier di analisi dell’intero sedime dei vari elementi che compongono il complesso sistema difensivo voluto dai veneziani, come il terrapieno interno, la cortina muraria, i bastioni, le strutture difensive sotterranee, il sistema idraulico della fossa e il muro di controscarpa esterno, promuovendo anche un breve filmato diffuso a tutta la cittadinanza, al fine di diffondere la consapevolezza sull’importante patrimonio storico- architettonico rappresentato dal principale monumento di Treviso.
Tra i relatori, in ordine di apparizione, oltre a cittadini e associazioni che parleranno delle altre esperienze di valorizzazione delle cinte murarie presenti in altre città venete: Luigi Latini, direttore della Fondazione Benetton, Mario Conte, Sindaco di Treviso, Luisella Pavan-Woolfe, Ambasciatrice-già direttrice ufficio di Venezia del Consiglio d’Europa; Paola Crucianelli, Simone Piaser, Mario Gemin, Alleanza delle Associazioni per la tutela del sistema bastionale di Treviso; Fiorenzo Meneghelli, vice-presidente Istituto Italiano Castelli e presidente sezione Veneto; Vincenzo Tine, Soprintendente (area metropolitana di Venezia e le province di Belluno, Padova e Treviso), Sandro Zampese, Assessore ai Lavori Pubblici di Treviso, Gianantonio Da Re, europalamentare Commissione Cultura, on. Marina Marchetto Alibrandi promotrice della risoluzione per la tutela del sistema bastionato di Treviso; Barbara Bissoli vicesindaco di Verona, Andrea Micalizzi vicesindaco di Padova, Stefano Mondini Presidente Fondazione Forte Marghera, comune Venezia.
Sabato 23 e domenica 24 settembre sarà possibile visitare anche il Castello di San Martino a Vittorio Veneto (TV), di proprietà della Diocesi. La visita del castello, a cura dell’architetto Marco Merello, permette di poter esplorare i giardini, le cappelle e la sala degli stemmi, con gli stemmi dei signorotti e dei vescovi e gli affreschi cinquecenteschi del soffitto.
Il castello di San Martino, oltre ad essere ancora la residenza del vescovo di Vittorio Veneto, ospita molti appuntamenti della diocesi vittoriese e rappresenta un punto di riferimento importante per la spiritualità e per l’arte di quest’area dell’Alta Marca Trevigiana.
A colpire il visitatore è in particolare il residuo di un grande torrione che domina il nucleo storico di Ceneda. L’artista Antonio Romagno nel 1403 così ne descriveva la vista: “Da quassù, entro il recinto del tuo Castello di San Martino, vedo saltellare le agili caprette, ed aggirarsi i variopinti pavoni. Allargando poi lo sguardo, ecco vallicelle sparse di viti e di olivi e distese di prati e campi di messi. E qui presso sul declivio del colle, una fonte garrula il cui limpido specchio pare attendere la dea ed il corteggio delle sue ninfe.”
Le attività previste in Friuli Venezia Giulia e Campania – rispettivamente ai giardini e alle serre del Castello di Miramare e al Castel dell’Ovo – sono rimandate alle prossime edizioni delle Giornate Nazionali dei Castelli a causa di imprevisti lavori di ripristino e restauro che rendono le strutture inaccessibili al pubblico.
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Giornate Nazionali dei Castelli, XXIV edizione, dal 16 al 24 settembre 2022 (con le Giornate Europee del Patrimonio)
visite guidate gratuite o a pagamento, conversazioni, convegni e conferenze, formazione professionale, premio di laurea, mostre e presentazioni, presentazioni di libri, trekking e altre attività di visita, corteo auto storiche, passeggiate patrimoniali
Organizzatore: Istituto Italiano Castelli Onlus (IIC)
Regioni coinvolte: 19 a maggio, 12 a settembre
hashtag: #giornatenazionalideicastelli2023
Sito web: https://www.istitutoitalianocastelli.it
FB: https://www.facebook.com/IstitutoItalianodeiCastelli/
IG: https://www.instagram.com/istituto_italiano_dei_castelli/
Premio di Laurea
sull’Architettura Fortificata
Istituito dall’Istituto Italiano Castelli negli anni ’90, il Premio di Laurea sull’Architettura Fortificata giunge nell’anno 2023 alla XXVI edizione
Rassegna Stampa