CHI SIAMO
Storia
L’Istituto Italiano dei Castelli è un’organizzazione culturale senza scopo di lucro, nata nel 1964 su iniziativa di Piero Gazzola (autore della Carta Internazionale del Restauro dei Monumenti) ed eretta in Ente Morale, riconosciuta dal Ministero dei Beni Culturali nel 1991, quando ha acquisito la personalità giuridica. L’Istituto, (ONLUS nel 2001), è associato a un organismo europeo patrocinato dell’Unesco, Europa Nostra-Internationales Burgen Institut.

Le sezioni regionali dell’Istituto
L’Istituto si articola in Sezioni. Esse, autonome nelle attività nel loro ambito, promuovono conferenze, seminari, visite di studio, attività di ricerca ed altre iniziative di promozione culturale del patrimonio castellano delle rispettive regioni di appartenenza
Le novità dell’Istituto
In Evidenza
Giornate Nazionali dei Castelli 2022
Nuove date: la XXIII/23ma edizione si svolge dal17 settembre al 16 ottobre 2022 a nord, al centro, a sud della penisola, isole comprese
Svelate le 62 architetture protagoniste, tema 2022: sostenibilità nel restauro e nell’accessibilità
Itinerari turistici e culturali estesi al trekking ed a manifestazioni popolari
L’Istituto Italiano Castelli presenta in più regioni il progetto editoriale dell’Atlante Castellano
L’Istituto Italiano Castelli, Onlus a carattere scientifico fondata da Piero Gazzola nel 1964, annuncia le date della XXIII edizione delle Giornate Nazionali dei Castelli: inizialmente previste dal 17 al 30 settembre 2022, continuano fino al 16 ottobre per lo slittamento di due date causa elezioni e per l’ampliamento delle architetture oggetto di visite guidate, convegni e conversazioni nella regione Campania.
I giorni clou si confermano sabato 24 e domenica 25 da nord a sud della penisola, isole comprese quando l’intero roster di eventi delle GNC schedulato per questo weekend farà parte delle Giornate Europee del Patrimonio promosse dal Consiglio D’Europa.
‘La XXII edizione – che si è tenuta nel 2021, dopo un anno di pandemia – ci ha lusingati per l’exploit di visite, la qualità e quantità dei siti presentati sotto gli auspici ed il patrocinio del MIC, di tante istituzioni ed associazioni locali e con l’adesione del nostro intero calendario alle Giornate Europee del Patrimonio (GEP) che si terranno anche quest’anno e a cui aderiremo con tutto il nostro corpus di eventi.
Nel 2021 abbiamo aperto oltre 25 siti principali e diversi collaterali in 20 regioni italiane, alcuni di essi accessibili per la prima volta.
Si è trattato, regione per regione, di siti prestigiosi od inusuali – come la fortificazione sarda di Laconi e quella veneta di San Felice, ma non solo – che hanno fatto registrare il tutto esaurito o la triplicazione dei turni di visita.
Castelli privati appena aperti al pubblico come il sito siciliano di Piazza Armerina o siti militari come il Forte di SS. Salvatore a Messina aperti per la prima volta grazie all’impegno dei nostri volontari con le autorità preposte, hanno nonostante le restrizioni ed i contingentamenti previsti dalle leggi emergenziali di quei giorni, accolto oltre 900 visitatori al giorno.
Ad essi si sono aggiunti itinerari ‘castellani’ e culturali che i soci dell’Istituto Italiano Castelli hanno realizzato, spesso in collaborazione con altre associazioni, per chi si è fermato un intero weekend nella regione prescelta per l’approfondimento di cultura, riuso e storia delle architetture fortificate.
Le Giornate Nazionali dei Castelli continuano anche nel 2022, con il rinnovatopatrocinio del MIC, a valorizzare per il grande pubblico e per gli studiosi le architetture fortificate di ogni scala e stato di conservazione: sono un asset italiano rilevante che, pur avendo perso le originarie funzioni difensive, rappresenta un volano culturale, storico, architettonico e turistico per tutti i territori del nostro paese, soprattutto per quelli più impervi o ancora fuori da rotte di visita consolidate.
Il tema che affronteremo in ogni sito prescelto per la XXIIIma edizione attraverso eventi, manifestazioni, conferenze, mostre, passeggiate, presentazioni di libri, tesi di laurea, visite guidate, 3D incluso, è la sostenibilità di queste architetture e del loro paesaggio, declinata a partire dal restauro e dall’accessibilità. Quest’anno apriremo 62 siti, alcuni dei quali mai accessibili o mai valorizzati e sono cresciuti – in numero e dimensione – gli itinerari ‘castellani’ e culturali che i nostri soci hanno preparato con impegno per avvicinare studiosi e semplici appassionati alle nostre attività, che si estendono tutto l’anno in tutta la penisola.
I volontari IIC delle regioni Calabria, Friuli Venezia Giulia, Lombardia, Molise, Sicilia, Trentino, Umbria ed altre, hanno costruito un itinerario ‘castellano’ aggiuntivo per quei visitatori di fuori regione che volessero trattenersi anche quest’anno per più giorni di visita e dedicarsi alla conoscenza di altre architetture fortificate o di altri luoghi meravigliosi attorno ai siti prescelti per le Giornate Nazionali dei Castelli 2022’ afferma Fabio Pignatelli della Leonessa, presidente della Onlus organizzatrice.
L’Abruzzo e la Basilicata sono terre ricchissime di fortificazioni di diverse epoche e stili costruttivi.
Nella prima regione le Giornate Nazionali dei Castelli offrono, sabato il 24 settembre, una visita ed un convegno al Castel D’Ocre e all’antica Cattedraledi Forcona (in 3D) insieme alla visita al complesso monastico di Santo Spirito D’Ocre e relativo museo. La prima citazione del feudo di Ocre compare nel Catalogus Baronum. La prima attestazione diretta della presenza di un castrum, invece, si riscontra in una bolla di Papa Alessandro III del 1178. L’imponente borgo sulla cresta del Monte Circolo, a 933 metri di altitudine, è un insediamento di dolinatipico della zona aquilana. E’ in forma di rudere e si estende su una superficie di circa 6.000 metri quadrati con una cinta muraria di circa m 470.
Nella seconda, il programma è incentrato sul Castello Ruggero (Lauria, PZ) di proprietà pubblica e risalente all’età Normanna: gli studiosi pensano sia un ampliamento di una precedente fortificazione, probabilmente del IX-X sec. d.C..
Esempio lungimirante di best practice territoriale, il Castello Ruggero – la cui proprietà è passata solo negli anni ’90 al Comune di Lauria, che ha avviato i lavori di messa in sicurezza – è un rudere nuovamente al centro degli interessi della comunità locale e di privati cittadini che promuovo la tutela e la valorizzazione del sito, emblematico per il ruolo nello sviluppo urbano e per lo straordinario rapporto col paesaggio della Valle del Noce. Nel 2017, in concomitanza con il decreto di vincolo, sono stati avviati importanti lavori di consolidamento finalizzati all’accessibilità in sicurezza e alla successiva valorizzazione del castello, punto nevralgico dei Percorsi Jacobei, un itinerario di circa otto chilometri che si snoda tra i luoghi di culto e storici dei rioni Borgo e Castello di Lauria. L’attenzione al sito è ulteriormente promossa da istituzioni ed enti locali e le visite saranno condotte dai volontari dell’Istituto Italiano Castelli insieme con le associazioni locali sia il 24 sia il 25 settembre fino al calar del sole.
I soci dell’ Istituto Italiano Castelli Sezione Calabria accendono i fari sul Castello di Caccuri (KR) con un itinerario di visita, un convegno e passeggiate itineranti in collaborazione con il Premio Letterario Caccuri anche alla badia, alla chiesa Matrice e alle vie del borgo sia sabato 24 che domenica 25 settembre.
Gli itinerari suggeriti prevedono visite a poca distanza dal sito principale: San Giovanni in Fiore (CS) e Santa Severina (KR).
L’antico Castrum bizantino di Caccuri del Medioevo divenne un importante centro feudale con Cerenzia e Cariati già dal XIII sec. sotto la Signoria dei de Riso. Tra i passaggi più significativi: dal 1400 il castello fu dei Ruffo fino a metà dello stesso secolo. I Cavalcanti detennero il feudo dal 1651 con il titolo di Duchi di Caccuri, a loro si ascrive la seicentesca cappella palatina con dipinti di scuola napoletana ed una prima trasformazione del maniero in palazzo ducale nel ‘700. Dopo l’eversione della feudalità, il castello fu acquistato nel 1830 dai baroni Barracco che compirono una seconda trasformazione nel 1885 con l’architetto Adolfo Mastrilli che vi aggiunse un rivellino e la torre cilindrica che ebbe funzione di serbatoio per l’acqua pubblica. Nel ‘900 la proprietà del castello passò alle famiglie Fauci e Lopez i cui restauri hanno riportato alla luce affreschi su legno, capitelli e portali. La parte visitabile del castello è oggi proprietà delComune e della Famiglia Fauci.
Il borgo di Ceppaloni, collocato a pochi chilometri dal capoluogo di provincia Benevento, è protagonista principale delle Giornate Nazionali dei Castelli in Campania: tutte le attività in questo sito si svolgeranno il weekend del 17 e 18 settembre, incluse le visite guidate gratuite. Già durante l’Alto Medioevo, Ceppaloni faceva parte di un sistema insediativo diffuso che comprendeva vari casali e l’ex feudo di Barba. Di quest’ultimo, antico centro strategico sulla Valle del fiume Sabato, sopravvivono i ruderi di un fortilizio posto a controllo dello stretto attraverso cui passava la via Antiqua Maiore per Avellino e Salerno che univa l’Appia con la via “Capua o Brutium”. Proprio nello stretto di Barba, secondo la tradizione del luogo, avvenivano i Sabba delle janare – le streghe in dialetto locale – le quali, all’ombra dei secolari alberi di noce, usavano svolgere danze sfrenate e riti satanici fino alle luci dell’alba. Sabato 17 settembre, alla presenza del sindaco di Ceppaloni, il Presidente dell’istituto Italiano Castelli, Fabio Pignatelli della Leonessa, ed altri studiosi animeranno una tavola rotonda sulle fortificazioni sannite, con particolare attenzione alla valorizzazione del castello di Ceppaloni e di una rete dei siti di interesse turistico e culturale dell’area, del marketing di questi beni culturali.
I soci della sezione Campania dell’Istituto Italiano Castelli hanno preparato un programma di visite esteso a tutti i tipi di fortificazioni del territorio che prevede conferenze, incontri e visite guidate in ogni provincia.
Napoli vede Castel Dell’Ovo, sede regionale dell’Istituto a Napoli, protagonista il 22 settembre con una giornata di studi, visite guidate ed inaugurazione della ‘camera dell’uovo’, la provincia del capoluogo di regione con il Castello di Pimonte (24 settembre).
Nella provincia di Avellino conversazioni e visite guidate al Castello di Monteforte Irpino (24 settembre), ed a Pimonte (24 e 25).
Nella provincia di Salerno, nel week end del 1 e 2 ottobre, il castello di Agropoli sarà protagonista con e studiosi terranno una conversazione dal titolo ‘Dagli assalti turchi dei secoli XVI-XVII agli ultimi restauri’.
La Terra di Lavoro (Caserta) ospita un convegno e visite guidate a Vairano Patenora sempre il 1 e 2 ottobre alla presenza di studiosi dell’Istituto Italiano Castelli e del sindaco aventi a tema il recupero e la valorizzazione dei castelli presenti nel territorio. Ancora, visite guidate a Torella dei Lombardi (Avellino) e al maniero e borgo di Guardia Sanframondi, in provincia di Benevento (1-2 ottobre).
Il castello di Calendasco (XI Sec.), è il protagonista delle Giornate in Emilia Romagna. Per l’occasione i volontari della sezione IIC regionale, il Politecnico di Milano e l’amministrazione comunale hanno organizzato sabato 24 e domenica 25 settembre un fitto calendario di attività che celebra il termine dei lavori di restauro e la riconsegna al pubblico dell’imponente castello sorto nelle vicinanze del percorso della via Francigena a difesa del famoso guado di Sigerico. Sabato 24 settembre i visitatori potranno assistere, tra l’altro, ad uno spettacolo teatrale sulla storia del castello e ad animazioni di artisti di strada nella piazza d’armi. Domenica 25 si svolgeranno le visite guidate dell’edificio a cura dei volontari dell’Istituto alla scoperta degli ambienti recuperati e dei recenti ritrovamenti nel corso dei lavori, mentre nelle scuderie fortificate all’esterno del castello sarà visitabile la mostra delle tesi di laurea degli studenti del Politecnico di Milano sulle proposte di recupero del Complesso.
A corredo dei festeggiamenti per l’inaugurazione del castello, sarà possibile visitare il romitorio di San Corrado, notevole eben conservata struttura ricettiva medievale che ora ospita lo studio del pittore Bruno Grassi.
Il Castello di Spilimbergo – un complesso di edifici e palazzi ad uso privato e pubblico (Palazzo Tadea) – è protagonista delle Giornate in Friuli Venezia Giulia: la visita prevista sabato 24 settembre su più turni costituisce la prima tappa di un percorso a passo lento per un approccio sostenibile al territorio, che consenta di comprendere i segni del tempo, le presenze e assenze, i dettagli delle architetture fortificate presenti a Spilimbergo. Il Castello, documentato nel 1122, è caratterizzato da palazzi e residenze signorili che si sviluppano ad anello su una corte interna. Nel tempo hanno subito importanti interventi di ricostruzione, ammodernamento e ingentilimento. Pregevole è il Palazzo Dipinto, con affreschi attribuiti al Bellunello risalenti al 1480-1490. Palazzo ex Ciriani, oggi Furlan, conserva un fregio e tre medaglioni in stucco realizzati da Giovanni da Udine. L’itinerario si snoda tra i principali edifici del centro storico, con il Duomo iniziato nel 1284, e borgo Valbruna, con Palazzo di Sopra e la Chiesa dell’Ancona. Da Palazzo di Sopra, del 1300 e oggi sede municipale, si apre una splendida vista sul fiume Tagliamento e le Prealpi Carniche.
I soci dell’Istituto Italiano Castelli della regione Lazio aprono alla visita una coppia di edifici ancora di proprietà privata (i discendenti della famiglia Tittoni) siti a Manziana (sabato 1 ottobre) ed a Roma (domenica 2 ottobre) e non come precedentemente annunciato in data 24 e 25 settembre.
Il palazzo di Manziana si trova al centro della piazza principale e fu costruito alla fine del XVI secolo sull’antico castello di santa Pupa. Dopo esser stato per secoli di proprietà papale, il palazzo fu acquistato da Vincenzo Tittoni, senatore del neonato Regno d’Italia, passando poi al figlio Tommaso Tittoni, politico e diplomatico, ministro degli Esteri con Giolitti per poi ricoprire per circa un ventennio la carica di Presidente del Senato.
Il Palazzo Tittoni di Roma è stato costruito a fine 1500 su vigneti appartenenti al cardinal Grimani, il palazzo fu ampliato e allargato nella seconda metà del Seicento (tra le aggiunte vi è il padiglione vetrato utilizzato come serra o giardino d’inverno) unito al salone da ballo anche dal magnifico pavimento marmoreo proveniente da un antico palazzo romano distrutto. Agli inizi del 1800 fu venduto al cav. Antonio Tittoni, il cui discendente Tommaso, agli inizi del Novecento lo fece ristrutturare e in parte ampliare.
La Liguria celebra Bordighera alta (IM), che costituisce il centro storico medievale in cui si snoda un labirinto di vicoli in salita e discesa. La visita guidata a piedi condotta dai soci dell’IIC Liguria si svolge domenica 25 settembre con partenza da Genova e comprende tra l’altro il borgo, il Castello Doria di Dolceacqua e i Giardini Moreno la cui vegetazione mediterranea fu per Monet di ispirazione nel dipingere alcune sue opere.
Il Castello Doria di Dolceacqua è un maniero inserito nel borgo storico del paese, in posizione sovrastante. La prima citazione del castello e del borgo di Dolceacqua, chiamata all’epoca Dulzana, risale al 1177 in un antico documento nel quale si attesta la proprietà dei conti di Ventimiglia.
Nel 1270, quasi cent’anni dopo, il feudo e il suo maniero furono acquistati da Oberto Doria – quest’ultimo fondatore della celebre dinastia doriesca che dominerà Genova- il quale ampliò i suoi territori nella val Nervia fino ai borghi di Apricale, Perinaldo e Isolabona. Il castello fu ampliato nel XVI secolo dall’allora signore locale Stefano Doria, il quale aggiunse alla precedente struttura un bastione speronato nel settore orientale e le due torri quadrate identiche.
Oggi la struttura appare come divisa in due blocchi, la parte anteriore destinata al controllo e alla sicurezza del borgo nonché locali di servizio, prigioni e magazzini; la parte retrostante, collegata con il corpo anteriore tramite un ampio cortile, era invece il luogo ove erano ubicati gli ambienti di rappresentanza e di accoglienza degli ospiti e dove risiedevano i signori locali.
La Lombardia celebra due siti strategici in vista di BGBS Capitale della Cultura 2023: sabato 24 settembre la cinta muraria veneziana di Rovato interessante esempio di fortificazione quattrocentesca del periodo della transizione. La sua emblematica storia di trasformazioni e i progetti di restauro in atto saranno presentati in un incontro – in collaborazione con gli enti locali e l’Università degli Studi di Brescia – cui seguirà una visita esterna delle mura guidata da storici e architetti. Domenica 25 settembre, protagonista la città fortificata di Martinengo, dove un incontro sarà dedicato alle fortificazioni veneziane dell’area e dove le visite guidate gratuite consentiranno di conoscere lo spettacolare borgo, originariamente circondato da 1800 metri di mura, che fu feudo di Bartolomeo Colleoni.
Il filo conduttore delle visite è legato a centri abitati fortificati che hanno avuto rilevante valore strategico nei territori compresi fra Bergamo e Brescia e le cui difese nel tempo sono state potenziate dalla Repubblica di Venezia. Anche in questa regione sarà presentata un’importante opera divulgativa dell’Istituto Italiano Castelli, l’Atlante Castellano, una mappatura del patrimonio fortificato al fine di creare un database unico per la scoperta dei castelli italiani.
Le Marche dedicano allo straordinaria rocca diGradara nell’omonimo borgo in provincia di Pesaro-Urbino, uno dei più belli d’Italia e teatro dell’amore di Paolo e Francesca, visite guidate gratuite e più itinerari previsti per sabato e domenica 24 e 25 settembre.
La Puglia si dedica al Castello di Barletta – le cui origini risalgono probabilmente al 1050 ad opera dei Normanni – con una visita ed un convegno. L’imponente fortezza, considerata non più utile alla difesa nazionale, nel 1876 fu aggiudicata all’asta per 30.100 lire dal Comune. Da quel momento è iniziato un lento declino, dovuto anche ad usi impropri, denunciato già all’inizio del secolo da Bacile da Castiglione. Gli ultimi lavori di restauro effettuati dal 1973 al 1988 hanno attribuito al castello una importante sede per attività culturali con biblioteca civica, sala espositiva e sala convegni, detta la “Sala Rossa”.
Ad arricchire il programma pugliese anche due visite guidate in città nel pomeriggio, protagonisti palazzo Della Marra ed il palazzo De Martino, residenza privata del XVI secolo aperta per la prima volta grazie alle Giornate Nazionali dei Castelli.
Inizialmente previste il 25 settembre, tutte le attività di visita sono state rimandate al 16 ottobre per la concomitanza con l’appuntamento elettorale che ha reso indisponibile il Castello di Barletta.
Il Palazzo Della Marra rappresenta una rara testimonianza in terra di Bari di una residenza privata di gusto manierista. Costruito nel secolo XVI da Lelio Orsini passò poi alla potente famiglia Della Marra che ne avviò imponenti trasformazioni. Il palazzo fu poi acquisito dalla famiglia Fraggianni. Venne realizzato un giardino nell’area retrostante l’edificio, dinanzi al mare. Ancora oggi conserva filari di colonne con capitelli tardo cinquecenteschi. Ospita la collezione Giuseppe De Nittis donata alla città di Barletta da Léontine Gruvelle (sposa e musa ispiratrice del pittore).
Il Palazzo de Martino risale alla fine del XVI secolo. Il piano terra, rivestito a bugnato a fasce orizzontali alternate (sporgenti e rientranti) è scandito da quattro portoni. Il principale, con arco a tutto sesto, immette nel cortile centrale, su cui si aprono numerose botteghe. Storicamente ha notevole importanza per aver ospitato i sovrani del periodo francese del Regno di Napoli.
La sezione Molise dell’Istituto Italiano dei Castelli ha scelto il Castello di Macchiagodena (IS) e ne celebra l’appena terminata ristrutturazione, al cui interno si terrà una conferenza sul restauro dello stesso e sull’araldica molisana, insieme a due giorni di visite guidate il 24 e 25 settembre. Selezionata dai soci dell’Istituto una rete di castelli circostanti per quanti vorranno prolungare la loro permanenza in regione. Il Castello baronale è il principale monumento di Macchiagodena. Costruito su uno sperone di roccia calcarea, fu fondato come torre di guardia dai Longobardi e, nel 1269, donato da Carlo I d’Angiò a Barrasio, affinché lo governasse per conto del Regno di Napoli. Fu intorno al castello che si sviluppò il paese con le case in pietra che conservano gli originari caratteri medievali. Il borgo con il suo castello è anche chiamato la “Terrazza sul Matese” perché, tutto il paesaggio circostante, è dominato dal massiccio del Matese.
Macchiagodena, già borgo della lettura e della cultura, vedrà arricchire la sua biblioteca in occasione delle Giornate Nazionale dei Castelli, da una corposa donazione di libri sull’architettura castellana devoluti da una socia locale dell’Istituto, divenendo così un punto di riferimento regionale per gli studiosi di argomenti castellani.
La Sezione Piemonte – Valle d’Aosta, grazie ai contatti e ai rapporti di collaborazione stabiliti nel tempo con istituzioni ed enti attivi sul territorio, propone un percorso di conoscenza di alcune torri nelle province di Alessandria e Asti. Evento centrale sarà la visita il 24 settembre alla torre di Masio (AL), interessante struttura voluta nel 1229 dal comune di Asti come strumento per promuovere la riorganizzazione insediativa del borgo. Restaurata grazie all’iniziativa dell’Amministrazione comunale, che ne detiene la proprietà, oggi ospita oggi il Museo didatticoLa torre e il fiume, inaugurato nel 2013 e dedicato alla storia dell’edificio e del suo rapporto con il territorio.
L’IIC regione Sardegna in accordo con l’amministrazione comunale di Calasetta e con la collaborazione del MACC, dell’Archivio multimediale Raixe, e degli studenti del Convitto Nazionale “Vittorio Emanuele II” di Cagliari (che condurranno le visite guidate) aprirà al pubblico la Torre di Calasetta. Con il Comune e altre associazioni locali saranno organizzate altre iniziative collaterali. La torre sarà visitabile sabato 24 settembre a partire dalle 10 e fino alle 17.30.
In Sicilia, in provincia di Enna, ricco programma di visite, laboratori di tessitura, degustazioni di dolci tipici e corteo di auto storiche in collaborazione con ASI al castello di Sperlinga (anno 1133) fissato per sabato 24 settembre con una passeggiata anche al borgo rupestre. Il castello sorge su una emergenza rocciosa tra i monti Nebrodi e le Madonie nel cuore della Sicilia centrale, da cui si gode un panorama spettacolare anche dell’Etna. A partire dalla fine del secolo XVI, ai piedi del castello, nasce l’attuale centro urbano di Sperlinga, come ampliamento del precedente borgo medievale. Sperlinga è nota come la piccola Matera della Sicilia: le oltre 50 grotte che costituiscono il borgo rupestre furono abitate fino agli anni ’60. Nel XVIII secolo, sul lato ovest, all’esterno del castello ma nell’ambito della cinta muraria di epoca normanna, fu costruita la chiesa dedicata alla Madonna della Mercede, edificio di interesse storico. Domenica 25 settembre, giorno seguente alle attività di visite organizzate dal locale sodalizio dell’Istituto Italiano Castelli, Sperlinga ospita la famosa processione della Madonna della Mercede che coinvolge tutto il paese.
Castelpergine è il sito prescelto dai volontari dell’Istituto Italiano Castelli del Trentino Alto Adige. Le visite guidate al maniero, previste sia sabato 24 sia domenica 25 settembre, sono a cura della Fondazione Castelpergine Onlus (proprietaria del Castello) e dei membri del Consiglio direttivo dell’Istituto Italiano Castelli. Sabato 24 settembre è offerto un intenso programma di incontri e presentazioni inframmezzato da un brunch nel giardino del castello (o nella splendida Sala del Trono, in caso di avverse condizioni meteo). La mattina previste conferenze condotte da architetti, studiosi e sovrintendenti esperti del sistema castellano della regione; nel pomeriggio presentazione di un volume in inglese di Anna Kerschbaumer(Reviving the ruins. Recent projects for retrieval on Trentino-South Tyrol Fortifications)e di un libro fotografico(Nel Regno della Notte – I castelli del Trentino tra paesaggio e leggenda) autore Andrea Contrini. Anche la sede regionale Trentino Alto Adige dell’istituto Italiano Castelli presenta una prima mappatura del locale Atlante Castellano.
Le prime attestazioni del castello di Pergine, risalenti al 1220, si rintracciano nell’urbario del Capitolo cattedrale di Trento. Cinquant’anni dopo, un documento del 1270, consente di identificare alcuni elementi strutturali della fortificazione e, qualche anno più tardi, viene attestata anche l’esistenza di una residenza signorile.
I soci dell’Istituto Italiano Castelli Toscana dedicano visite e conferenze a speciali siti fiorentini e queste attività sono inserite nel roster degli eventi del Festival delle Associazioni Culturali Fiorentine, una ricca kermesse annuale organizzata dal Comune. A partire dalle 16, domenica25 settembre in forma gratuita e prenotazione obbligatoria, la Certosa del Galluzzo; allo stesso orario venerdì30 settembre il Forte Belvedere e l’adiacente Porta San Giorgio.
In Umbria riflettori accesi sul Borgo di San Savino (XIV sec.), di proprietà del comune di Magione. I locali soci volontari dell’Istituto Italiano Castelli insieme con associazioni e Pro Loco (oltre che con il Dipartimento di Ingegneria Civile e Ambientale dell’Università degli Studi di Perugia, la Sovrintendenza e la Deputazione Patria), daranno vita a un ricco programma di studi (sabato 24 settembre) dedicato al restauro, alla storia e soprattutto alle potenzialità ancora inespresse del sito. Da segnalare, nello stesso giorno, l’apertura della mostra dei rilievi di dieci castellidel Trasimeno che terminerà il 24 ottobre 2022 e trekking sui colli di San Savino: le visite guidate, saranno tenute in forma gratuita sia sabato 24 che domenica 25 mattina in concomitanza con gli altri programmi previsti.
L’IIC regione Veneto in accordo con la proprietà ed il Comune, con la collaborazione dell’associazione Mirabilia che condurrà le visite guidate, aprirà al pubblico il castello di Montegalda ed il suo magnifico giardino all’italiana. Con il Comune vi saranno altre iniziative collaterali. A questa visita, a grande richiesta visto il successo dello scorso anno, i volontari dell’Istituto Italiano Castelli hanno organizzato anche multipli turni di visita al Forte di San Felice (Chioggia, VE) sabato 24 settembre a partire dalle 14.30 e domenica 25 settembre a partire dalle 10. Completano gli itinerari veneti, il Castello di Thiene (sabato 24 settembre); il Castello di Roncade (domenica 25 settembre).
Giornate Nazionali dei Castelli 2022
17 Settembre – 16 Ottobre 2022
23esima edizione a cura dell’Istituto Italiano dei Castelli
RISORSE
Castelli d’Italia

Il primo nucleo abitato della futura città di Vigevano sorse in un luogo la cui naturale posizione difensiva ne avrebbe segnato il destino per sempre: da borgo fortificato in età comunale, Vigevano divenne infatti la sede di uno dei più significativi e importanti complessi fortificati italiani.
La storia di questa complessa struttura fortificata iniziò nel 1341, quando Vigevano entrò a far parte del vasto progetto visconteo di potenziamento e riforma delle fortificazioni della Signoria milanese. In quell’anno Luchino Visconti, che da poco era succeduto insieme al fratello, l’arcivescovo Giovanni, al nipote Azzone e già dal 1319 era stato eletto podestà del borgo, fece erigere a cavallo delle antiche mura di età comunale e al posto del preesistente castello una prima struttura fortificata.
Questo edificio, a pianta quadrata e detto “Rocca Vecchia”, fu il primo di una serie di costruzioni che, scandendo le successioni dei Visconti prima e degli Sforza poi, vennero a giustapporsi nel tempo, fino a trasformare il primo nucleo del castello in un gigantesco complesso monumentale che permea e domina tuttora l’intero centro storico di Vigevano.
Poiché la Rocca Vecchia aveva funzioni prettamente difensive, nel 1345 Luchino decise di far costruire sulla collinetta dove sorgeva il primo nucleo abitato del paese, dunque nel luogo più sicuro della città, un nuovo castello: una vera e propria residenza principesca dove vi potesse alloggiare con la famiglia e il suo seguito.
Questo secondo edificio, conosciuto con il nome di Maschio, si presentava come una struttura a pianta quadrata e torri quadrate agli angoli, così come voleva la tradizione architettonica dei castelli viscontei di pianura.
Per collegare le due strutture, sempre Luchino fece costruire una maestosa strada coperta sopraelevata, che con i suoi 163 metri di lunghezza e sette di larghezza attraversava una parte intera della città.
L’avvento al potere degli Sforza impresse nuovo impulso alla città di Vigevano, ed anche il castello conobbe una nuova fase di sviluppo (che va dal 1473 al 1494 circa): per volontà prima di Galeazzo Maria Sforza e poi di Ludovico Maria Sforza, detto il Moro, attorno al Maschio vennero costruiti nuovi edifici adibiti a scuderie capaci di contenere fino a quasi mille cavalli, mentre nella parte posteriore del maschio fu costruita una nuova ed elegante ala residenziale – detta “Loggia delle dame” – riservata alla sposa di Ludovico, Beatrice d’Este. Fu inoltre edificata la Torre a volume sovrapposti (detta impropriamente “bramantesca”), ma soprattutto, concepita come atrio nobile del castello, fu realizzata la piazza porticata, detta Ducale, un gioiello di rara bellezza rinascimentale, ancora oggi cuore pulsante della città.
A questi lavori collaborarono architetti di fama internazionale, in particolare Donato Bramante, del quale, grazie ai recenti lavori di restauro, è stata portata alla luce una splendida decorazione che abbelliva le facciate delle scuderie verso il cortile interno e che erano state scialbate.
Con la caduta di Ludovico il Moro (1499) e la successiva dominazione spagnola prima e austriaca poi, il castello conobbe un lungo periodo di declino e abbandono, durante il quale venne impropriamente adibito a caserma.
Tale abbandono si protrasse fino al 1967, anno in cui i militari si trasferirono definitivamente presso altre sedi. Dal 1978 sono iniziati i lavori di restauro che hanno parzialmente riportato il complesso al suo splendore.

È opinione ormai consolidata che il castello sia sorto su un originario sito fortificato sannitico, seppur documenti certi d’archivio evidenziano una presenza fortilizia solo dall’epoca di Alboino, intorno al 573 d.C. Alcuni storici ritengono invece che la costruzione sia posteriore alla suddetta datazione, e cioè risalente all’epoca di Carlo Magno (810 c.a.) o a quella di Corrado il Salico (1024).
Alcune testimonianze riferiscono che con la discesa di Federico II il territorio di Pescolanciano era governato da un feudatario, Ruggero di Peschio-Langiano, che ricevette ordine dallo Svevo di rimuovere i Caldora di Carpinone, smantellando il loro castello e di assediare Isernia e quei feudi ostili a re Federico. Tale spedizione fu di sicuro organizzata nel fortilizio allora esistente e da esso prese le mosse nel 1224. Il feudo, confinante col vicino borgo di S.Maria dei Vignali, abbandonato dopo il terremoto del 1456, era attraversato da un importante nodo di comunicazione, che collegava le alte località dell’Appennino centrale abruzzese con quelle costiere del “Tavoliere di Puglia”.
Il castello di Pescolanciano, arroccato su uno sperone di roccia ai piedi del monte Totila, sotto il quale si sviluppò il borgo medioevale con le sue mura perimetrali con accessi all’abitato tuttora visibili, assolse a questi compiti di difesa e ospitalità sia sotto i feudatari Carafa che sotto gli Eboli sin dal XIII secolo. Queste secolari funzioni del borgo e del suo maniero ricevettero “nuovo impulso” con l’avvento di nuovi feudatari. Il feudo di Vignali e Pescolanciano fu tra il 1576 e il 1579 alienato da Andrea d’Eboli o sua nipote Aurelia a Rita Baldassarre, moglie di Giovanni Francesco d’Alessandro, dell’illustre Casato napoletano del Sedil di Porto che conta tra i suoi ascendenti un Templare Guidone, crociato in Palestina nel 1187, valenti ambasciatori del Regno Angioino e Aragonese, nonché l’illustre giurisperito-umanista del XV secolo, Alessandro d’Alessandro, discepolo del Fidelfo ed autore dei “Dies Geniales”. La baronia di “Pescolangiano” con i suoi feudi rustici limitrofi divenne ducato nel 1654 sotto il sesto barone Fabio Jr.(1628-1676) di Agapito (1595-1655). A questo personaggio si fanno risalire i primi lavori di abbellimento, ampliamento e di consolidamento della struttura fortilizia, che fino ad allora doveva essere stata composta da una torre mastio ed una cilindrica, nonché da un corpo a “bastione” merlato a “scarpa”. Al citato personaggio e suo padre si attribuiscono una serie di interventi di modifica dell’originaria configurazione del castello. L’ingresso, in principio presso la torre mastio lato nord-est, al quale si accedeva probabilmente utilizzando scala retrattile, venne chiuso e riaperto con ponte levatoio, finito nel 1691. Il cortile esterno, precedentemente a gradoni rocciosi, fu fatto spianare in questo periodo e sempre a tale periodo risalgono le costruzioni dette “pertinenze”, tra cui la “guardiola” con il suo balcone seicentesco arabescato. Fu anche costruita una chiesetta gentilizia al centro del fortilizio, i cui lavori di arricchimento con marmi intarsiati, decorazioni a stucco e dipinti vennero ultimati nel 1628. Il luogo sacro, per volere del duca Fabio Jr., ospitò dal 1673 alcune reliquie del corpo del martire cristiano S.Alessandro di Bergamo, pervenute da Roma con bolla papale e celebrate con antico rituale.

La storia del castello è intimamente legata a quella dei suo proprietari, la potente famiglia feudale dei conti Guidi, che lo abitarono per circa 400 anni.
Il primo documento scritto che attesta la presenza dell’abitato di Poppi è un contratto del 1169 redatto in castro de Puppio in loco Casentino. Del 1191, invece, è un Privilegio di Arrigo VI, con il quale l’imperatore conferma Guido Guerra V conte di tutta la Toscana e nel quale viene menzionato il castello stesso.
La prima fondazione del castello è però ascrivibile all’epoca dell’invasione longobarda, quando tutta la valle del Casentino fu protagonista di un generale fenomeno di incastellamento.
Il primo grande intervento si ebbe nel 1274, quando, per volere del conte Simone dei Conti Guidi da Battifolle, vennero iniziati dei lavori di ampliamento e ristrutturazione, poi terminati dal figlio Guido, che trasformarono il fortilizio in vera e propria residenza. Un altro importante intervento si ebbe a partire dal 1470, quando nel cortile interno venne edificata una splendida scala, quale accesso ai vari piani dell’edificio, e il recinto esterno. Sempre in questo periodo fu eretta sulla cinta esterna l’antiporta detta “della Munizione”, a difesa della Porta Leone. Inoltre venne scavato il fosso di separazione tra il castello e la piazza d’armi. L’ultimo importante restauro, risalente al secolo scorso, ha interessato gran parte della merlatura e della muratura e lo ha consegnato ai posteri nel suo magnifico aspetto attuale.
Sin dal XIII secolo, il Castello e il suo abitato rappresentarono uno dei più importanti e vivaci centri politico-economici dell’interno territorio casentinese, tanto che Poppi e fu sempre considerata una vera e propria “capitale” amministrativa della grande dinastia feudale dei conti Guidi. Tale importanza si mantenne anche sotto la successiva dominazione fiorentina, quando nel 1440 Francesco Guidi, che si era schierato con i nemici di Firenze, in seguito alla vittoria di quest’ultima sui Milanesi nella celebre battaglia di Anghiari, fu assediato nel suo castello, sconfitto e costretto alla resa.
Il castello è oggi sede del Comune di Poppi e prestigiosa area espositiva-museale.

Completamente isolato, il castello Ruffo di Calabria, universalmente noto con il nome di castello di Scilla, è situato su uno sperone di promontorio all’imbocco dello Stretto di Messina, in posizione dominante sia verso la costa che verso la città.
Da fonti storiche risulta che il sito fu utilizzato come postazione strategica già dagli Etruschi (VII secolo a.C), per divenire poi oggetto di opere di fortificazione durante il periodo magnogreco quando, come riferisce Strabone, venne munito di strutture difensive da Anassila, tiranno di Reggio, in seguito ampliate nel periodo romano. Le prime strutture murarie rintracciate dagli scavi risalgono all’impianto del monastero di San Pancrazio, edificato intorno alla metà del IX secolo dai Padri Basiliani per difendersi dalle incursioni dei Saraceni provenienti dalla Sicilia.
Nel 1060 Scilla fu conquistata da Roberto il Guiscardo, che attestò sulla rocca un presidio militare.
Nel XIII secolo il castello fu ulteriormente fortificato da Carlo d’Angiò e nel 1469 fu concesso da Ferrante I a un cavaliere vicino alla corte aragonese, Gutierre De Nava, che fece eseguire nuovi interventi di ampliamento e di restauro.
Nel 1533 il castello fu acquistato da Paolo Ruffo che restaurò anche il palazzo baronale annesso; nel 1578 i Ruffo ottennero il titolo di principe.
Il 5 febbraio 1783 fu danneggiato da un forte sisma e nel 1810 fu restaurato; subì gravi danni anche dal terremoto del 1908.
Dal 1808 il castello è di proprietà demaniale dello Stato
Negli anni 1970-1980 è stato adibito a Ostello della Gioventù e recentemente è stato nuovamente restaurato ed è un importante centro culturale (Centro regionale per il recupero dei centri storici calabresi) e sede di mostre e convegni.

Nel XII secolo la città di Auletta era cinta da mura, e nella parte più alta del tessuto urbano sorgevano i luoghi simbolo della vita di quel tempo, la chiesa parrocchiale e l’imponente Castello.
In epoca normanna, il Castello appartenne al conte Guglielmo di Principato (della famiglia degli Altavilla) e di suo figlio Nicola, e successivamente fu di proprietà dei Gesualdo, dei Vitilio, e dei Di Gennaro, discendenti di San Gennaro.
Successivamente, con il matrimonio tra Beatrice di Gennaro ed Antonio Castriota Scanderbech, discendente diretto di Giorgio Castriota Scanderbech (eroe nazionale e Principe di Albania del XV secolo), il Castello fu attribuito in dote alla nobile famiglia albanese, per poi giungere alla famiglia Maioli Castriota Scanderbech, attuale proprietaria.
Il 31 maggio 1941 il Castello è dichiarato bene di interesse storico-culturale (ex legge 1089/1939) con vincolo trascritto presso la Conservatoria RR. II. di Salerno.
Durante la prima metà del Novecento il Castello ha, altresì, accolto come ospiti anche l’ultimo Re d’Italia, Umberto II di Savoia (compagno di caccia del marchese Francesco Castriota Scanderbech) e sua moglie Maria José.
Negli anni novanta il Castello ha, infine, ricevuto in visita una delegazione dell’Unesco.
Oggi l’imponenza storico-architettonica del Castello fa da palcoscenico all’organizzazione di ricevimenti, meeting ed eventi culturali.

Il borgo medievale di Santa Severa vanta origini molto antiche. La prima documentazione scritta nella quale compare il nome del luogo risale all’anno 939, ma in realtà esso si sviluppò nel luogo in cui già sorgeva l’insediamento etrusco di Pyrgi, legato al famoso santuario di Leucothea, nel quale è stata rinvenuta la celebre lamina d’oro con iscrizione bilingue etrusco-cartaginese.
Nel periodo romano l’insediamento rimase relegato ai margini della grande storia, per venire distrutto dalle incursioni saracene nel IX secolo.
A cavallo tra il X e l’XI secolo venne edificato sul posto dai conti della Tuscia un fortilizio “dedicato” alla giovane Severa, che era stata martirizzata nel 660 in un luogo poco distante.
La prima documentazione scritta del castello risale al 1068, quando il conte di origine normanna Gerardo di Galeria lo donò, insieme alla chiesa, all’abbazia di Farfa, che rappresentava uno degli enti ecclesiastici più importanti del Lazio medievale. S Severa rimase proprietà dell’abbazia fino al 1130, quando papa Anacleto II la donò all’abbazia di S. Paolo fuori le mura.
Nel corso dei secoli XIII e XIV il castello divenne proprietà di diverse nobili famiglie romane, come, ad esempio, quella degli Orsini, alla quale si deve la costruzione delle mura a ridosso del castello, per poi passare nel XV secolo agli Anguillara.
Tra il XVI e il XVII secolo il castello divenne luogo di sosta e di soggiorno prediletto dai papi: tra i molti, vi soggiornarono papa Gregorio XIII (1580), Sisto V (1588) e Urbano VIII (1633).
Dopo il seicento, considerato il periodo del suo massimo splendore, seguì una lunga e lenta decadenza. Nel 1943 fu utilizzato dai Tedeschi come postazione militare strategica.
In anni recenti il castello è stato oggetto di un intenso e definitivo recupero da parte della pubblica amministrazione. Ultimamente sono venute alla luce due importanti scoperte archeologiche: un tratto di mura poligonali databili III secolo a.C e alcuni tratti di mura risalenti al XIII secolo.




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Un viaggio attraverso le parole che raccontano le parti di un castello,
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I Castelli d’Italia – uno sguardo d’insieme è promosso dal gruppo giovani della sezione Campania dell’Istituto Italiano dei Castelli, con il supporto del consiglio direttivo regionale.
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Link alla I Giornata: shorturl.at/uwDO7
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L’Istituto Italiano dei Castelli e Wikimedia Italia hanno organizzato un concorso fotografico nazionale a tema castellano al quale possono partecipare tutti e che prevede il caricamento delle foto nel mese di settembre (dall’1 al 30). Il link per il regolamento è questo: https://www.wikimedia.it/news/wiki-loves-monuments-italia-2022-regolamento/
Di seguito invece il link diretto per accedere all’elenco delle fortificazioni inserite nel concorso fotografico, regione per regione.
Il caricamento delle foto deve avvenire nel mese di settembre,
https://it.wikipedia.org/wiki/Progetto:Wiki_Loves_Monuments_2022/Monumenti
Premio di Laurea
sull’Architettura Fortificata
Istituito dall’Istituto Italiano Castelli negli anni ’90, il Premio di Laurea sull’Architettura Fortificata giunge nell’anno 2022 alla XXV edizione
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