Le novità dell’Istituto
In Evidenza
Giornate Nazionali dei Castelli:
la XXIV edizione si sdoppia in due weekend:
13, 14 maggio; 16, 17 settembre 2023
Grandi città e piccoli centri animati da visite guidate gratuite, attività culturali e itinerari speciali a nord, al centro, a sud della penisola – isole comprese.
Le architetture protagoniste raccontate in diversi stati di conservazione, fruizione, destinazione e valorizzazione
L’Istituto Italiano Castelli, onlus a carattere scientifico fondata da Piero Gazzola nel 1964, annuncia le date della XXIV edizione delle Giornate Nazionali dei Castelli che per la prima volta nella loro lunga storia raddoppiano, tenendosi sia nel weekend del 13 e 14 maggio che in quello del 16 e 17 settembre in concomitanza con le Giornate Europee del Patrimonio riaprendo gli stessi siti ed alcuni selezionati solo per queste Giornate.
Con la doppia serie di visite, ideate ed organizzate dai volontari della onlus in 19 regioni italiane – da nord a sud della penisola, isole comprese – il valore ed il riutilizzo delle architetture fortificate italiane in ogni stato di conservazione potrà essere vissuto da un numero doppio di appassionati e turisti.
I visitatori avranno anche a disposizione, se scelgono di fermarsi in una regione nel primo weekend e successivamente cambiarla, itinerari culturali aggiuntivi per la maggior parte percorribili a piedi.
Studiati e condotti dagli esperti e studiosi della onlus organizzatrice, hanno lo scopo di contestualizzare le architetture e la loro storia nel paesaggio e nella comunità territoriale a cui appartengono da secoli e per la quale potrebbero essere volano di una seconda opportunità di rilancio.
‘’E’sempre difficile scegliere dove trascorrere un fine settimana in Italia durante le Giornate Nazionali dei Castelli. Quest’anno ritorniamo alla tradizionale data di maggio e abbiamo pensato di espandere le visita di sabato 13 e domenica 14 ,aggiungendo siti collaterali e numerosi itinerari turistici a piedi che famiglie e turisti hanno molto gradito negli anni precedenti.’ afferma l’imprenditrice siciliana Michaela Marullo Stagno D’Alcontres, nuova presidente della onlus organizzatrice.
‘Quest’anno, facendo seguito al grande impegno durante la presidenza di Fabio Pignatelli della Leonessa ,volto ad ampliare la comunicazione e a dare maggiore risalto alle Giornate Nazionali dei Castelli, è stata prevista una seconda replica delle Giornate , il 16 e 17 settembre quando, in coincidenza con le Giornate Europee del Patrimonio, saranno aperti sia i siti di maggio che altri nuovi. Siamo fiduciosi di poter contare, per la buona riuscita delle Giornate, sulla collaborazione delle amministrazioni locali, delle università ,delle soprintendenze , dei mezzi di comunicazione e di tutte le associazioni con le quali abbiamo accordi nazionali tra cui l’ASI, l’UNPLI e molte altre.
La sinergia tra pubblico e privato è l’altro faro guida nell’attività volontaria per l’Istituto: diamo vita a progetti di pubblica utilità che sottolineano ancora una volta la cura del bene comune e la valorizzazione di fortificazioni ad alto valore simbolico.
Ultimo testimone è il progetto di illuminazione della cortina esterna del Forte del SS. Salvatore di Messina, monumento del cuore per i cittadini messinesi e per i visitatori; il suo lungo bastione nel porto cittadino ora risplende di notte e permette di sfruttare uno spazio sottoutilizzato nelle ore serali.
A breve inizieranno i lavori dell’illuminazione artistica del monumento e ciò consentirà alla cittadinanza di sentirsi unita in importanti fasi della vita, come accaduto con l’illuminazione tricolore durante la pandemia e la visita alla città del Capo dello Stato.
I castelli italiani sono un tesoro composto di storia, di geografie sociali, di gesta di donne e uomini che nei secoli hanno animato, popolato e guidato territori, economie, grazie alla cultura del saper fare italiano. Salvaguardare i castelli non è solo materia di architettura, restauro, filologia ed alto artigianato ma un coacervo di azioni che riportano in luce siti spesso dimenticati ma legati indissolubilmente a città e borghi, vallate e belvederi. Un progetto adeguato di valorizzazione del patrimonio castellano consentirà alle generazioni future di ritrovare i segni tangibili della storia. Inoltre, il turismo castellano sarebbe capace di muovere grandi interessi e di risvegliare anche le aree più interne delle nostre regioni rivalutando l’economia e le risorse locali.
Il nostro impegno nello studio, nel censimento e nella salvaguardia di forti, torri, bastioni e cinte murarie, di piccoli e grandi castelli in ogni stato di conservazione si protende soprattutto verso i giovani. Ne sono testimonianza le tante iniziative dell’Istituto per facilitare la loro partecipazione attiva, a cominciare dalla fondazione delle locali sezioni ‘Giovani’ in tutte le regioni italiane; i premi fotografici per le scuole secondarie; i premi di laurea ecc. Due anni fa in Abruzzo abbiamo avuto la prima iscritta quindicenne che ha deciso di impegnarsi in prima persona per cambiare le sorti del castello del suo paese. Anche in Sicilia, a Mineo, una giovane professionista di successo non ha esitato a trascurare la sua professione per dedicarsi al restauro del castello di famiglia. La sezione Molise, inoltre, sostiene un interessante progetto rivolto agli studenti delle scuole con l’intento di sensibilizzare gli alunni alla conoscenza ed alla tutela del patrimonio culturale. Sarà prioritario per l’Istituto coinvolgere numerose scolaresche a partecipare alle visite.
Le Giornate Nazionali dei Castelli che quest’anno sono giunte alla XXIV edizione, sono sicuramente uno strumento indispensabile e di grandissima potenzialità per la crescita dell’associazione. Lo stesso dicasi per il Premio di Laurea, per le attività scientifiche, per le varie pubblicazioni, tra cui le riviste Castellum e Cronache Castellane, la collana editoriale Castella.’ conclude.
L’Abruzzo, regione ricchissima di castelli, cinte murarie e torri, è protagonista domenica 14 maggio con Teramo dove sono stati messi a punto tre itinerari gratuiti prenotabili in autonomia con l’app Scopri Teramo che permettono la comprensione di architetture fortificate molto diverse. All’ottocentesco Castello della Monica (unicum architettonico nell’intero panorama nazionale per la sua specificità progettuale) che fu costruito come dimora personale dall’artista teramano Gennaro della Monica si accompagna la cinta muraria della città con tutte le straordinarie porte di accesso al centro, infine Palazzo Melatino, signorile esempio di palazzo nobiliare del XIII secolo in collaborazione con la Fondazione Tercas.
La Basilicata apre sia il 13 che il 14 maggio Valsinni, castello di proprietà privata ottimamente conservato ed edificato dal X all’XI sec. da probabile ampliamento di una precedente fortificazione longobarda: si erge sull’abitato, in posizione dominante sul territorio circostante e, in particolare, sull’ultima chiusa del fiume Sinni prima che questo sfoci nel Mar Ionio. La storia del maniero lascia trasparire una complessa stratificazione architettonica ancora non pienamente decifrata e oggetto di ricerche archeologiche.
Il piccolo centro abitato è anche uno dei primi parchi letterari d’Italia, con cui i membri dell’Istituto Italiano Castelli collaborano per realizzare un ricco programma durante le Giornate Nazionali dei Castelli. Va ricordata, inoltre, la manifestazione annuale “L’Estate di Isabella” che offre eventi culturali, itinerari poetici, mostre temporanee, spettacoli teatrali e rassegne gastronomiche con giovani in costume che accolgono i visitatori sulle note dei menestrelli, all’ombra dell’imponente castello.
La figura di Isabella Morra, letterata petrarchista della prima metà del XVI secolo, è legata, infatti, al castello: proprio nella rocca ha vissuto in condizione di isolamento e segregazione fino alla prematura scomparsa per mano dei fratelli, in seguito alla scoperta di una presunta relazione della nobildonna con Diego Sandoval de Castro, barone di Bollita (la vicina Nova Siri). La tragica vicenda biografica di Isabella Morra è rimasta a lungo nell’oblio, fino alla riscoperta condotta da Benedetto Croce nel primo Novecento e alle recenti riletture femministe, prevalentemente in ambito statunitense, dei componimenti letterari.
La Calabria celebra Crotone, una delle prime poleis greche fondata dagli esuli dell’Acaia nell’VIII sec. a.C.: in collaborazione con il Comune di Crotone i soci volontari dell’Istituto Italiano Castelli hanno ideato un percorso gratuito di visita, conversazioni entro e attorno il celebre castello cittadino, che si è sviluppato sul sito dell’originaria acropoli e che domina ancora l’intera città. Dall’XII secolo fece parte delle fortificazioni concesse ai vassalli di Ruggero II il normanno e fu poi fortificato da Federico II di Svevia. A partire dalla metà del ‘500, per volontà di Don Pedro di Toledo – Viceré a Napoli per Carlo V – il castello subì cambiamenti radicali. Ultimi interventi furono effettuati sotto la dominazione austriaca all’inizio del XVIII secolo. Le visite guidate al maniero si terranno il 13 ed il 14 maggio con la collaborazione dell’ Associazione Culturale Multitracce.
Quattro itinerari aggiuntivi sono stati messi a punto dagli studiosi e dagli esperti dell’Istituto: la visita del centro storico di Crotone con sedici tappe e una mostra permanente alla Casa della Cultura di Gaele Covelli; un percorso archeologico con il parco archeologico e 3 musei; un percorso dedicato ai palazzi nobiliari con nove tappe e un percorso dedicato alle architetture religiose che vede, oltre alla basilica cattedrale, altre sette chiese coinvolte.
Il Castello Aragonese di Baia (NA) è il sito principale prescelto in Campania dai locali soci dell’Istituto in collaborazione con il Parco Archeologico del Campi Flegrei e visite nelle giornate del 13 e 14 maggio a cui si aggiunge un itinerario archeologico da percorrere in autonomia, che suggerisce otto percorsi su terra e uno sommerso nei comuni di Cuma, Pozzuoli e Baia. La costruzione del castello fu iniziata dagli Aragonesi nell’anno 1495, insieme a numerose opere di fortificazione nel Regno, in vista dell’invasione da parte di Carlo VIII. La fortificazione fu eretta in un’area di rilevante importanza strategica, con una particolare posizione geografica, da cui si dominava il vasto specchio di mare che si estende dal golfo di Pozzuoli all’acropoli di Cuma, con veduta di Capri, Procida ed Ischia. Il nucleo originario aragonese ingloba al suo interno i resti di una villa romana di epoca tardo – repubblicana (forse di Giulio Cesare).
In Emilia Romagna aperti alle visite e alle attività delle Giornate il Castello di Castellarano e relativo borgo fortificato che accoglieranno i visitatori il 13 e il 14 maggio.
Il Castello con la sua torre probabilmente costituisce l’edificio più antico dell’intero centro storico: è ancora, da più di 150 anni, una residenza privata abitata dalla famiglia Casali. In compagnia dei volontari della Sezione Emilia Romagna dell’Istituto Italiano Castelli, i visitatori scopriranno la storia di quest’antica fortificazione ammirando la ghiacciaia Estense, la Fondazza ed i giardini da cui si gode una vista spettacolare della valle del Secchia.
Il borgo storico di Castellarano, in provincia di Reggio Emilia, si trova sulle sponde del fiume Secchia, arroccato su una collina in arenaria che domina la valle sottostante ed offre monumenti, spazi e vedute di grande fascino. Il monumento più caratteristico del borgo è la “Rocchetta”, porta d’ingresso fortificata e punto di passaggio dell’antica via che dai monti portava alla pianura, risalente al 1470.
Oltre al percorso del Castello, i visitatori troveranno due itinerari aggiuntivi: la visita ai monumenti del borgo antico a cura delle guide locali e il percorso mozzafiato Calanchi e Castelli ideato dalla sezione Emilia Romagna che partendo dal borgo antico si snoda in 7 tappe per 28,6 km nei comuni di Castellarano, Scandiano e Casalgrande fra le colline dell’appenino reggiano permettendo al visitatore di ammirare, fra la struggente bellezza dei calanchi e della natura impervia, due Big Bench, il castello di San Valentino e la sua Pieve romanica, il castello di Montebabbio, il castello della Torricella dove Matteo Maria Boiardo scrisse l’Orlando Innamorato, il castello di Casalgrande e la Torre di Dinazzano.
Prima del weekend delle Giornate, giovedì 11 maggio dalle ore 17.00, la Chiesa di Santa Croce ospita una conferenza sul restauro delle architetture fortificate presenti nel territorio e, la sera, l’inaugurazione della mostra di Loreno Confortini, illustratore per numerose riviste fra le quali Bell’Italia, che presenterà la veduta di Castellarano realizzata per l’occasione. La mostra sarà visitabile fino a domenica 14 maggio quando un gruppo di 50 auto d’epoca del Club Asi Circolo della Biella, affrontando il percorso Calanchi e Castelli, attraverserà il territorio del comune arrivando nel pomeriggio a Castellarano dove gli appassionati potranno ammirare a partire dalle ore 15.00 le auto parcheggiate davanti alla Rocchetta.
In Friuli Venezia Giulia protagonisti i Castelli di Meduno, Toppo e Solimbergo nella pedemontana pordenonese; la sede IIC Liguria ripropone la visita a piedi del delizioso borgo di Bordighera e del Castello di Dolceacqua.
In Lombardia visite e programmi incentrati sui castelli di Brescia (sabato 13 maggio) e di Bergamo (domenica 14 maggio): le attività disegnate dalla sezione lombarda dell’Istituto Italiano Castelli sono collegate a Bergamo Brescia Capitale della Cultura 2023: gli obiettivi principali sono la conoscenza partecipata, la valorizzazione di architetture e paesaggi che fanno parte integrante della storia delle due province interessate e la sensibilizzazione dell’opinione pubblica sulla loro tutela.
Il castello di Brescia è un’imponente struttura fortificata costruita sul colle Cidneo che domina la città. La posizione del primitivo insediamento difensivo romano, nato sulla sommità dell’altura, è stata ripresa dalla rocca comunale medievale, poi restaurata dai Visconti. Alla fine del XVI secolo i veneziani costruirono ad una quota più bassa una moderna cerchia bastionata, trasformando l’antica struttura fortificata viscontea in una vera e propria fortezza. Agli inizi del XX secolo l’area fu acquistata dal comune e adibita a parco pubblico con alcuni edifici adibiti a museo (Museo delle armi e Museo del Risorgimento).
I caratteri geo-topografici del colle Cidneo hanno fortemente condizionato le scelte difensive locali e sono state determinanti nello sviluppo della città. L’incontro di studio e le visite guidate saranno volte a mettere in evidenza il rapporto fra la fortificazione e il sito in cui è nata compiendo anche opportuni confronti con il sistema di difesa della città di Bergamo.
Dalle 10 di sabato 13 maggio, l’istituto organizza un incontro di studio “Il Castello di Brescia e il colle Cidneo” mentre dalle ore 14.30 alle 16.30 visite guidate del colle Cidneo e delle sue fortificazioni.
Il castello di San Vigilio in Bergamo, ad onta della sua storia millenaria e dei molti studi, pone ancora quesiti sul suo divenire nel tempo. Sorto in età altomedievale, segue, con alterne vicende, la storia della città fino al XIX secolo.
La sua fase più interessante è quella veneta, quando Venezia nel Cinquecento riforma, amplia e aggiorna alla moderna la fortificazione. Con la caduta della Serenissima, perde valore, viene dismesso e infine privatizzato; nel 1957 l’amministrazione Comunale ne acquista la parte più significativa. Nel 2017 l’Unesco lo inserisce nell’ambito del Sito delle opere di difesa veneziane, entra così nell’elenco dei “Beni Culturali dell’Umanità”.
Il luogo merita oggi (in ragione anche della Capitale italiana della Cultura 2023) d’essere visitato, studiato, valorizzato: veramente conosciuto.
I soci volontari della sezione Marche dell’Istituto Italiano Castelli rendono protagonista un altro borgo straordinario, quello di Acquaviva Picena con la sua ben conservata fortezza.
Il piccolo centro si erge su due verdi colli, nell’immediato entroterra di San Benedetto del Tronto. E’ un borgo fortificato, munito di ben otto torri poligonali e cilindriche con tre porte di ingresso al recinto ed un rotondo torrione detto “Fortezza verso mare”. In direzione opposta si erge invece la “Fortezza maggiore”, una poderosa fortificazione picena prima e romana dopo già compare in documenti risalenti al 947. La fortezza è un meraviglioso esempio di architettura rinascimentale: ogni estate diventa lo scenario perfetto per una rievocazione storica denominata Palio del Duca che si svolge per una settimana con vari eventi che culminano in una sontuosa e ricercata cena medioevale denominata “Sponsalia, Omaggio all’amore”, rievocazione storica delle nozze nel 1234 tra la bellissima Forasteria d’Acquaviva con Rainaldo di Brunforte, signore di Mogliano.
Le Giornate Nazionali dei Castelli in Molise offrono visite guidate, convegni e presentazioni di libri, oltre che itinerari collaterali sia il 13 che il 14 maggio. L’architettura fortificata principale prescelta è il Castello di Civitacampomarano con il suo borgo.
‘Il castello è situato nella parte centrale dell’abitato, su un masso di pietra arenaria a 520 di altitudine, tra “Civita di sopra” e “Civita di sotto”, le due zone in cui si articola il paese. I due insediamenti erano divisi dalla mole della fortezza circondata per tre lati dal fossato e protetta, sul lato meridionale, da un massiccio sperone in muratura, alto circa 25 metri, innestato alla parete di roccia arenaria. II XV secolo è il periodo in cui il castello subì i più importanti cambiamenti, trasformandosi da struttura difensiva in residenza fortificata. Ed è proprio di questo periodo la costruzione del bel portale d’ingresso decorato con un arco ribassato di stile catalano. Altre trasformazioni operate sulla potente struttura riguardano la costruzione del ponte levatoio che immetteva nel castello sul lato orientale, attualmente trasformato in ponte a scala, e l’altro ponte levatoio pedonale, oggi fisso, sul lato occidentale, ricostruito durante gli ultimi interventi di restauro realizzati sul castello dalla Soprintendenza ai Beni Architettonici del Molise, tra la fine del secolo scorso e i primi anni dell’attuale.’ (Fonte: Atlante Castellano del Molise, Istituto Italiane dei Castelli sez. Molise, Palladino editore, CB, 2011).
In occasione delle Giornate, aperti nella regione altri tre manieri con visite, eventi e presentazioni. Il Castello di Pescolanciano (IS), grazie alla collaborazione dell’associazione Intramoontes, sarà aperto anche alla visita degli ambienti interni che ospitano la mostra permanente sui castelli molisani. Il Castello di Macchiagodena (IS) – chiamato la “Terrazza sul Matese” perché tutto il paesaggio circostante è dominato dal massiccio del Matese – è teatro anche del borgo della lettura e della cultura. Il castello/rocca di Riccia (CB) da poco restaurato nei tratti che sono rimasti oggi visibili e che rappresentavano le parti ad uso militare, sorge sul limite di uno strapiombo roccioso. Nella piazza antistante il castello sarà possibile visitare la chiesa rinascimentale di Santa Maria delle Grazie, comunemente chiamata del Beato Stefano, elemento fondamentale nel complesso architettonico di Piano della Corte, fulcro dell’antico borgo medievale.
In Piemonte nella giornata di sabato 13 maggio è aperto alle visite guidate a piedi il Castello ed il borgo di Ormea (CN): suggerita la visita di altri due castelli della Val Tanaro (Bagnasco e Nucetto). Il castello sorge, con le sue imponenti strutture, sul rilievo che domina il borgo di Ormea, compreso tra il torrente Armella e il fianco nord-ovest dell’abitato stesso, cui si accede risalendo un suggestivo pendio terrazzato. La prima citazione del complesso risale al 1291, epoca in cui apparteneva, insieme al territorio sottoposto alla sua giurisdizione, ai marchesi di Ceva. Dopo un lungo periodo di abbandono, l’amministrazione comunale ha avviato un progetto di conoscenza, messa in sicurezza e valorizzazione delle strutture superstiti. Il primo lotto di lavori si è concluso a dicembre 2022, con la predisposizione di un nuovo accesso e la realizzazione di un sistema di illuminazione. Il sottostante abitato di Ormea conserva, oltre al castello, numerose testimonianze della sua origine bassomedievale. Tra le altre, meritano un cenno la chiesa di San Martino, che incorpora una delle trecentesche porte di accesso al borgo e conserva affreschi del XV secolo, la cosiddetta casa del marchese, quattrocentesca, e i resti delle mura.
In Puglia aperto a visite e convegno il castello Marchione a Conversano (BA) di proprietà privata.
In Sardegna fari accesi sui ruderi del castello di Medusa a Samugheo (OR), costruito in quattro fasi tra l’età Tardoantica e l’Alto Medioevo. Aperto alle visite sia il 13 che il 14 maggio, sorge su un alto e scosceso dirupo nel territorio di Samugheo, antico centro abitato del Mandrolisai. Il maniero domina dall’alto una grande ansa del rio Araxisi, comunicazione fluviale tra le Barbagie e la pianura del Campidano. Del castello permangono le possenti mura della corte centrale e di alcuni ambienti di vita, all’interno dei quali, in anni passati, gli scavi archeologici hanno riportato alla luce interessanti testimonianze di vita quotidiana. Durante le Giornate Nazionali dei Castelli in questa regione, oltre ad una conferenza di studio organizzata dall’Istituto al Museo Murats, sabato 13 maggio vi è la popolare festa di Sant’Isidoro con balli tipici. La domenica mattina 14 maggio è prevista la tradizionale processione fino al santuario campestre di San Basilio e la sera una sfilata di gruppi folkloristici. Le visite saranno realizzate con la partecipazione degli studenti del Convitto Nazionale di Cagliari e la collaborazione della Delegazione Giovani della sezione sarda dell’Istituto Italiano Castelli.
Tre sono le provincie della Sicilia protagoniste con architetture in diverso stato di conservazione, destinazione e fruizione: Catania con il castello di Serravalle di Mineo, Messina con il castello Branciforti nel piccolo comune di Raccuja e con l’inaugurazione della mostra Venti Anni del Premio Nazionale di Laurea “Salvatore Boscarino” (previsto a settembre), Siracusa con il castello Reale di Noto (il 16 e 17 settembre).
Il castello di Serravalle di Mineo è ancora abitato ed è di proprietà privata: sarà aperto domenica 14 maggio e domenica 16 e 17 settembre. Orsola Sedati lo ha ereditato, nel 2008, dopo la scomparsa della madre Francesca Millo di Casalgiate, alla quale, era stato tramandato, a sua volta, dalla madre Gerarda Millo di Casalgiate Grimaldi, la cui famiglia ne è proprietaria sin dal lontano 1513. Nel 2007 l’Assessorato Regionale dei Beni Culturali e dell’Identità Siciliana ha imposto sullo stesso il vincolo di interesse storico-artistico in quanto testimonianza di epoca medievale che sin dalla sua costruzione, risalente al XIII secolo, ha rappresentato un punto di guardia della via che da Catania per Palagonia giungeva a Mineo, proseguendo per Caltagirone.
La bellezza ed il mistero che il castello di Serravalle promana non passano inosservati a chi lo ammira e ciò che più colpisce è la perfetta armonia tra paesaggio ed architettura. Posto in cima ad un’altura, arroccato su Poggio Pizzuto – banco roccioso di forma allungata che emerge dalle circostanti colline argillose – il castello è tuttora punto di riferimento e di orientamento per il territorio circostante, caratterizzato da altri due castelli, Mineo e Mongialino, posti anch’essi a difesa della sottostante Valle dei Margi. La potenzialità turistico – culturale del sito è ancor più confermata dalla presenza in prossimità del castell dell’interessante città di Mineo, caratterizzata dalle note vestigia di epoca antica e medievale, da chiese e palazzi barocchi e dalla Casa Museo dello scrittore Luigi Capuana. E dalla sottostante area archeologica di Palikè, di proprietà della Regione Sicilia, aperta al pubblico, antico insediamento urbano del IV sec. a.C. legato alla figura del condottiero Ducezio, sede del santuario più importante della popolazione sicula, dedicato ai fratelli Palici, figli di Zeus e della ninfa Talea.
Il Castello Branciforti di Raccuja domina dall’alto il piccolo paese e si presenta come una casa fortezza medievale affiancato da due torri circolari delle quali una è ridotta alle sole fondamenta. Restaurato di recente dalla Soprintendenza, la fruizione è ora totale e verrà adibito a museo civico, archivio storico e biblioteca comunale: sarà aperto sia nel weekend del 13/14 maggio che in quello del 16/17 settembre.
Il castello reale di Noto sorge nell’unico punto, un istmo, che congiunge il Monte Alveria, circondato da profonde cave, alle propaggini dell’altipiano ibleo che fu sempre fortificato. I resti attuali, consolidati di recente, sono le imponenti rovine che hanno resistito al terribile terremoto dell’11 gennaio 1693 che distrusse, non solo il castello reale ma, l’intera antica città di Noto. Il castello reale ed i resti della città attorno, sono considerati la Pompei medievale. Campagne di scavo periodiche ma brevi si susseguono: occorrerebbe una sistematica riscoperta della città antica a suo tempo ricchissima di architetture civili e religiose di grande pregio. La cortina delle imponenti mura dotate di numerose torri e di porte di ingresso alla città si rileva ancora in buona parte del tracciato.
Le valli sottostanti sono meravigliosi paradisi naturalistici, attraversati da romantici torrenti che creano laghetti e che in passato venivano utilizzati per attività come le concerie. Il sito, di proprietà comunale, sottoposto a vincolo secondo la L. 1089/1939, è oggetto di studio e attenta cura da parte di un’associazione locale denominata ISVNA (Istituto di Studi per la Valorizzazione di Noto Antica), presieduta dall’appassionato studioso e storico netino, Francesco Balsamo.
In Toscana di nuovo protagonista Firenze sabato 13 maggio con un’esplorazione guidata a piedi nel tessuto medievale di Piazza della Signoria.
In Trentino Alto Adige durante le Giornate di maggio saranno animati i Castelli di Fahlburg (Prissiano) e Leonburg (Lana), mentre il 23 settembre il Castel Belasi – Campodenno in Val di Non. In particolare, Castel Fahlburg (BZ) nella giornata di sabato 13 maggio, oltre alle visite guidate, ospiterà una tavola rotonda sulla valorizzazione dei castelli privati in Alto Adige, con tre diverse esperienze a confronto e la partecipazione di Jakob Andreas Brandis, Diana von Goldegg e Anouschka van Rossem, a cura della locale sezione dell’Istituto Italiano Castelli.
L’Umbria propone il borgo fortificato di Monte del Lago con visite guidate il 13 maggio. Numerosi sono gli incantevoli centri abitati che si affacciano alle acque del lago Trasimeno, tra questi, adagiato su un promontorio che domina l’intero bacino lacustre vi è un caratteristico ed originale borgo fortificato: Monte del Lago. Questo antico insediamento ancor oggi conserva l’impianto urbanistico medievale, caratterizzato da una ripida gradinata che taglia idealmente il paese in due parti; a questa via principale afferiscono vicoli stretti e contorti, tra loro paralleli, a lato dei quali sorgono, una stretta all’altra, le case dei pescatori. Non mancano tuttavia alcune dimore gentilizie appartenute a nobili casate perugine, tra le quali spicca quella della famiglia Pompilij, dove la poetessa Vittoria Aganoor Pompilij compose delicatissimi versi, e Villa Palombaro Schnabl Rossi, residenza liberty appartenuta al musicologo Riccardo Schnabl Rossi che più volte ospitò l’amico Giacomo Puccini. Oggi la punta di diamante dell’economia di Monte del Lago è soprattutto il turismo; l’amenità del luogo, il silenzio, il fascino dei tramonti attraggono viaggiatori italiani e stranieri. Ogni anno agli inizi di settembre si tiene a Monte del Lago una manifestazione culturale che è tra le più attese e partecipate dell’area lacustre, il Festival delle Corrispondenze. Numerosi gli itinerari culturali collaterali proposti dai volontari in questa regione.
In Veneto, Mestre (VE) protagonista con il Castelnuovo ed il Castelvecchio. Sia il 13 sia il 14 maggio, oltre alle visite dei siti ed a un convegno, i volontari dell’Istituto Italiano Castelli del Veneto insieme al Centro Studi Storici, offrono due passeggiate patrimoniali guidate alla Mestre medievale con partenza dalla Torre dell’Orologio: le visite guidate avranno la caratteristica dell’indagine archeologica sulle tracce dei castelli scomparsi, dove i partecipanti saranno i protagonisti di una vera e propria caccia al tesoro, alla ricerca della Mestre antica diluita nella grande città contemporanea.
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Giornate Nazionali dei Castelli, XXIV edizione, dal 13 al 14 maggio, dal 16 al 17 settembre 2022 (con le Giornate Europee del Patrimonio)
visite guidate gratuite o a pagamento, conversazioni, convegni e conferenze, formazione professionale, premio di laurea, mostre e presentazioni, presentazioni di libri, trekking e altre attività di visita, corteo auto storiche, passeggiate patrimoniali, caccia al tesoro
Organizzatore: Istituto Italiano Castelli Onlus (IIC)
Regioni coinvolte: 19
hashtag: #giornatenazionalideicastelli2023
Sito web: http://www.istitutoitalianocastelli.it
FB: https://www.facebook.com/IstitutoItalianodeiCastelli/
IG: https://www.instagram.com/istituto_italiano_dei_castelli/
Ufficio Stampa Nazionale
Diana Marrone
pr/undercover – lifestyle news agency
journalists, press officers, event designers
Naples, Venice, Milan (IT)
Giornate Nazionali dei Castelli 2023
13/14 Maggio – 16/17 Settembre 2023
24esima edizione a cura dell’Istituto Italiano dei Castelli
RISORSE
Castelli d’Italia

Il castello di Villasor, in provincia di Cagliari, è uno dei rari esempi, in Sardegna, di casa signorile fortificata. Per le sue caratteristiche architettoniche, è facilmente riconducibile alla tipologia della masia, una sorta di fattoria baronale fortificata, evoluzione, di matrice spagnola, della villa di epoca romana. Edificato agli inizi del Quattrocento, il maniero presenta però schemi e moduli costruttivi strettamente legati al secolo precedente, per impostazione formale e per concezione tecnico-strutturale. Nel corso dei secoli essa ha subito profonde trasformazioni legate alle mutate esigenze funzionali, perdendo gradualmente la sua vocazione difensiva a vantaggio di quelle residenziale e agricola.
Il castello Siviller è oggi dislocato in posizione pressoché baricentrica rispetto al piccolo centro di Villasor, in prossimità della chiesa parrocchiale di San Biagio. Castello e chiesa, simboli del potere religioso e laico, hanno costituito un polo di aggregazione, attorno al quale, a partire dal XV secolo, si è sviluppata l’antica villa di Sorres. Villasor, infatti, costituisce un esempio di ripopolamento rurale legato all’iniziativa baronale, in contrapposizione alla volontà dei pastori barbaricini, che, ritenendo ormai acquisito il diritto di utilizzare queste zone per il pascolo, cercarono di impedirne la ricolonizzazione agricola.
Nel 1414 Giovanni Sivilleri, doganiere del castello di Cagliari e procuratore reale, divenne feudatario della ParteIppis. Il re Alfonso d’Aragona concesse in feudo a Giovanni Siviller l’intera Curatoria di Parte Ippis. La carta di infeudazione è datata 27 ottobre 1414, identifica con precisione i confini del nuovo feudo, e stabilisce che il futuro barone aveva diritto di esercitarvi la giustizia di primo grado civile e penale.
Il tentativo di ripopolare il villaggio di Sorres, quasi completamente abbandonato in seguito a pestilenze, carestie e scontri armati, provocò la reazione violenta dei pastori, in quanto la rifondazione dell’antico insediamento costituiva una minaccia per i propri interessi. Forse per questo, nel 1415, Sivilleri chiese ed ottenne l’autorizzazione a costruire una fortezza in prossimità della parrocchiale di Santa Maria, sita nei pressi della strada reale e demolita a metà Ottocento. La nuova fortezza doveva garantire la difesa degli abitanti dalle incursioni barbaricine, nonché da eventuali battaglie tra l’esercito aragonese e quello del giudicato d’Arborea. Inoltre, in ottemperanza a quanto previsto nell’atto di infeudazione, ospitava la residenza del feudatario. La scelta dell’area fu probabilmente influenzata anche dalla preesistenza di una torre con funzione di controllo o dogana, la cui struttura sarebbe stata inglobata nella nuova costruzione e ne avrebbe condizionato lo sviluppo planimetrico. Il castello non fu mai oggetto di conquista e subì un unico tentativo di assedio, a metà del Seicento, durante una controversia tra il marchese Biagio Alagon e Don Agostino Castelvì.
Con la definitiva conquista aragonese della Sardegna, il castello si trasformò rapidamente da baluardo difensivo in residenza signorile, conservando al suo interno alcuni ambienti adibiti a carceri. La proprietà del castello nel XV secolo passò dai Sivilleri ai Besora, agli inizi del XVI secolo fu ereditato da Giacomo Alagon ed elevato prima a Contea (1537) e poi a Marchesato (1594). La famiglia Alagon mantenne il possesso del Marchesato fino al XVIII secolo, quando passò alla famiglia De Sylva, fino all’abolizione del sistema feudale, (1835-1840). Nel XVIII secolo, come è attestato da alcuni contratti di appalto, si avviò la ristrutturazione del castello. Documenti ottocenteschi riportano ulteriori interventi che hanno previsto la demolizione e lo smontaggio di alcune parti, non meglio identificate, che sarebbero state recuperate e utilizzate dal fattore baronale, Giuseppe Pinna, per abbellire e risistemare la propria casa.
Inizialmente, dopo l’abolizione del sistema feudale, il castello ospitò la sede del Mandamento, le sedute del Consiglio e la scuola femminile. A metà del XIX secolo esso era ancora sede del carcere mandamentario, che poco dopo fu dismesso, mentre i detenuti venivano trasferiti nella nuova struttura detentiva di Buoncammino a Cagliari. Negli anni successivi all’Unità d’Italia, la famiglia De Sylva, proprietaria del castello ma residente in Spagna, procedette alla vendita di questo e dei consistenti fondi agricoli ad esso connessi, che furono acquistati dai Cossu, commercianti di Cagliari. La vendita della proprietà alla famiglia Cossu decretò la dismissione definitiva del castello come sede di pubblica utilità, e i suoi ambienti furono destinati a servizio esclusivo dell’attività agricola del nuovo proprietario, accogliendo depositi di granaglie e ricoveri per mezzi e attrezzature.
Nel 1910, identificato come bene di interesse architettonico, è stato vincolato ai sensi della L. 364/1909 e dichiarato ufficialmente Monumento Nazionale. Nel 1923 fu venduto a Cesare Abis, agricoltore benestante di Villasor, al quale nel 1940 fu intimato di sgomberare i locali della casa-forte, in quanto l’uso cui erano adibiti non era ritenuto confacente al valore storico-artistico ad essa attribuiti.
Nel 1985, l’amministrazione comunale ha avviato l’iter per l’acquisto del castello. Nel 1991, il castello insieme alle sue pertinenze è diventa proprietà comunale e già a partire dal 1988, la profesoressa Tatiana K. Kirova ha predisposto un progetto di massima per il restauro, prevendendo un primo intervento su intonaci e murature, pavimenti interni, solai e copertura, e infine la risoluzione dei collegamenti verticali e la sostituzione degli infissi. Successivamente, in seguito al completamento di un organico intervento di restauro condotto tra il 1988 e il 2004, il complesso monumentale è stato adibito a centro culturale, con l’allestimento di una biblioteca e di una mediateca.

Rocca Calascio, situata a quasi 1500 metri di altitudine, vanta il primato di essere il castello a quota più alta e maggiormente conservato d’Italia.
Le prime notizie sul borgo di Rocca Calascio, citato come una delle cinque terre appartenenti alla Baronia dei Carapelle, si trovano nella Corografia Storica degli Abruzzi dell’Antinori, ma il primo documento nel quale viene citata la Rocca vera e propria, definita come torre di avvistamento isolata, risale al 1380. Si ritiene che quest’ultima sia di origine romana in virtù della sua posizione rispetto ai diverticoli tratturali e del tipo di conci lapidei costituenti la struttura portante. Successivo è l’involucro difensivo ricalcante la pianta quadrata del puntone con quattro possenti torri tonde angolari. Secondo recenti studi e approfondimenti si ritiene che questo intervento sia il prodotto della riconquista e del nuovo assetto difensivo, in area abruzzese, voluto da Federico II con la sua politica di riconquista delle terre a nord così come accaduto per la fortificazione di Termoli.
La rocca, come accennato, ebbe un notevole ruolo anche per il controllo dei tracciati minori del tratturo apparato primario dell’economia locale basata quasi esclusivamente sulla transumanza.
Nel secolo XV la rocca passò nelle mani dei Piccolomini e probabilmente, forse proprio ad opera di Antonio Piccolomini, venne realizzato il circuito fortificato posto a difesa dell’agglomerato urbano che era stato semidistrutto dal terremoto del 1461.
Nel 1579 Costanza Piccolomini, ultima discendente della famiglia, vendette i possedimenti, tra i quali Rocca Calascio, al Granduca di Toscana.
Nel 1703 un altro terremoto distrusse il castello e il paese sottostante. Questa volta però non si procedette ad una nuova ricostruzione e solamente le abitazioni poste nella parte più bassa vennero ristrutturate. Nel 1743 Rocca Calascio passò a Carlo III di Borbone, re di Napoli, ma il recente e devastante terremoto del 1915 ne aveva ormai segnato il declino inesorabile e il paese venne lentamente abbandonato, tanto che nel 1957 non contava più neppure un abitante.
Negli ultimi anni sono state restaurate alcune casette e in una di queste è oggi possibile alloggiare in un rifugio-ostello-ristorante. Ultimamente anche la Rocca è stata oggetto di restauri e consolidamenti che l’hanno resa visitabile al pubblico.

Completamente isolato, il castello Ruffo di Calabria, universalmente noto con il nome di castello di Scilla, è situato su uno sperone di promontorio all’imbocco dello Stretto di Messina, in posizione dominante sia verso la costa che verso la città.
Da fonti storiche risulta che il sito fu utilizzato come postazione strategica già dagli Etruschi (VII secolo a.C), per divenire poi oggetto di opere di fortificazione durante il periodo magnogreco quando, come riferisce Strabone, venne munito di strutture difensive da Anassila, tiranno di Reggio, in seguito ampliate nel periodo romano. Le prime strutture murarie rintracciate dagli scavi risalgono all’impianto del monastero di San Pancrazio, edificato intorno alla metà del IX secolo dai Padri Basiliani per difendersi dalle incursioni dei Saraceni provenienti dalla Sicilia.
Nel 1060 Scilla fu conquistata da Roberto il Guiscardo, che attestò sulla rocca un presidio militare.
Nel XIII secolo il castello fu ulteriormente fortificato da Carlo d’Angiò e nel 1469 fu concesso da Ferrante I a un cavaliere vicino alla corte aragonese, Gutierre De Nava, che fece eseguire nuovi interventi di ampliamento e di restauro.
Nel 1533 il castello fu acquistato da Paolo Ruffo che restaurò anche il palazzo baronale annesso; nel 1578 i Ruffo ottennero il titolo di principe.
Il 5 febbraio 1783 fu danneggiato da un forte sisma e nel 1810 fu restaurato; subì gravi danni anche dal terremoto del 1908.
Dal 1808 il castello è di proprietà demaniale dello Stato
Negli anni 1970-1980 è stato adibito a Ostello della Gioventù e recentemente è stato nuovamente restaurato ed è un importante centro culturale (Centro regionale per il recupero dei centri storici calabresi) e sede di mostre e convegni.
Le sezioni regionali dell’Istituto
L’Istituto si articola in Sezioni. Esse, autonome nelle attività nel loro ambito, promuovono conferenze, seminari, visite di studio, attività di ricerca ed altre iniziative di promozione culturale del patrimonio castellano delle rispettive regioni di appartenenza




Nomenclatura Castellana
Un viaggio attraverso le parole che raccontano le parti di un castello,
dall’avamposto sino alle vedette
BLOG
Novità dal nostro blog
Giornate Nazionali dei Castelli:
la XXIV edizione si sdoppia in due weekend:
13, 14 maggio; 16, 17 settembre 2023
Grandi città e piccoli centri animati da visite guidate gratuite, attività culturali e itinerari speciali a nord, al centro, a sud della penisola – isole comprese.
Le architetture protagoniste raccontate in diversi stati di conservazione, fruizione, destinazione e valorizzazione
L’Istituto Italiano Castelli, onlus a carattere scientifico fondata da Piero Gazzola nel 1964, annuncia le date della XXIV edizione delle Giornate Nazionali dei Castelli che per la prima volta nella loro lunga storia raddoppiano, tenendosi sia nel weekend del 13 e 14 maggio che in quello del 16 e 17 settembre in concomitanza con le Giornate Europee del Patrimonio riaprendo gli stessi siti ed alcuni selezionati solo per queste Giornate.
Con la doppia serie di visite, ideate ed organizzate dai volontari della onlus in 19 regioni italiane – da nord a sud della penisola, isole comprese – il valore ed il riutilizzo delle architetture fortificate italiane in ogni stato di conservazione potrà essere vissuto da un numero doppio di appassionati e turisti.
I visitatori avranno anche a disposizione, se scelgono di fermarsi in una regione nel primo weekend e successivamente cambiarla, itinerari culturali aggiuntivi per la maggior parte percorribili a piedi.
Studiati e condotti dagli esperti e studiosi della onlus organizzatrice, hanno lo scopo di contestualizzare le architetture e la loro storia nel paesaggio e nella comunità territoriale a cui appartengono da secoli e per la quale potrebbero essere volano di una seconda opportunità di rilancio.
‘’E’sempre difficile scegliere dove trascorrere un fine settimana in Italia durante le Giornate Nazionali dei Castelli. Quest’anno ritorniamo alla tradizionale data di maggio e abbiamo pensato di espandere le visita di sabato 13 e domenica 14 ,aggiungendo siti collaterali e numerosi itinerari turistici a piedi che famiglie e turisti hanno molto gradito negli anni precedenti.’ afferma l’imprenditrice siciliana Michaela Marullo Stagno D’Alcontres, nuova presidente della onlus organizzatrice.
‘Quest’anno, facendo seguito al grande impegno durante la presidenza di Fabio Pignatelli della Leonessa ,volto ad ampliare la comunicazione e a dare maggiore risalto alle Giornate Nazionali dei Castelli, è stata prevista una seconda replica delle Giornate , il 16 e 17 settembre quando, in coincidenza con le Giornate Europee del Patrimonio, saranno aperti sia i siti di maggio che altri nuovi. Siamo fiduciosi di poter contare, per la buona riuscita delle Giornate, sulla collaborazione delle amministrazioni locali, delle università ,delle soprintendenze , dei mezzi di comunicazione e di tutte le associazioni con le quali abbiamo accordi nazionali tra cui l’ASI, l’UNPLI e molte altre.
La sinergia tra pubblico e privato è l’altro faro guida nell’attività volontaria per l’Istituto: diamo vita a progetti di pubblica utilità che sottolineano ancora una volta la cura del bene comune e la valorizzazione di fortificazioni ad alto valore simbolico.
Ultimo testimone è il progetto di illuminazione della cortina esterna del Forte del SS. Salvatore di Messina, monumento del cuore per i cittadini messinesi e per i visitatori; il suo lungo bastione nel porto cittadino ora risplende di notte e permette di sfruttare uno spazio sottoutilizzato nelle ore serali.
A breve inizieranno i lavori dell’illuminazione artistica del monumento e ciò consentirà alla cittadinanza di sentirsi unita in importanti fasi della vita, come accaduto con l’illuminazione tricolore durante la pandemia e la visita alla città del Capo dello Stato.
I castelli italiani sono un tesoro composto di storia, di geografie sociali, di gesta di donne e uomini che nei secoli hanno animato, popolato e guidato territori, economie, grazie alla cultura del saper fare italiano. Salvaguardare i castelli non è solo materia di architettura, restauro, filologia ed alto artigianato ma un coacervo di azioni che riportano in luce siti spesso dimenticati ma legati indissolubilmente a città e borghi, vallate e belvederi. Un progetto adeguato di valorizzazione del patrimonio castellano consentirà alle generazioni future di ritrovare i segni tangibili della storia. Inoltre, il turismo castellano sarebbe capace di muovere grandi interessi e di risvegliare anche le aree più interne delle nostre regioni rivalutando l’economia e le risorse locali.
Il nostro impegno nello studio, nel censimento e nella salvaguardia di forti, torri, bastioni e cinte murarie, di piccoli e grandi castelli in ogni stato di conservazione si protende soprattutto verso i giovani. Ne sono testimonianza le tante iniziative dell’Istituto per facilitare la loro partecipazione attiva, a cominciare dalla fondazione delle locali sezioni ‘Giovani’ in tutte le regioni italiane; i premi fotografici per le scuole secondarie; i premi di laurea ecc. Due anni fa in Abruzzo abbiamo avuto la prima iscritta quindicenne che ha deciso di impegnarsi in prima persona per cambiare le sorti del castello del suo paese. Anche in Sicilia, a Mineo, una giovane professionista di successo non ha esitato a trascurare la sua professione per dedicarsi al restauro del castello di famiglia. La sezione Molise, inoltre, sostiene un interessante progetto rivolto agli studenti delle scuole con l’intento di sensibilizzare gli alunni alla conoscenza ed alla tutela del patrimonio culturale. Sarà prioritario per l’Istituto coinvolgere numerose scolaresche a partecipare alle visite.
Le Giornate Nazionali dei Castelli che quest’anno sono giunte alla XXIV edizione, sono sicuramente uno strumento indispensabile e di grandissima potenzialità per la crescita dell’associazione. Lo stesso dicasi per il Premio di Laurea, per le attività scientifiche, per le varie pubblicazioni, tra cui le riviste Castellum e Cronache Castellane, la collana editoriale Castella.’ conclude.
L’Abruzzo, regione ricchissima di castelli, cinte murarie e torri, è protagonista domenica 14 maggio con Teramo dove sono stati messi a punto tre itinerari gratuiti prenotabili in autonomia con l’app Scopri Teramo che permettono la comprensione di architetture fortificate molto diverse. All’ottocentesco Castello della Monica (unicum architettonico nell’intero panorama nazionale per la sua specificità progettuale) che fu costruito come dimora personale dall’artista teramano Gennaro della Monica si accompagna la cinta muraria della città con tutte le straordinarie porte di accesso al centro, infine Palazzo Melatino, signorile esempio di palazzo nobiliare del XIII secolo in collaborazione con la Fondazione Tercas.
La Basilicata apre sia il 13 che il 14 maggio Valsinni, castello di proprietà privata ottimamente conservato ed edificato dal X all’XI sec. da probabile ampliamento di una precedente fortificazione longobarda: si erge sull’abitato, in posizione dominante sul territorio circostante e, in particolare, sull’ultima chiusa del fiume Sinni prima che questo sfoci nel Mar Ionio. La storia del maniero lascia trasparire una complessa stratificazione architettonica ancora non pienamente decifrata e oggetto di ricerche archeologiche.
Il piccolo centro abitato è anche uno dei primi parchi letterari d’Italia, con cui i membri dell’Istituto Italiano Castelli collaborano per realizzare un ricco programma durante le Giornate Nazionali dei Castelli. Va ricordata, inoltre, la manifestazione annuale “L’Estate di Isabella” che offre eventi culturali, itinerari poetici, mostre temporanee, spettacoli teatrali e rassegne gastronomiche con giovani in costume che accolgono i visitatori sulle note dei menestrelli, all’ombra dell’imponente castello.
La figura di Isabella Morra, letterata petrarchista della prima metà del XVI secolo, è legata, infatti, al castello: proprio nella rocca ha vissuto in condizione di isolamento e segregazione fino alla prematura scomparsa per mano dei fratelli, in seguito alla scoperta di una presunta relazione della nobildonna con Diego Sandoval de Castro, barone di Bollita (la vicina Nova Siri). La tragica vicenda biografica di Isabella Morra è rimasta a lungo nell’oblio, fino alla riscoperta condotta da Benedetto Croce nel primo Novecento e alle recenti riletture femministe, prevalentemente in ambito statunitense, dei componimenti letterari.
La Calabria celebra Crotone, una delle prime poleis greche fondata dagli esuli dell’Acaia nell’VIII sec. a.C.: in collaborazione con il Comune di Crotone i soci volontari dell’Istituto Italiano Castelli hanno ideato un percorso gratuito di visita, conversazioni entro e attorno il celebre castello cittadino, che si è sviluppato sul sito dell’originaria acropoli e che domina ancora l’intera città. Dall’XII secolo fece parte delle fortificazioni concesse ai vassalli di Ruggero II il normanno e fu poi fortificato da Federico II di Svevia. A partire dalla metà del ‘500, per volontà di Don Pedro di Toledo – Viceré a Napoli per Carlo V – il castello subì cambiamenti radicali. Ultimi interventi furono effettuati sotto la dominazione austriaca all’inizio del XVIII secolo. Le visite guidate al maniero si terranno il 13 ed il 14 maggio con la collaborazione dell’ Associazione Culturale Multitracce.
Quattro itinerari aggiuntivi sono stati messi a punto dagli studiosi e dagli esperti dell’Istituto: la visita del centro storico di Crotone con sedici tappe e una mostra permanente alla Casa della Cultura di Gaele Covelli; un percorso archeologico con il parco archeologico e 3 musei; un percorso dedicato ai palazzi nobiliari con nove tappe e un percorso dedicato alle architetture religiose che vede, oltre alla basilica cattedrale, altre sette chiese coinvolte.
Il Castello Aragonese di Baia (NA) è il sito principale prescelto in Campania dai locali soci dell’Istituto in collaborazione con il Parco Archeologico del Campi Flegrei e visite nelle giornate del 13 e 14 maggio a cui si aggiunge un itinerario archeologico da percorrere in autonomia, che suggerisce otto percorsi su terra e uno sommerso nei comuni di Cuma, Pozzuoli e Baia. La costruzione del castello fu iniziata dagli Aragonesi nell’anno 1495, insieme a numerose opere di fortificazione nel Regno, in vista dell’invasione da parte di Carlo VIII. La fortificazione fu eretta in un’area di rilevante importanza strategica, con una particolare posizione geografica, da cui si dominava il vasto specchio di mare che si estende dal golfo di Pozzuoli all’acropoli di Cuma, con veduta di Capri, Procida ed Ischia. Il nucleo originario aragonese ingloba al suo interno i resti di una villa romana di epoca tardo – repubblicana (forse di Giulio Cesare).
In Emilia Romagna aperti alle visite e alle attività delle Giornate il Castello di Castellarano e relativo borgo fortificato che accoglieranno i visitatori il 13 e il 14 maggio.
Il Castello con la sua torre probabilmente costituisce l’edificio più antico dell’intero centro storico: è ancora, da più di 150 anni, una residenza privata abitata dalla famiglia Casali. In compagnia dei volontari della Sezione Emilia Romagna dell’Istituto Italiano Castelli, i visitatori scopriranno la storia di quest’antica fortificazione ammirando la ghiacciaia Estense, la Fondazza ed i giardini da cui si gode una vista spettacolare della valle del Secchia.
Il borgo storico di Castellarano, in provincia di Reggio Emilia, si trova sulle sponde del fiume Secchia, arroccato su una collina in arenaria che domina la valle sottostante ed offre monumenti, spazi e vedute di grande fascino. Il monumento più caratteristico del borgo è la “Rocchetta”, porta d’ingresso fortificata e punto di passaggio dell’antica via che dai monti portava alla pianura, risalente al 1470.
Oltre al percorso del Castello, i visitatori troveranno due itinerari aggiuntivi: la visita ai monumenti del borgo antico a cura delle guide locali e il percorso mozzafiato Calanchi e Castelli ideato dalla sezione Emilia Romagna che partendo dal borgo antico si snoda in 7 tappe per 28,6 km nei comuni di Castellarano, Scandiano e Casalgrande fra le colline dell’appenino reggiano permettendo al visitatore di ammirare, fra la struggente bellezza dei calanchi e della natura impervia, due Big Bench, il castello di San Valentino e la sua Pieve romanica, il castello di Montebabbio, il castello della Torricella dove Matteo Maria Boiardo scrisse l’Orlando Innamorato, il castello di Casalgrande e la Torre di Dinazzano.
Prima del weekend delle Giornate, giovedì 11 maggio dalle ore 17.00, la Chiesa di Santa Croce ospita una conferenza sul restauro delle architetture fortificate presenti nel territorio e, la sera, l’inaugurazione della mostra di Loreno Confortini, illustratore per numerose riviste fra le quali Bell’Italia, che presenterà la veduta di Castellarano realizzata per l’occasione. La mostra sarà visitabile fino a domenica 14 maggio quando un gruppo di 50 auto d’epoca del Club Asi Circolo della Biella, affrontando il percorso Calanchi e Castelli, attraverserà il territorio del comune arrivando nel pomeriggio a Castellarano dove gli appassionati potranno ammirare a partire dalle ore 15.00 le auto parcheggiate davanti alla Rocchetta.
In Friuli Venezia Giulia protagonisti i Castelli di Meduno, Toppo e Solimbergo nella pedemontana pordenonese; la sede IIC Liguria ripropone la visita a piedi del delizioso borgo di Bordighera e del Castello di Dolceacqua.
In Lombardia visite e programmi incentrati sui castelli di Brescia (sabato 13 maggio) e di Bergamo (domenica 14 maggio): le attività disegnate dalla sezione lombarda dell’Istituto Italiano Castelli sono collegate a Bergamo Brescia Capitale della Cultura 2023: gli obiettivi principali sono la conoscenza partecipata, la valorizzazione di architetture e paesaggi che fanno parte integrante della storia delle due province interessate e la sensibilizzazione dell’opinione pubblica sulla loro tutela.
Il castello di Brescia è un’imponente struttura fortificata costruita sul colle Cidneo che domina la città. La posizione del primitivo insediamento difensivo romano, nato sulla sommità dell’altura, è stata ripresa dalla rocca comunale medievale, poi restaurata dai Visconti. Alla fine del XVI secolo i veneziani costruirono ad una quota più bassa una moderna cerchia bastionata, trasformando l’antica struttura fortificata viscontea in una vera e propria fortezza. Agli inizi del XX secolo l’area fu acquistata dal comune e adibita a parco pubblico con alcuni edifici adibiti a museo (Museo delle armi e Museo del Risorgimento).
I caratteri geo-topografici del colle Cidneo hanno fortemente condizionato le scelte difensive locali e sono state determinanti nello sviluppo della città. L’incontro di studio e le visite guidate saranno volte a mettere in evidenza il rapporto fra la fortificazione e il sito in cui è nata compiendo anche opportuni confronti con il sistema di difesa della città di Bergamo.
Dalle 10 di sabato 13 maggio, l’istituto organizza un incontro di studio “Il Castello di Brescia e il colle Cidneo” mentre dalle ore 14.30 alle 16.30 visite guidate del colle Cidneo e delle sue fortificazioni.
Il castello di San Vigilio in Bergamo, ad onta della sua storia millenaria e dei molti studi, pone ancora quesiti sul suo divenire nel tempo. Sorto in età altomedievale, segue, con alterne vicende, la storia della città fino al XIX secolo.
La sua fase più interessante è quella veneta, quando Venezia nel Cinquecento riforma, amplia e aggiorna alla moderna la fortificazione. Con la caduta della Serenissima, perde valore, viene dismesso e infine privatizzato; nel 1957 l’amministrazione Comunale ne acquista la parte più significativa. Nel 2017 l’Unesco lo inserisce nell’ambito del Sito delle opere di difesa veneziane, entra così nell’elenco dei “Beni Culturali dell’Umanità”.
Il luogo merita oggi (in ragione anche della Capitale italiana della Cultura 2023) d’essere visitato, studiato, valorizzato: veramente conosciuto.
I soci volontari della sezione Marche dell’Istituto Italiano Castelli rendono protagonista un altro borgo straordinario, quello di Acquaviva Picena con la sua ben conservata fortezza.
Il piccolo centro si erge su due verdi colli, nell’immediato entroterra di San Benedetto del Tronto. E’ un borgo fortificato, munito di ben otto torri poligonali e cilindriche con tre porte di ingresso al recinto ed un rotondo torrione detto “Fortezza verso mare”. In direzione opposta si erge invece la “Fortezza maggiore”, una poderosa fortificazione picena prima e romana dopo già compare in documenti risalenti al 947. La fortezza è un meraviglioso esempio di architettura rinascimentale: ogni estate diventa lo scenario perfetto per una rievocazione storica denominata Palio del Duca che si svolge per una settimana con vari eventi che culminano in una sontuosa e ricercata cena medioevale denominata “Sponsalia, Omaggio all’amore”, rievocazione storica delle nozze nel 1234 tra la bellissima Forasteria d’Acquaviva con Rainaldo di Brunforte, signore di Mogliano.
Le Giornate Nazionali dei Castelli in Molise offrono visite guidate, convegni e presentazioni di libri, oltre che itinerari collaterali sia il 13 che il 14 maggio. L’architettura fortificata principale prescelta è il Castello di Civitacampomarano con il suo borgo.
‘Il castello è situato nella parte centrale dell’abitato, su un masso di pietra arenaria a 520 di altitudine, tra “Civita di sopra” e “Civita di sotto”, le due zone in cui si articola il paese. I due insediamenti erano divisi dalla mole della fortezza circondata per tre lati dal fossato e protetta, sul lato meridionale, da un massiccio sperone in muratura, alto circa 25 metri, innestato alla parete di roccia arenaria. II XV secolo è il periodo in cui il castello subì i più importanti cambiamenti, trasformandosi da struttura difensiva in residenza fortificata. Ed è proprio di questo periodo la costruzione del bel portale d’ingresso decorato con un arco ribassato di stile catalano. Altre trasformazioni operate sulla potente struttura riguardano la costruzione del ponte levatoio che immetteva nel castello sul lato orientale, attualmente trasformato in ponte a scala, e l’altro ponte levatoio pedonale, oggi fisso, sul lato occidentale, ricostruito durante gli ultimi interventi di restauro realizzati sul castello dalla Soprintendenza ai Beni Architettonici del Molise, tra la fine del secolo scorso e i primi anni dell’attuale.’ (Fonte: Atlante Castellano del Molise, Istituto Italiane dei Castelli sez. Molise, Palladino editore, CB, 2011).
In occasione delle Giornate, aperti nella regione altri tre manieri con visite, eventi e presentazioni. Il Castello di Pescolanciano (IS), grazie alla collaborazione dell’associazione Intramoontes, sarà aperto anche alla visita degli ambienti interni che ospitano la mostra permanente sui castelli molisani. Il Castello di Macchiagodena (IS) – chiamato la “Terrazza sul Matese” perché tutto il paesaggio circostante è dominato dal massiccio del Matese – è teatro anche del borgo della lettura e della cultura. Il castello/rocca di Riccia (CB) da poco restaurato nei tratti che sono rimasti oggi visibili e che rappresentavano le parti ad uso militare, sorge sul limite di uno strapiombo roccioso. Nella piazza antistante il castello sarà possibile visitare la chiesa rinascimentale di Santa Maria delle Grazie, comunemente chiamata del Beato Stefano, elemento fondamentale nel complesso architettonico di Piano della Corte, fulcro dell’antico borgo medievale.
In Piemonte nella giornata di sabato 13 maggio è aperto alle visite guidate a piedi il Castello ed il borgo di Ormea (CN): suggerita la visita di altri due castelli della Val Tanaro (Bagnasco e Nucetto). Il castello sorge, con le sue imponenti strutture, sul rilievo che domina il borgo di Ormea, compreso tra il torrente Armella e il fianco nord-ovest dell’abitato stesso, cui si accede risalendo un suggestivo pendio terrazzato. La prima citazione del complesso risale al 1291, epoca in cui apparteneva, insieme al territorio sottoposto alla sua giurisdizione, ai marchesi di Ceva. Dopo un lungo periodo di abbandono, l’amministrazione comunale ha avviato un progetto di conoscenza, messa in sicurezza e valorizzazione delle strutture superstiti. Il primo lotto di lavori si è concluso a dicembre 2022, con la predisposizione di un nuovo accesso e la realizzazione di un sistema di illuminazione. Il sottostante abitato di Ormea conserva, oltre al castello, numerose testimonianze della sua origine bassomedievale. Tra le altre, meritano un cenno la chiesa di San Martino, che incorpora una delle trecentesche porte di accesso al borgo e conserva affreschi del XV secolo, la cosiddetta casa del marchese, quattrocentesca, e i resti delle mura.
In Puglia aperto a visite e convegno il castello Marchione a Conversano (BA) di proprietà privata.
In Sardegna fari accesi sui ruderi del castello di Medusa a Samugheo (OR), costruito in quattro fasi tra l’età Tardoantica e l’Alto Medioevo. Aperto alle visite sia il 13 che il 14 maggio, sorge su un alto e scosceso dirupo nel territorio di Samugheo, antico centro abitato del Mandrolisai. Il maniero domina dall’alto una grande ansa del rio Araxisi, comunicazione fluviale tra le Barbagie e la pianura del Campidano. Del castello permangono le possenti mura della corte centrale e di alcuni ambienti di vita, all’interno dei quali, in anni passati, gli scavi archeologici hanno riportato alla luce interessanti testimonianze di vita quotidiana. Durante le Giornate Nazionali dei Castelli in questa regione, oltre ad una conferenza di studio organizzata dall’Istituto al Museo Murats, sabato 13 maggio vi è la popolare festa di Sant’Isidoro con balli tipici. La domenica mattina 14 maggio è prevista la tradizionale processione fino al santuario campestre di San Basilio e la sera una sfilata di gruppi folkloristici. Le visite saranno realizzate con la partecipazione degli studenti del Convitto Nazionale di Cagliari e la collaborazione della Delegazione Giovani della sezione sarda dell’Istituto Italiano Castelli.
Tre sono le provincie della Sicilia protagoniste con architetture in diverso stato di conservazione, destinazione e fruizione: Catania con il castello di Serravalle di Mineo, Messina con il castello Branciforti nel piccolo comune di Raccuja e con l’inaugurazione della mostra Venti Anni del Premio Nazionale di Laurea “Salvatore Boscarino” (previsto a settembre), Siracusa con il castello Reale di Noto (il 16 e 17 settembre).
Il castello di Serravalle di Mineo è ancora abitato ed è di proprietà privata: sarà aperto domenica 14 maggio e domenica 16 e 17 settembre. Orsola Sedati lo ha ereditato, nel 2008, dopo la scomparsa della madre Francesca Millo di Casalgiate, alla quale, era stato tramandato, a sua volta, dalla madre Gerarda Millo di Casalgiate Grimaldi, la cui famiglia ne è proprietaria sin dal lontano 1513. Nel 2007 l’Assessorato Regionale dei Beni Culturali e dell’Identità Siciliana ha imposto sullo stesso il vincolo di interesse storico-artistico in quanto testimonianza di epoca medievale che sin dalla sua costruzione, risalente al XIII secolo, ha rappresentato un punto di guardia della via che da Catania per Palagonia giungeva a Mineo, proseguendo per Caltagirone.
La bellezza ed il mistero che il castello di Serravalle promana non passano inosservati a chi lo ammira e ciò che più colpisce è la perfetta armonia tra paesaggio ed architettura. Posto in cima ad un’altura, arroccato su Poggio Pizzuto – banco roccioso di forma allungata che emerge dalle circostanti colline argillose – il castello è tuttora punto di riferimento e di orientamento per il territorio circostante, caratterizzato da altri due castelli, Mineo e Mongialino, posti anch’essi a difesa della sottostante Valle dei Margi. La potenzialità turistico – culturale del sito è ancor più confermata dalla presenza in prossimità del castell dell’interessante città di Mineo, caratterizzata dalle note vestigia di epoca antica e medievale, da chiese e palazzi barocchi e dalla Casa Museo dello scrittore Luigi Capuana. E dalla sottostante area archeologica di Palikè, di proprietà della Regione Sicilia, aperta al pubblico, antico insediamento urbano del IV sec. a.C. legato alla figura del condottiero Ducezio, sede del santuario più importante della popolazione sicula, dedicato ai fratelli Palici, figli di Zeus e della ninfa Talea.
Il Castello Branciforti di Raccuja domina dall’alto il piccolo paese e si presenta come una casa fortezza medievale affiancato da due torri circolari delle quali una è ridotta alle sole fondamenta. Restaurato di recente dalla Soprintendenza, la fruizione è ora totale e verrà adibito a museo civico, archivio storico e biblioteca comunale: sarà aperto sia nel weekend del 13/14 maggio che in quello del 16/17 settembre.
Il castello reale di Noto sorge nell’unico punto, un istmo, che congiunge il Monte Alveria, circondato da profonde cave, alle propaggini dell’altipiano ibleo che fu sempre fortificato. I resti attuali, consolidati di recente, sono le imponenti rovine che hanno resistito al terribile terremoto dell’11 gennaio 1693 che distrusse, non solo il castello reale ma, l’intera antica città di Noto. Il castello reale ed i resti della città attorno, sono considerati la Pompei medievale. Campagne di scavo periodiche ma brevi si susseguono: occorrerebbe una sistematica riscoperta della città antica a suo tempo ricchissima di architetture civili e religiose di grande pregio. La cortina delle imponenti mura dotate di numerose torri e di porte di ingresso alla città si rileva ancora in buona parte del tracciato.
Le valli sottostanti sono meravigliosi paradisi naturalistici, attraversati da romantici torrenti che creano laghetti e che in passato venivano utilizzati per attività come le concerie. Il sito, di proprietà comunale, sottoposto a vincolo secondo la L. 1089/1939, è oggetto di studio e attenta cura da parte di un’associazione locale denominata ISVNA (Istituto di Studi per la Valorizzazione di Noto Antica), presieduta dall’appassionato studioso e storico netino, Francesco Balsamo.
In Toscana di nuovo protagonista Firenze sabato 13 maggio con un’esplorazione guidata a piedi nel tessuto medievale di Piazza della Signoria.
In Trentino Alto Adige durante le Giornate di maggio saranno animati i Castelli di Fahlburg (Prissiano) e Leonburg (Lana), mentre il 23 settembre il Castel Belasi – Campodenno in Val di Non. In particolare, Castel Fahlburg (BZ) nella giornata di sabato 13 maggio, oltre alle visite guidate, ospiterà una tavola rotonda sulla valorizzazione dei castelli privati in Alto Adige, con tre diverse esperienze a confronto e la partecipazione di Jakob Andreas Brandis, Diana von Goldegg e Anouschka van Rossem, a cura della locale sezione dell’Istituto Italiano Castelli.
L’Umbria propone il borgo fortificato di Monte del Lago con visite guidate il 13 maggio. Numerosi sono gli incantevoli centri abitati che si affacciano alle acque del lago Trasimeno, tra questi, adagiato su un promontorio che domina l’intero bacino lacustre vi è un caratteristico ed originale borgo fortificato: Monte del Lago. Questo antico insediamento ancor oggi conserva l’impianto urbanistico medievale, caratterizzato da una ripida gradinata che taglia idealmente il paese in due parti; a questa via principale afferiscono vicoli stretti e contorti, tra loro paralleli, a lato dei quali sorgono, una stretta all’altra, le case dei pescatori. Non mancano tuttavia alcune dimore gentilizie appartenute a nobili casate perugine, tra le quali spicca quella della famiglia Pompilij, dove la poetessa Vittoria Aganoor Pompilij compose delicatissimi versi, e Villa Palombaro Schnabl Rossi, residenza liberty appartenuta al musicologo Riccardo Schnabl Rossi che più volte ospitò l’amico Giacomo Puccini. Oggi la punta di diamante dell’economia di Monte del Lago è soprattutto il turismo; l’amenità del luogo, il silenzio, il fascino dei tramonti attraggono viaggiatori italiani e stranieri. Ogni anno agli inizi di settembre si tiene a Monte del Lago una manifestazione culturale che è tra le più attese e partecipate dell’area lacustre, il Festival delle Corrispondenze. Numerosi gli itinerari culturali collaterali proposti dai volontari in questa regione.
In Veneto, Mestre (VE) protagonista con il Castelnuovo ed il Castelvecchio. Sia il 13 sia il 14 maggio, oltre alle visite dei siti ed a un convegno, i volontari dell’Istituto Italiano Castelli del Veneto insieme al Centro Studi Storici, offrono due passeggiate patrimoniali guidate alla Mestre medievale con partenza dalla Torre dell’Orologio: le visite guidate avranno la caratteristica dell’indagine archeologica sulle tracce dei castelli scomparsi, dove i partecipanti saranno i protagonisti di una vera e propria caccia al tesoro, alla ricerca della Mestre antica diluita nella grande città contemporanea.
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Giornate Nazionali dei Castelli, XXIV edizione, dal 13 al 14 maggio, dal 16 al 17 settembre 2022 (con le Giornate Europee del Patrimonio)
visite guidate gratuite o a pagamento, conversazioni, convegni e conferenze, formazione professionale, premio di laurea, mostre e presentazioni, presentazioni di libri, trekking e altre attività di visita, corteo auto storiche, passeggiate patrimoniali, caccia al tesoro
Organizzatore: Istituto Italiano Castelli Onlus (IIC)
Regioni coinvolte: 19
hashtag: #giornatenazionalideicastelli2023
Sito web: http://www.istitutoitalianocastelli.it
FB: https://www.facebook.com/IstitutoItalianodeiCastelli/
IG: https://www.instagram.com/istituto_italiano_dei_castelli/
Ufficio Stampa Nazionale
Diana Marrone
pr/undercover – lifestyle news agency
journalists, press officers, event designers
Naples, Venice, Milan (IT)
I Castelli d’Italia – uno sguardo d’insieme è promosso dal gruppo giovani della sezione Campania dell’Istituto Italiano dei Castelli, con il supporto del consiglio direttivo regionale.
Giovani studiosi provenienti da ogni parte d’Italia esporranno le loro ricerche su castelli e fortificazioni, saranno trattati i temi della conoscenza e della conservazione, entrambi di basilare importanza per la salvaguardia di questa straordinaria componente del nostro patrimonio storico architettonico.
Un occasione da non perdere per chiunque voglia approfondire o soltanto avvicinarsi all’incredibile ed affascinante mondo dei castelli.
Ingresso libero
Sarà possibile seguire l’evento anche da remoto collegandosi ai seguenti link:
Link alla I Giornata: shorturl.at/uwDO7
Link alla II Giornata: shorturl.at/efJW2
Premio di Laurea
sull’Architettura Fortificata
Istituito dall’Istituto Italiano Castelli negli anni ’90, il Premio di Laurea sull’Architettura Fortificata giunge nell’anno 2022 alla XXV edizione
Rassegna Stampa